Già priore di Cluny, è il secondo successore di Gregorio VII, di cui continuerà il programma di riforma con uno stile più moderato. Promuove ‘la prima Crociata che si, conclude con la presa di Gerusalemme.
NOME: Oddone, o Ottone di Lagery
DATA DI NASCITA: nel 1042, per alcuni ca 1035
ELEZIONE: 12 marzo 1088
DURATA: 11 anni, 4 mesi e 17 giorni
DATA MORTE: 29 luglio 1099
SEPOLTO: S. Pietro
BEATIFICATO: culto confermato Leone XIII nel 1881
FESTA: 29 luglio
POSIZIONE CRONOGICA: 159
Davvero singolare il destino di Urbano II. Darà il via all’epopea delle crociate per liberare la Terra Santa dagli infedeli e per permettere il pellegrinaggio ai devoti, ma all’inizio del pontificato quasi non riesce a prendere possesso del suo trono occupato da un “antipapa”.
Urbano arriva a Roma dopo l’elezione avvenuta all’unanimità il 12 marzo 1088, ma non giunge oltre l’isola Tiberina, nonostante l’aiuto dei Normanni. La città è controllata dai partigiani dell’antipapa Clemente III, imposto dall’imperatore Enrico IV, sostenuti da alcuni cardinale e vescovi. Coraggiosamente qualche benefattrice cerca di assicurargli un minino per sopravvivere e per risollevarlo dalle condizioni di miseria profonda cui presto si riduce. L’abate Goffredo di Vendome, resosi conto dello stato pietoso di Urbano II, decide di vendere i suoi averi e di donargli il ricavato. Con questa somma il Papa riesce ad allentare l’eccessiva protezione dei Normanni e a recuperare la propria legittima sede del Laterano, dove il giorno di Pasqua del 1094, sei anni dopo l’elezione, può finalmente celebrare la S. Messa. Ratifica così ufficialmente la carica pontificia, già peraltro sanzionata dalle leggi canoniche.
Oddone di Lagery nasce intorno al 1040 a Chatillon-sur-Marne, vicino a Reims, da una famiglia nobile. Entra nell’ordine benedettino e successivamente arriva a Cluny, dove è nominato priore.
Si fa apprezzare da papa Gregorio VII il quale lo nomina cardinale vescovo di Ostia nel 1078.
Successivamente si trasferisce in Germania come legato per pubblicare la scomunica contro l’imperatore Enrico IV. Verrà arrestato, torturato e tenuto prigioniero per mesi. In seguito alla morte di papa Vittore III (1086-1087), le autorità del popolo romano e del clero decidono di eleggere il Papa secondo le norme ecclesiastiche, contrariamente a quanto avvenuto con l'”antipapa” Clemente III. All’elezione partecipano quaranta tra cardinali, vescovi e abati, più alcuni ambasciatori tedeschi e la contessa Matilde. Prima dell’elezione i convenuti trascorrono tre giorni di preghiera fervorosa e di digiuno, nella consapevolezza che i tempi particolarmente difficili e confusi non ammettono decisioni affrettate. Una volta eletto, l’impegno primario di Urbano Il sarà l’applicazione del programma di riforma di Gregorio VII, pur con un’impostazione più diplomatica.
Saggiamente concede delle dispense dalle prescrizioni canoniche: riconosce, sotto alcune condizioni, le ordinazioni impartite dai vescovi scismatici, non nomina più legati permanenti, tranne che in Germania, delegando ai suoi rappresentanti solo poteri temporanei. In questo modo acquista maggiore stima e simpatia, allontanando consensi da Clemente III.
Urbano è sì più malleabile, ma non rinuncia alla sua autorità. In occasione di un concilio indetto a Melfi nel 1089, rinnova la legislazione gregoriana contro il matrimonio dei chierici, la simonia e le investiture laicali.
A Melfi si celebra anche il matrimonio, su consiglio dello stesso Urbano, tra la contessa Matilde e il molto più giovane di lei duca di Baviera Guelfo V, nel tentativo di contenere l’avanzata dell’imperatore Enrico IV favorendo un’alleanza tra la Baviera e la Toscana.
Dopo una parziale invasione di Enrico IV, bloccato a Canossa dall’esercito della contessa Matilde, il Papa si sente abbastanza sicuro da ulteriori minacce. Perciò può dar vita all’opera di affermazione del ruolo guida del suo pontificato in tutto l’Occidente.
È riconosciuto dal re d’Inghilterra Guglielmo II, anche se in seguito ad importanti concessioni e non senza risolvere la controversia fra il re e Anselmo di Canterbury. In Francia gestisce con molta cautela il “matrimonio” adultero di Filippo I con Bertalda, moglie di Folco, conte di Angiò.
In Spagna sostiene la riconquista dei territori caduti in mano ai Saraceni, allargando la sovranità feudale del Papa sull’Aragona e sulla Catalogna.
Dopo la conquista del Laterano del 1094, Urbano II assume un atteggiamento più intransigente: ristabilisce i legati permanenti, convoca sinodi e concili e restaura la disciplina ecclesiastica. Nell’autunno del 1094 scomunica Enrico IV e Clemente III.
Ormai ha la forza e l’autorità sufficiente per convocare un affollatissimo concilio a Piacenza, alla presenza di oltre quattromila ecclesiastici, più le persone al seguito e i pellegrini. Dichiara nulle le ordinazioni di Clemente III ed emana alcune leggi riformatrici.
Successivamente si trasferisce in Francia e a Clermont, nel novembre del 1095, indice un altro importante concilio. Muta la condotta con il re di Francia Filippo I, scomunicandolo per aver tradito la propria moglie Berta. Inoltre promulga la “tregua Dei”, ossia la sospensione dei conflitti nei giorni stabiliti dalla Chiesa, che deve essere rispettata in tutta la cristianità, e istituisce la preghiera dell’Angelus Domini.
Il 27 novembre, Urbano II chiama alle armi la cristianità per difendersi dal pericolo turco e per indire un pellegrinaggio armato (la crociata) verso la Terra Santa, in modo da sostenere e aiutare nell’ottica della carità i cristiani schiavizzati dai musulmani e per rendere sicuro l’accesso dei pellegrini in visita ai luoghi Santi. AI grido di” Dio lo vuole!”, la mobilitazione è immediata ed entusiasta. Urbano II stabilisce la possibilità di lucrare l’indulgenza plenaria, cosa assai rara per quei tempi, a chi partecipa a questo rischioso “pellegrinaggio armato”. La perdita dei luoghi in cui Cristo aveva vissuto è vista come la conseguenza dei peccati degli uomini.
Pertanto, chi si metteva in viaggio lo faceva innanzitutto con spirito di penitenza, per la propria remissione dei peccati e per riconquistare i favori di Dio.
La fervorosa e appassionata predicazione tra il popolo dell’umile monaco francese Pietro l’Eremita è uno dei fattori che determina il successo della partecipazione popolare alla spedizione, confortato dalla difesa dei beni e della famiglia che la Chiesa assicura a chi parte.
Nominato Ademaro di Monteil, vescovo di Le Puy. legato apostolico alla crociata e guida dei “crucesignati”, Urbano II, oltre a perseverare nella predicazione della crociata nel sud della Francia e in Italia, organizza la spedizione trattando con i Genovesi affinché mettano a disposizione le navi necessarie per la traversata.
La notizia della presa di Gerusalemme del 1099 non arriverà in tempo al capezzale di Urbano II, il quale muore il 29 luglio 1099.
RICORDA
“Le bolle delle crociate e i canoni dei concili presentano sempre, come fine principale delle crociate, la riconquista della Terra Santa o, a seconda del momento storico, la conservazione del regno cristiano di Gerusalemme, prodotto dalla prima crociata. Si tratta di una finalità eminentemente religiosa, che ha la sua ragione ultima nella sacralità dei Luoghi Santi, sui quali, dopo la nascita, vita e morte di Gesù Cristo, la Chiesa ha un diritto imprescrittibile”.
(Roberto de Mattei, Guerra Santa-Guerra Giusta, Piemme, Casale Mon.to 2002, pp. 78-79).
IL TIMONE N. 28 – ANNO V – Novembre-Dicembre 2003 – pag. 56-57