15.12.2024

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USA: buone news
31 Gennaio 2014

USA: buone news



Buone notizie dagli Stati Uniti. Grazie anche all’esempio e all’opera di un grande arcivescovo del secolo scorso, Fulton J. Sheen. L’evangelizzazione porta frutto, quando trasmette la vera fede anche attraverso la moderna tecnologia

Fulton J. Sheen (1895-1979) è stato un arcivescovo americano, dal 1951 al 1966 ausiliare di New York, poi fino al suo ritiro pastore della diocesi di Rochester, sempre nello Stato di New York. In Italia è ancora poco conosciuto, ma il suo impatto sulla Chiesa americana del ’900 è stato grandissimo. A distanza di decenni il suo ricordo e la sua fama non diminuiscono, anzi, continua a essere una delle figure più ricordate, i suoi libri e opuscoli sono regolarmente ristampati e i suoi video rimbalzano sul web.
Nato da una famiglia di origini irlandesi a El Paso, nell’Illinois, ordinato sacerdote a 24 anni, dopo gli studi a Lovanio e a Roma, tornò negli Stati Uniti e si mise in mostra per le sue doti di predicatore. I suoi primi interventi radiofonici ebbero un ottimo riscontro. Durante la guerra fu preso sotto la sua protezione dall’arcivescovo di New York, il cardinale Francis Spellman. Venne ordinato vescovo e, quando nel 1951, agli albori dell’epoca televisiva, l’arcidiocesi di New York decise di marcare la sua presenza nell’etere, gli fu assegnato un programma su un piccolo canale televisivo, il martedì sera alle 20. Si chiamava Life is worth living, la vita vale la pena di essere vissuta. Da solo, con il suo ieratico abito episcopale, in piedi, sullo sfondo di una libreria, a volte con l’ausilio di lavagna e gessetti, Fulton Sheen dava agli spettatori quelle che si potrebbero chiamare pillole di apologetica. Il successo fu tale che si occuparono di lui riviste come Time. Nel 1952 vinse uno dei più prestigiosi riconoscimenti televisivi di allora, un Emmy award. Monsignor Sheen ringraziò e citò gli autori che stavano dietro al successo del suo programma: Marco, Matteo, Luca e Giovanni. Fu quindi spostato sul maggior network televisivo del Paese, Abc. Entrò nelle case di milioni di americani, di qualsiasi orientamento religioso. Oggi può sembrare normale, ma erano anni, quelli, in cui il sentimento anticattolico era ancora molto diffuso. Fulton Sheen rappresentò un cattolicesimo che usciva dal ghetto, sull’onda dell’espansione demografica e dell’emancipazione delle comunità italiane e irlandesi. Era un periodo d’oro della Chiesa americana. Le parrocchie si moltiplicavano, il sistema scolastico si affermava per prestigio e offerta, le vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa fiorivano. Poco dopo tutto questo sarebbe stato investito, come da uno tsunami, dalla rivoluzione dei costumi degli anni ’60.
L’esempio di Fulton Sheen è importante anche per un altro motivo: ha segnato il feeling della Chiesa americana con i mezzi di comunicazione e ha incarnato quello slancio verso i lontani, quel senso per un’apologetica popolare, per un’esposizione delle fede in modo semplice, per tutti, partendo dai fondamenti, che oggi sembra una frontiera nuova – perché siamo passati per il minimalismo, il sociologismo e l’intellettualismo degli ultimi quattro decenni – ma era moneta corrente nel cattolicesimo missionario del primo ’900. Il vescovo “telepredicatore” è morto in odore di santità (è in corso la causa di beatificazione) ma non è rimasto senza eredi. Il più importante, anzi la più importante resta forse Madre Angelica, al secolo Rita Rizzo, la suora che negli anni ’80, partendo da un garage in una cittadina dell’Alabama, è riuscita a creare il più importante canale televisivo cattolico nel mondo, EWTN (Eternal Word Television Network). Anche lei puntando sulle catechesi, oltre che sulla liturgia trasmessa nella sua nuda bellezza, e riproponendo una fede tradizionale, genuina. Senza inseguire le tv laiche e generaliste, senza format cervellotici, ma affidandosi alla forza della Parola.

“Parola infuocata”

Ma gli emuli, adeguati al contesto attuale, continuano a spuntare. Padre Robert Barron, classe 1959, è diventato il “Fulton Sheen” dell’arcidiocesi di Chicago. Anche la sua è la storia di un sacerdote dotato intellettualmente, con studi negli Stati Uniti e in Francia, dalle grandi capacità oratorie, che ha deciso di investire sui mezzi di comunicazione, internet in particolare, in tempi non sospetti: quando Google era appena nato e il web stava decollando come fenomeno di massa. Nel 1999 ha fondato Word on fire, “parola infuocata”, un portale con omelie, catechesi in formato video, audio da scaricare, testi da diffondere online e libri da acquistare. Un progetto tutto sommato semplice, ma che, grazie al carisma e all’abilità di padre Barron, ha avuto un seguito notevole. Nel 2005 l’arcivescovo di Chicago, il cardinale Francis George, ha deciso di valorizzare il talento di padre Barron facendolo diventare un uomo immagine per la nuova evangelizzazione. «Voglio che tu converta ogni persona che abita Chicago», gli ha detto affidandogli la missione (e a riprova della fiducia, nel luglio dello scorso anno lo ha nominato anche rettore del seminario diocesano).
Padre Barron ha iniziato così un’intensa attività di conferenziere a Chicago e in giro per gli Stati Uniti ed è diventato il primo sacerdote cattolico ad avere uno spazio fisso sul colosso televisivo NBC. Il coronamento di questo impegno è stato un documentario in dieci puntate, trasmesso su diversi canali televisivi e poi venduto in dvd, dal titolo Catholicism. Si tratta di un viaggio in 16 Paesi di cinque continenti per far conoscere o riscoprire il volto globale e letteralmente “cattolico” della Chiesa. Dalle tracce della prima cristianità in Italia, a quelle dei primi monaci irlandesi e della loro epopea missionaria, alle opere di carità in India, alle nuove comunità in Africa. Un’opera di grande effetto, anche perché girata insieme a professionisti del documentario. A credere nell’idea e a finanziarla sono stati due cattolici colpiti dalla predicazione di padre Barron: Jim Perry, manager di un fondo di investimento specializzato in start-up, giovani imprese, e Mike Leonard, proprietario di una casa di produzione cinematografica.

Cattolici ritornate a casa

Un altro apostolato che si è sviluppato nel solco tracciato da Fulton Sheen, e diventato molto popolare negli Usa, si chiama invece Catholics come home, dedicato a riavvicinare alla Chiesa i cattolici che se ne sono allontanati. Secondo l’ultima statistica del Pew Research Center, uno dei più autorevoli istituti demoscopici del Paese, i cattolici praticanti negli Usa sono uno ogni quattro battezzati, grosso modo il 6% della popolazione. Pensare a come raggiungere gli altri tre quarti è stata la sfida che ha spinto alla fine degli anni ’90 Tom Peterson, un esperto di marketing dell’Arizona tornato alla fede da adulto, a lasciare una carriera che aveva enormemente arricchito il suo conto corrente ma prosciugato la sua anima. E a dedicarsi a un progetto multimediale. L’obiettivo era produrre dei video che potessero essere trasmessi in televisione, come spot pubblicitari, per risvegliare le coscienze dei lontani. Secondo uno studio della Keiser Family Foundation, gli americani spendono in media 38 ore la settimana davanti al piccolo schermo. E un americano arrivato all’età di 75 anni ha speso circa 14 anni guardando la tv, di cui 4 guardando pubblicità.
In un libro appena pubblicato in cui Peterson parla della sua avventura, racconta che in 10 anni circa 125 milioni di americani hanno visto almeno uno degli “spot” elaborati dalla squadra di Catholics come home (nel 2011 sono passati anche su network come Cbs, Nbc, Cnn) e, grazie a questi, 350mila cattolici non praticanti hanno bussato alle porte di una canonica o di una casa religiosa. Catholics come home, progetto che nel tempo si è articolato andando al di là della sola produzione di video, è stato rilanciato da 35 diocesi. E, in concomitanza con questa ripresa, moltissime parrocchie hanno segnalato una crescita nell’iscrizione ai percorsi di iniziazione cristiana per adulti. Parallelamente, Peterson ha dato vita ad altre iniziative come EncouragePriests, un portale per promuovere le vocazioni e sostenere i sacerdoti, o VirtueMedia, un altro progetto per produrre video in difesa della vita. Quando uno di questi brevi filmati è arrivato su Mtv, il canale di musica seguitissimo dai teenager, 22mila ragazze e giovani donne hanno chiesto aiuto ai consultori cattolici e ai centri di aiuto alla vita. Un successo che, spiega sempre Peterson, non deve far dimenticare una regola aurea: «Se invitate qualcuno a ritornare in Chiesa e il vostro invito è respinto, non disperate. Pregate. La miglior cosa che si possa fare per coloro che si sono allontanati è ascoltarli, mostrare loro misericordia e, soprattutto, pregare per loro. La preghiera non è mai senza conseguenze ». Vale infinitamente più di ogni strategia di comunicazione.

IL TIMONE N. 123 – ANNO XV – Maggio 2013 – pag. 28 – 29

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