15.12.2024

31 Gennaio 2014

V


Come tutti sanno, il segno «v» fu lanciato da Winston Churchill quale iniziale di «victory» e come tale a lungo è stato adoperato. Ma in tempi recenti è stato ripreso da Beppe Grillo per tutt’altri significati nei suoi «vaffa- day». Tuttavia, la sua divulgazione planetaria si deve al fumettista Alan Moore e alla sua graphic novel V for vendetta («vendetta» è una delle tante parole italiane presenti nel vocabolario inglese), da cui è stato tratto un fedele film con Hugo Weaving e Natalie Portman. Nella storia, in un’Inghilterra futuribile e cristiano-fascista, un anarchico indossa la maschera di Guy Fawkes e, vestito come un puritano seicentesco, fa esplodere il Parlamento. Il suo segno è la «v» cerchiata a imitazione dell’«a» anarchica e viene provocatoriamente tracciata sui muri come la «z» di Zorro.
La maschera di V oggi la vediamo sulle facce dei centrinisociali, degli squatter, dei cosiddetti antagonisti & disobbedienti e pure quale sigla dell’associazione di hacker «Anonymous» che nel 2012 ha mandato in tilt il sito ufficiale del Vaticano. Tutto questo bel mazzo di atei anarchici anticlericali e anti-tutto non sa, ovviamente, di stare usando la faccia di un eroe cattolico, Guy Fawkes, che nel 1606 fu impiccato dagli anglicani. Ancora oggi, in Gran Bretagna e nell’intero Commonwealth, il 5 novembre si accendono falò e si brucia il pupazzo con la sua faccia (quella della maschera) nella «Guy Fawkes night», al canto della filastrocca «Remember, remember the fifth of november». Si commemora la cosiddetta «Congiura delle polveri», tesa a far saltare in aria Westminster mentre c’era dentro il re Giacomo I e l’intero governo.
Va detto subito che storicamente l’intera vicenda non quadra e c’è chi sospetta che sia stata ideata da agenti governativi infiltrati tra i cattolici allo scopo di farli venire allo scoperto ed eliminare in un sol colpo il problema «papista» in Inghilterra. Infatti, le «confessioni» furono ottenute sotto tortura, in qualche caso mortale. Quella di Fawkes, in particolare, risulta firmata con una calligrafia diversa dalla sua. Il fantomatico tunnel scavato sotto Westminster e imbottito di polvere da sparo non fu mai trovato. Ma ancora oggi fuochi artificiali e tradizionali dolcetti ricordano agli inglesi la fine di quel Fawkes, che per evitare lo squartamento (pena prevista per i traditori), all’ultimo momento sfilò la testa dal cappio e si gettò dal palco della forca, rompendosi il collo.
Guy Fawkes nacque vicino a York nel 1570 e, dopo essersi convertito al cattolicesimo, lasciò il Paese per arruolarsi nei «tercios» spagnoli che combattevano nelle Fiandre contro i protestanti olandesi. Distintosi nell’assedio di Calais del 1596, guadagnò il grado di ufficiale. Ma quel che cercava, in realtà, era l’appoggio militare spagnolo per una restaurazione del cattolicesimo nella sua patria. Il re Filippo III, che aveva perso nel 1588 l’intera «Invencible armada » nel tentativo di invadere l’Inghilterra, gli disse chiaro e tondo che non poteva permettersi un altro fallimento. In Inghilterra, data l’ecatombe di cattolici provocata da Enrico VIII e proseguita alla grande dalla figlia Elisabetta I, il papa san Pio V aveva scomunicato quest’ultima (che aveva fatto uccidere sua sorella, la cattolica Maria), sciogliendone i sudditi da ogni vincolo di obbedienza. A quel punto era scattata la dottrina del tirannicidio, ammessa dalla Chiesa fin dai tempi di san Tommaso d’Aquino e riassumibile così: quando un governo diventa tirannico e usa la forza soprattutto per trascinare il popolo all’apostasia, è lecito resistergli quando ve ne siano le condizioni. Già la Chiesa, in terra inglese, aveva appoggiato la ribellione dei nobili contro Giovanni Senza Terra, costringendolo nel 1215 alla firma della famosa Magna Charta Libertatum (=delle libertà). A maggior ragione, adesso, si trattava di insorgere in armi così come avevano fatto i biblici Maccabei contro Antioco che cercava di estirpare il culto di Jahvè. Esaurita ogni altra via, non restava che togliere di mezzo il re inglese per sostituirlo con uno cattolico.
Ora, dopo anni di persecuzioni, i cattolici inglesi avevano sperato proprio nello scozzese Giacomo I, figlio della cattolica Maria Stuart. Ma quello, al contrario, aveva esordito reintroducendo le pesantissime multe per chi non partecipava alle liturgie anglicane e che avevano ridotto alla fame moltissime famiglie. Viste le vere intenzioni del nuovo re, fu così che – tramanda la vulgata ufficiale – cinque giovani ardimentosi decisero di far saltare il Parlamento il giorno della solenne inaugurazione davanti al sovrano. Uno era Guy Fawkes, gli altri erano tre nobili rovinati dalla persecuzione (Thomas Percy, Thomas Wintour, John Wright) e Robert Catesby, il cui padre aveva passato i guai (prigione e tortura) per avere ospitato il martire gesuita Edmund Campion.
Comprata una casa vicina al Parlamento, si misero a scavare in cantina. Ma la location si rivelò inadatta. Occorse comprarne un’altra e fu necessario allargare il giro: altre otto persone si aggiunsero all’impresa, tra nobili, servitori fidati e parenti. Più, due gesuiti braccati, John Gerard e Henry Garnet (quest’ultimo nel 1594 era riuscito a fuggire dalla Torre di Londra dove era stato bestialmente torturato). Ma a dieci giorni dalla data fissata per il colpo, sir Robert Cecil, il segretario di Stato che aveva preso il posto del famigerato Walsingham, già sapeva tutto. Così, quando Guy Fawkes scese in cantina, trovò le guardie ad attenderlo. Sopportò stoicamente tutte le torture per permettere ai compagni di mettersi in salvo, cosa che questi fecero andando a raggiungere quella che doveva essere la seconda fase del colpo: una rivolta armata che, cominciando dallo Staffordshire, sarebbe piombata sulla capitale nel caos e avrebbe intronizzato una cugina del re rimasta cattolica. Gli insorti erano riuniti a Holbeche, tutti bene armati e pronti. Appreso che la prima parte del piano era fallita, stavano cercando di decidere sul da farsi quando la sfortuna decise al posto loro. In Inghilterra, com’è noto, piove sempre. A maggior ragione in novembre. I barili con la polvere da sparo necessaria per i moschetti e le pistole erano dunque fradici d’acqua, così che fu necessario accostarli al fuoco per asciugarli. Forse la fretta, data la situazione, forse la semplice malasorte, una scintilla fece esplodere tutto ferendo seriamente parecchi tra gli insorti. A quel punto, il progetto era da considerarsi fallito e i più, sciolti dall’impegno, cercarono di far perdere le proprie tracce. Solo i capi, i cui nomi erano ormai noti a Cecil, preferirono vendere cara la pelle asserragliandosi in una casa del luogo. Questa infatti venne subito circondata dallo sceriffo di Worchester, accorso con un numero soverchiante di armati. Seguì un lungo conflitto a fuoco, poi un disperato corpo a corpo con le spade. Alla fine rimasero a terra Catesby, Thomas Percy e il Wright con suo fratello Robert. Gli altri presero la via della prigione e delle torture. Uno di loro, Francis Tresham, non uscì vivo dalla Torre di Londra.
Nel gennaio 1606 il processo si svolse in capo agli otto sopravvissuti. I primi quattro furono condotti al patibolo legati sulla carretta ma sdraiati bocconi, perché i giudici li avevano trovati immeritevoli anche di respirare la stessa aria dei buoni inglesi. L’esecuzione per alto tradimento (che costò la vita a migliaia di cattolici inglesi) era complicata: dopo parziale impiccagione, il condannato, ancora vivo, veniva tirato giù, slogato nelle articolazioni, squartato e infine decapitato. La testa era poi esposta su una picca a monito per tutti. Il 31 gennaio fu la volta degli altri quattro, tra i quali Guy Fawkes. Non bastò ancora alla sua graziosissima maestà Giacomo I e al suo fido Cecil. I cadaveri degli insorti cattolici morti a Holbeche furono riesumati e decapitati, così che le loro teste potessero venire issate sulle regolamentari picche. Nello stesso anno salì sul patibolo padre Garnet, ma la sua testimonianza fu così toccante che molta gente si precipitò in lacrime ad aggrapparsi ai suoi piedi, così da accelerarne la morte per impiccagione ed evitargli le sevizie seguenti. Con lui trovò la morte un altro cattolico che la Chiesa ha beatificato: Nicholas Owen. Costui era un vero maestro nel ricavare nascondigli e passaggi segreti nelle case in cui i cattolici nascondevano i preti braccati. Nessuno riuscì mai a trovare un rifugio che Owen avesse escogitato. Neanche con la tortura poterono cavargli qualcosa. Infatti, morì tra i tormenti.
Si calcolano in settantamila i cattolici uccisi in Inghilterra per la loro fede «papista». La persecuzione, col tempo (molto tempo), si tramutò in amministrativa e relegò i cattolici al rango di cittadini di serie B, con tanto – perfino – di divieto di testamento. Cessò del tutto solo a metà dell’Ottocento. Ma la «festa» di Guy Fawkes il 5 novembre continua imperterrita con i suoi fuochi, i suoi pupazzi, i suoi dolcetti, le sue filastrocche. E la maschera di V, ormai dilagata nel mondo.
Ricordiamoli anche noi papisti, il 5 novembre e Guy Fawkes, ma a modo nostro.

DA NON PERDERE

Rino Cammilleri, Io e il Diavolo. Il romanzo di sant’Antonio di Padova, Lindau, 2013.

Rino Cammilleri ha forse la mano più felice come romanziere che come saggista. Dieci anni fa scrisse la storia romanzata di sant’Antonio di Padova per Mondadori. Oggi le edizioni Lindau la ripropongono perché si tratta di un intrigante romanzo storico. Infatti, se c’è una cosa poco conosciuta è la vicenda terrena del Santo dei Miracoli, le cui avventure l’Autore narra facendo parlare lo stesso Antonio. Che fu anche un santo «demonomaco» (lottava coi diavoli). Presentendo la morte e sapendo che quello sarà il momento dell’assalto finale di Satana, ripercorre l’intera sua esistenza per ricordarsi che tutti i suoi successi gli sono venuti da Dio: solo l’umiltà totale, infatti, permette di presentarsi alla lotta col diavolo completamente nudi, così che l’avversario non possa trovare appigli. Gli strepitosi miracoli del Santo vengono raccontati tramite un ingegnoso e avvincente meccanismo di missive, lettere tra comari, tra amici, tra abati, tra balivi che riferiscono quanto è accaduto sotto ai loro occhi.

IL TIMONE N. 124 – ANNO XV – Giugno 2013 – pag. 20 – 21

I COPERTINA_dicembre2024(845X1150)

Per leggere l’articolo integrale, acquista il Timone

Acquista una copia de il Timone in formato cartaceo.
Acquista una copia de il Timone in formato digitale.

Acquista il Timone

Acquista la versione cartacea

Riceverai direttamente a casa tua il Timone

I COPERTINA_dicembre2024(845X1150)

Acquista la versione digitale

Se desideri leggere Il Timone dal tuo PC, da tablet o da smartphone

Resta sempre aggiornato, scarica la nostra App:

Abbonati alla rivista