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12.12.2024

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Vangelo e cultura per restituire speranza
31 Gennaio 2014

Vangelo e cultura per restituire speranza

 

 


La nuova evangelizzazione della cultura per superare la “frammentarietà” del mondo moderno. La difficoltà ma anche la speranza di poter ricostruire un comune sentire

 

 

La parola venne pronunciata per la prima volta in Polonia, durante il viaggio apostolico di Giovanni Paolo II nella sua patria, a Mogila, presso Cracovia, il 9 giugno 1979. La “nuova evangelizzazione”, disse il Pontefice, partiva dalla croce che i fedeli e il loro vescovo [lui stesso, arcivescovo di Cracovia prima dell’elezione al soglio di Pietro] avevano fortemente voluto all’interno della città del socialismo reale, Nowa Huta, che il regime comunista aveva costruito, priva di ogni riferimento religioso, perché la città operaria non doveva averne bisogno. Oggi quella parola è diventata un dicastero pontificio, il Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, voluto dal successore di Papa Wojtyla, Benedetto XVI.
Nella Chiesa succede che certe idee, speranze, intuizioni si realizzino ben oltre le aspettative di chi le ha pronunciate per la prima volta. Eppure, quelle parole sono significative anche per il luogo dove vennero pronunciate, la Polonia comunista che accoglieva il suo Papa meno di un per restituire speranza La nuova evangelizzazione della cultura per superare la “frammentarietà” del mondo moderno. La difficoltà ma anche la speranza di poter ricostruire un comune sentire Vangelo e cultura anno dopo la sua elezione. Giovanni Paolo II lanciò un appello che andava oltre la sua terra e però lo lanciò da un Paese nel quale non bastava liberarsi dal comunismo, come poi si verificò veramente, ma sarebbe stato necessario rimettere il Vangelo nel cuore della società. «L’evangelizzazione del nuovo millennio deve riferirsi alla dottrina del Concilio Vaticano II», dirà ai suoi connazionali, ma in realtà al mondo intero. La frase non era casuale: secondo il Papa polacco, il primo discorso che annunciava la necessità di una nuova evangelizzazione era quello inaugurale del Concilio Vaticano II, l’11 ottobre 1962, del beato Giovanni XXIII. Oggi quell’auspicio ha preso corpo e Benedetto XVI ha incontrato il 30 maggio scorso i membri della plenaria del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, appunto. Nel discorso che ha loro rivolto ha fatto un po’ il punto su questa parola che evoca una delle priorità del tempo presente per la Chiesa cattolica.

Perché una “nuova evangelizzazione”?
Superati possibili equivoci sui contenuti dell’evangelizzazione, “Cristo è sempre lo stesso ieri oggi sempre”, Benedetto XVI riafferma il problema originario che ha reso necessaria una nuova evangelizzazione: «il cambiamento culturale», intuito dai padri conciliari, «che oggi è facilmente verificabile ». Cambiamento culturale può sembrare una frase generica, ma nel linguaggio del Pontefice significa esplicitamente il venir meno di «un generale senso cristiano che unificava il comune sentire di intere generazioni, cresciute all’ombra della fede che aveva plasmato la cultura».
Il «dramma della frammentarietà» che impedisce di avere valori condivisi e punti di riferimento comuni viene da lontano, dalla Riforma protestante, dalla Rivoluzione del 1789, dal liberalismo ottocentesco e dai vari socialismi del ’900, ma esplode e penetra profondamente nel corpo della società soprattutto dopo il 1968. È un relativismo che colpisce anche «persone che desiderano appartenere alla Chiesa, ma sono fortemente plasmate da una visione della vita in contrasto con la fede», come ripete il Papa riprendendo un’idea costante degli ultimi pontificati, che sempre hanno ricordato la necessità che la fede diventasse cultura, cioè cambiasse i criteri di giudizio, le valutazioni, la scala di valori che orienta l’esistenza delle persone e dei popoli.

La situazione odierna
Questa è la situazione che la Chiesa si è trovata a dovere affrontare. Una situazione più difficile rispetto al passato, come Benedetto XVI fa notare, perché appunto mancano sempre più frequentemente criteri culturali condivisi e lo stesso linguaggio non è più comune. Oggi è necessario imparare il linguaggio delle persone cui ci si rivolge e soltanto dopo fare loro delle proposte religiose o culturali. Nell’apostolato della nuova evangelizzazione diventa così sempre più importante imparare ad ascoltare l’interlocutore, capirne il linguaggio e le esigenze, i dubbi e gli errori che abitano nel suo cuore e nella sua mente, prima di cercare di aiutarlo a fare un po’ di chiarezza. Del resto, questo è quello che hanno fatto gli Apostoli e i primi discepoli e poi tutti i cattolici nel corso di duemila anni: «la missione non è mutata, così come non devono mutare l’entusiasmo e il coraggio», scrive sempre Benedetto XVI.
Con sempre maggiore frequenza ci si rende conto che il primo ostacolo all’evangelizzazione è proprio di tipo culturale, per l’assenza di un insieme coerente di criteri di giudizio con i quali giudicare il proprio tempo e quanto nel tempo avviene. Questa è la caratteristica propria della cultura, cioè di una concezione completa della vita che se applicata potrebbe impedire l’incoerenza di molti, magari anche legati alle radici cristiane, per cui l’essere cristiano «è una specie di abito da vestire in privato o in particolari occasioni », mentre invece si tratta di qualcosa «di vivo e totalizzante». Soltanto con la capacità critica e di discernimento che nasce da questa cultura, il cattolico oggi può affrontare il «difficile rapporto con la modernità», assumendo ciò che di buono si trova in essa.

Il rapporto con la modernità
Un rapporto con la modernità cui Benedetto XVI ha dedicato tanti interventi, a cominciare dall’enciclica Spe salvi, nella quale ricostruisce non soltanto l’iter del processo rivoluzionario che ha espulso il cristianesimo dalla vita pubblica delle nazioni europee, ma anche come la crisi sia arrivata a colpire la fede cristiana, da una parte “privatizzandola” e così rendendola irrilevante per il mondo, dall’altra riducendo la speranza cristiana a una semplice speranza individuale ultraterrena che non avrebbe nulla da dire al mondo e sul mondo.
Non è così. Il cristianesimo, la religione dell’incarnazione, ha molto da dire e da dare agli uomini e al mondo. La via della Chiesa passa attraverso l’attenzione a ogni uomo, spiega Giovanni Paolo II nella sua prima enciclica Redemptor hominis, e anzitutto alla sua salvezza eterna. Ma proprio questa attenzione spinge ogni Pontefice, di fronte a ogni nuova generazione, a cercare la strada più efficace per l’annuncio della salvezza, per trovare il modo adatto al proprio tempo. In questo senso, la Chiesa rifiuta non solo il progressismo che sostituisce la speranza appunto con l’idea illuministica di progresso, ma anche quella sorta di fissismo fondamentalista, per cui basterebbe ripetere la Parola di Dio o la sua dottrina, senza preoccuparsi di cercare i modi più indicati.
In realtà, come si comprende proprio leggendo l’enciclica Spe salvi, la nuova evangelizzazione ha la grande missione di restituire la speranza nella felicità eterna ai singoli uomini, ma anche alle nazioni, illuse da secoli di utopie.

RICORDA

«Nuova Evangelizzazione non significa un “nuovo Vangelo”, perché “Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre”. Nuova evangelizzazione vuol dire: una risposta adeguata ai “segni dei tempi”, ai bisogni degli uomini e dei popoli dell’ultimo scorcio del secondo millennio cristiano. Significa anche promozione di una nuova dimensione di giustizia e di pace, nonché di una cultura più profondamente radicata nel Vangelo – un uomo nuovo in Gesù Cristo».
(Giovanni Paolo II, udienza generale del 21 ottobre 1992).

Per saperne di più…

Il Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione viene istituito il 21 settembre 2010 con la Lettera apostolica in forma di motu proprio Ubicumque et semper di Benedetto XVI. Cfr. i miei articoli apparsi su il Timone, Cristo al centro della missione, gennaio 2006 e Una nuova evangelizzazione, settembre-ottobre 2010.

IL TIMONE  N. 105 – ANNO XIII – Luglio/Agosto 2011 – pag. 58 – 59

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