15.12.2024

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Virtù? Dai classici una conferma
6 Marzo 2015

Virtù? Dai classici una conferma

Nel Discorso ai Giovani san Basilio di Cesarea insegna come il cristiano deve confrontarsi con la cultura del proprio tempo, accogliendone il positivo e scartando ciò che è nocivo. Chi segue Gesù partecipa a una gara che prevede un premio inestimabile: la vita eterna
 
Il Discorso ai giovani (Oratio ad adolescentes) non è certo l’opera più importante di Basilio di Cesarea, tuttavia si presenta come un testo denso di indicazioni interessanti e decisamente attuali.
Prima di occuparmi di esso, ritengo opportuno parlare brevemente del suo autore, uno dei più celebri Padri della Chiesa. Di famiglia benestante, Basilio nacque a Cesarea di Cappadocia, nell’odierna Turchia, intorno all’anno 330. Dopo aver ricevuto un’ottima educazione ed essersi perfezionato a Costantinopoli e ad Atene, decise di votarsi radicalmente a Cristo: donò i propri beni ai poveri e fondò un monastero, redigendo una regola di vita per i monaci.
Nel 370 venne consacrato Vescovo di Cesarea, ove rimase sino alla morte, che lo colse nove anni più tardi. Il suo fu un episcopato esemplare ed egli si spese senza riserve per venire incontro ai bisogni spirituali e materiali del popolo.
All’impegno episcopale Basilio affiancò una fervida attività in campo monastico, sia dando vita a numerose fondazioni, sia redigendo varie regole finalizzate alla buona organizzazione dei diversi cenobi. Di grande importanza si dimostrò la sua azione contro l’arianesimo, che si concretizzò in precise scelte politiche (l’imperatore, di fede ariana, lo osteggiava) e pure nella redazione di scritti volti a contestare le convinzioni di Ario. Apparentemente sconfitto nelle dure controversie a cui partecipò con molto coraggio, Basilio si prese una netta rivincita dopo la morte: le sue tesi ebbero la meglio su quelle degli eretici e il Concilio di Costantinopoli (381) fece proprie le dottrine basiliane, soprattutto riguardo al dogma della Santissima Trinità.
San Basilio fu un ottimo scrittore, dotato di uno stile elegante ed efficace. Il culto della sua persona ebbe inizio subito dopo la morte e il prestigio da lui goduto non è mai venuto meno né in Occidente, ove viene ricordato il 2 gennaio, né in Oriente, ove lo si venera come patrono della scuola.

Come giudicare l’eredità classica?
Veniamo ora al Discorso ai giovani, del quale inizialmente offrirò una visione d’insieme, per poi soffermarmi a sottolineare in modo particolare alcuni insegnamenti in esso contenuti.
Questo scritto si inquadra nel grande dibattito che si sviluppò all’interno dell’antico cristianesimo riguardo all’atteggiamento da tenere nei confronti della cultura pagana: come è noto, vi fu chi giudicò del tutto negativamente l’eredità classica, considerandola superata e persino sconfessata dalla Rivelazione cristiana; altri, invece, ritennero che con essa fosse opportuno confrontarsi senza cedimenti, ma anche senza chiusure preconcette.
Basilio si rivolge ai giovani spinto da due preoccupazioni che si compenetrano: invogliarli alla vita ascetica e monastica e, a questo fine, insegnare loro a fare buon uso della letteratura antica, che necessita di essere accostata tenendo presenti alcuni accorgimenti che verranno esplicitati lungo le pagine del Discorso. A questo proposito, molto suggestivo è quanto Basilio scrive nel IV capitolo: come le api non succhiano il nettare da qualunque fiore, ma scelgono con avvedutezza ove posarsi, così il cristiano non dovrà leggere indistintamente qualsiasi opera dell’antichità, bensì soltanto quelle che potranno recargli un autentico vantaggio spirituale.
San Basilio si dimostra un maestro saggio ed equilibrato, capace di tenere unite le esigenze della fede evangelica vissuta con intensità e coerenza con quelle della cultura classica, all’interno della quale convivono elementi positivi e accettabili ed elementi negativi, meritevoli di essere rifiutati e condannati.
Escluso il capitolo introduttivo, il Discorso ai giovani si presenta diviso in due parti:
nella prima, vengono esaminati alcuni scritti profani ritenuti utili alla crescita spirituale; nella seconda, l’autore prende in considerazione determinati comportamenti descritti dalla cultura pagana e da lui giudicati positivamente. Il primo consiglio che Basilio dà ai suoi destinatari è di non accettare in modo passivo e acritico i messaggi provenienti dalla sapienza degli antichi: è opportuno che essi si dotino di un’autonoma capacità di giudizio, in modo da essere in grado di far tesoro dei buoni insegnamenti e di rigettare quelli inutili o cattivi.

Superiorità della vita spirituale

A Basilio preme innanzitutto far risaltare la superiorità della vita dello spirito rispetto a quella legata alle dimensioni dell’esteriorità e della materialità. Di qui scaturisce la certezza che compiti necessari e prioritari del cristiano siano la cura dell’anima e la ricerca della salvezza eterna: la cultura pagana assume valore soltanto in rapporto a ciò, ovvero solamente per l’aiuto che può recare alla formazione di una spiritualità retta e forte. Per tale motivo, al cristiano si impone il dovere di vigilare con attenzione affinché non gli accada di accogliere idee errate o di approvare atteggiamenti peccaminosi. A questo proposito, Basilio raccomanda ai giovani di stare lontani da scritti blasfemi, licenziosi e scurrili. Altri gravi pericoli provengono da quei testi che sostengono il politeismo e descrivono con compiacimento storie di adulteri e di odi tra fratelli.
Una critica ben precisa viene riservata a oratori e retori che usano il linguaggio per ingannare i loro interlocutori. Scrive Basilio: «E come mettendoci a cogliere dei fiori dal roseto evitiamo le spine, ugualmente, raccogliendo dai libri dei pagani quanto è utile, dobbiamo guardarci da quel che vi è di nocivo».

Le virtù
Un punto di riferimento positivo è rappresentato dal concetto di virtù e dalla pratica di essa. Non v’è dubbio che in merito a ciò vari antichi autori abbiano scritto cose giuste: Basilio fa l’esempio di Esiodo, nelle cui opere si trova una chiara esortazione a vivere virtuosamente e a praticare il bene. Anche Omero, Solone e altri ancora hanno esaltato la virtù, meritandosi il plauso di ogni buon educatore. Tuttavia, siccome non basta schierarsi dalla parte della virtù con le parole, ma è necessario metterla in pratica, una notevole importanza viene attribuita da Basilio agli esempi concreti offerti da uomini virtuosi dell’antichità: ecco dunque che il Santo Vescovo cita, fra gli altri, Pericle, Socrate e Alessandro Magno, personalità che, almeno in alcuni frangenti della loro esistenza, hanno praticato la virtù.
Basilio non si stanca di invitare i giovani al discernimento, ricordando che non tutto è buono e concorre al bene: sarebbe un grave errore perdere di vista l’autentico scopo della nostra vita e assomigliare a «navi senza zavorra, privi della guida della ragione al timone dell’anima, trascinati a caso qua e là nel corso della vita». Basilio si serve di un paragone assai significativo: il cristiano è come un atleta che non può distrarsi e non deve trascurare di allenarsi con impegno e costanza. Chi segue Gesù partecipa a una gara che prevede un premio di inestimabile valore – la vita eterna -, per ottenere il quale è necessario operare scelte nette e inequivocabili. Il cristiano non deve essere schiavo del corpo e dei suoi istinti: la mollezza dei costumi è nemica della sobrietà evangelica e conduce alla perdizione. Si tratta – insiste Basilio – di sottrarsi alla tirannia delle passioni e di non assecondare i piaceri carnali.
Il vero credente deve essere libero, non può lasciarsi dominare dalle voglie del corpo ed è necessario che si prenda cura dell’anima, come ha insegnato Platone. È inoltre necessario che si tenga lontano dalle ricchezze e dalla sensualità, rifiutando di seguire le mode e gli atteggiamenti maggiormente diffusi. Non v’è dubbio – conclude Basilio – che il coronamento di tutti i buoni insegnamenti sia rappresentato dalla Sacra Scrittura, nella quale troviamo la pienezza della sapienza: le parole e gli esempi degli antichi possono comunque contribuire al miglioramento della mente e del cuore dei cristiani.
L’attualità della lezione contenuta nel Discorso ai giovani appare del tutto evidente: è opportuno che il cristiano si confronti in modo critico con la cultura del proprio tempo, accettando quanto di positivo essa comprende; ma egli ha il preciso dovere di rifiutare le idee nocive e i cattivi maestri che sono dannosi per l’anima come le malattie lo sono per il corpo. â–

Pazienza, castità, dominio di sé: ecco che cosa ci insegnano i maestri antichi

Alessandro (Castità)
“…dopo aver fatto prigioniere le figlie di Dario, pur famose per la loro straordinaria bellezza, non si degnò neppure di vederle, poiché giudicava vergognoso che chi aveva vinto degli uomini si lasciasse vincere da donne…”


Esiodo
(Esortazione alle virtù)
“Ottimo è colui che da se stesso vede ciò di cui ha bisogno; buono chi segue ciò che gli viene mostrato da altri; ma chi non è capace né dell’una né dell’altra cosa, è del tutto inetto”

Pericle
(Tolleranza e pazienza)
“Un individuo della piazza insultava Pericle, senza che questi gli desse importanza; e così per tutto il giorno continuarono l’uno a ricoprirlo d’insulti senza tregua, l’altro a non farci caso. Scesa ormai la sera e fattosi buio, quando quello si decise a malincuore ad andarsene, Pericle lo fece accompagnare con una torcia per non sprecare neanche quell’occasione di esercitare la virtù”

Socrate
(porgere l’altra guancia)
“Un tizio, avventatosi contro Socrate, il figlio di Sofronisco, prese a colpirlo senza risparmio in pieno viso. Socrate non oppose resistenza, ma lasciò che il forsennato sfogasse tutta la sua rabbia, al punto che il viso gli diventò tutto gonfio dai pugni. Quando poi quello smise di picchiarlo, si dice che Socrate non fece altro che scriversi sulla fronte: “Opera del tale”, proprio come uno scultore firma la sua statua. E questa fu la sua vendetta”

Diogene (Disprezzo delle cose mondane)

“Aver poi eccessiva cura dei propri capelli e dell’abbigliamento è, come diceva Diogene, o da infelici o da
delinquenti. E dico che dei ragazzi come voi dovrebbero ritenere vergognoso essere ed avere la nomea di bellimbusti esattamente come prostituirsi o insidiare le nozze altrui”

Per saperne di più…
Basilio di Cesarea, Discorso ai giovani, EDB, 1998 (ristampa del 2013), reperibile anche su www.monasterovirtuale.it/la-patristica/s.-basilio-lettera-ai-giovani.html
Basilio Petrà, Provvidenza e vita morale nel pensiero di Basilio il grande, Tipografia olimpica, 1983.

 
Il Timone – Marzo 2015

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