Cari Lettori,
nei giorni in cui scrivo queste righe sono un po’ nei guai. Solo professionalmente, per fortuna. Ma devo mettervene al corrente.
Come sapete, il Timone viene preparato quasi un mese prima dell’uscita. Ebbene, vi scrivo quando ancora non si sa la data d’inizio del Conclave. In queste settimane, avendo da molti anni un contratto di collaborazione col Corriere della Sera, ho dovuto scrivere sui noti eventi ecclesiali parecchi articoli, tra i quali alcuni di dimensioni inusitate, addirittura su due pagine intere. Quelle “lenzuolate”, come le chiamiamo nel gergo giornalistico, sono piaciute sin troppo alla Direzione del quotidiano, che mi ha chiesto di partire da esse per fare un instant book, cioè un “libro istantaneo”. Un’impresa non da poco; oltretutto, da fare subito, per uscire giusto a ridosso dell’elezione del nuovo pontefice. Mi sono immerso nel lavoro e, dentro, ci sono ancora. Quando leggerete questa mia lettera, avrete già visto il libro, uscito con il Corriere quale editore e con il titolo Il fardello di Pietro. Sto giusto terminando ora l’ultima parte e non è facile, vista la delicatezza del tema (una sorta di bilancio della situazione attuale della Chiesa) e dunque la prudenza e l’informazione che occorrono.
Nel frattempo, devo preparare altri lunghi pezzi, per lo stesso giornale, con il quale ho un contratto di esclusiva e dunque non posso scrivere per altri quotidiani. Quanto ai periodici – settimanali e mensili – sono libero cittadino, ma ho risposto di no a quasi tutte le offerte di scrivere qualcosa o di dare interviste. Dico “quasi”, perché ragioni di opportunità (e di apostolato, per usare una parola impegnativa…) mi hanno suggerito di accettare qualche proposta. Ho però rifiutato ogni offerta di “comparsata” televisiva, col dispendio di tempo e fatica che richiede. Insomma, malgrado abbia fatto solo ciò che era indispensabile, è praticamente da quell’11 febbraio in cui è giunta imprevista la notizia della rinuncia papale che non ho un’ora di tregua.
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Avrete già capito, immagino, perché vi metto a parte di tutto questo. Purtroppo, è proprio come sospettate: non sono in grado di darvi quella puntata mensile del “Vivaio”, puntata alla quale dedico molta attenzione, dunque molto tempo, come voi lettori meritate.
Anche nell’estate scorsa vi chiesi, ed era la prima volta che mi succedeva, un mese di tregua. Era, forse lo ricordate, per consegnare nei tempi imposti dalla Mondadori quel Bernadette non ci ha ingannati che molti di voi hanno visto e che è già giunto alla quarta edizione.
Ora, siamo alla seconda volta in cui vi chiedo una sosta. Mi permetto di osservare, visto che siamo su questo nostro “mensile di apologetica”, che in entrambi i casi ho dovuto saltare la rubrica a causa di libri apologetici. In effetti (lo vedrete) è tale, in pieno, anche questo Fardello di Pietro che sto finendo. È anche per questo che, mentre mi scuso con gli amici della direzione e redazione de il Timone, so di potere contare sulla vostra comprensione e posso dirvi, senza esagerati sensi di colpa, un arrivederci al prossimo mese. A Dio piacendo, naturalmente, come tra noi si deve dire. Con amicizia (e gratitudine),
Vittorio Messori
IL TIMONE N. 122 – ANNO XV – Aprile 2013 – pag. 64
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