Quasi un invito per ogni giorno dell’anno. Perché la Bibbia riporta per ben 365 volte l’espressione «Non temere»? Di che cosa non bisogna avere paura?
Innanzitutto non bisogna avere paura di credere, anche quando questo comporta un salto nel buio. L’esperienza dimostra infatti che la scala che porta a Dio è fatta di tanti gradini che non si vedono, ma che diventano di volta in volta luminosi mentre li scaliamo, dopo che però vi abbiamo posato tutto il peso del nostro corpo. Non bisogna avere paura di abbandonarsi, di avere fiducia. Non bisogna avere paura di amare, anche se questo ci espone alla responsabilità e alla vulnerabilità. Non bisogna temere il giudizio altrui.
Non bisogna temere di esporsi, di essere pietra di scandalo. Un’enorme quantità di comportamenti umani è frenata dalla paura. Anche Giuseppe provava timore, prima che l’angelo gli dicesse:
«Non temere di prendere con te Maria, come tua sposa» (Mt 1,20).
E anche Maria ricevette lo stesso invito: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio» (Lc 1,30).
Così come anche i pastori nel vedere lo stesso angelo: «Non temete, perché, ecco, io vi annunzio una grande gioia per tutto il popolo» (Lc 2,10).
Anche gli apostoli ricevettero l’invito a non temere, quando videro Gesù venire loro incontro camminando sul mare: «Sono io, non temete!» (Gv 6,20).
Così come venne incoraggiato anche Paolo: «Non temere, ma continua a parlare e non tacere, perché io sono con te e nessuno metterà le mani su di te per farti del male» (At 18 9-10).
E anche nelle avversità udì:
«Non temere, Paolo; tu devi comparire di fronte a Cesare» (At 27,24). Capì così che non dobbiamo temere i tiranni, le sofferenze, il martirio. Non dobbiamo inoltre temere le prove più dure della vita, il dolore, come udì Giovanni nelle sue estasi sull’isola di Patmos: «Non aver paura delle
sofferenze che ti attendono» (Ap 2,10). Non dobbiamo nemmeno temere chi può ucciderci: «Non temete coloro che possono togliervi la vita» (Lc 12,4). Dio invita infatti il credente a non temere la morte, come quando disse a Giairo di non disperare per la morte della figlia: «Non temere, ma solamente abbi fede!» (Mc 5,36). Per lo stesso motivo non dobbiamo temere le guerre: «Quando sentirete parlare di guerre e di rivoluzioni, non abbiate paura» (Lc 21,9).
Nella Bibbia, Dio invita spesso a non temere sia gli eventi naturali (come accade a Paolo durante la tempesta: «Non temere, Paolo», At 27,24), sia gli eventi soprannaturali, come quando incoraggia gli apostoli gettatisi faccia a terra durante la trasfigurazione («Alzatevi; non temete!», Mt 17,7); o come quando rassicura le donne recatesi al sepolcro, dinanzi al fulgore della resurrezione («Non vi spaventate! Voi cercate Gesù, il Nazareno, che è stato crocifisso. È risorto», Mc 16,6).
In definitiva non dobbiamo temere Dio, come sembra chiederci Giovanni nel libro dell’Apocalisse, quando scrive: «A vederlo caddi ai suoi piedi come morto; ma egli, posando la sua destra sopra
di me, mi rassicurò: Non temere! Io sono il Primo e l’Ultimo, il Vivente» (Ap 1,17).
Non temere Dio è non temere la nostra stessa vita. È infatti la paura che frena la maggior parte delle azioni positive dell’uomo. È la paura che non lo fa crescere, che impedisce il suo mettersi in gioco, che fa sotterrare i suoi talenti. È la paura che spesso fa fuggire dall’amore verso un’altra persona: paura di perdere la libertà, paura di essere infelici. È la paura che fa scegliere la convivenza al posto del matrimonio, il timore di scommettere tutto se stessi, la mancanza di fiducia reciproca. È la paura che scoraggia dinanzi alla nascita dei figli, facendo scegliere le vie più veloci per non averli. È la paura che ci riempie di preoccupazioni quotidiane, che frena il nostro abbandono alla Provvidenza. È la paura che ci trattiene alle nostre sicurezze, che ci lega alle nostre stampelle impedendoci di correre. È la paura che vincola alle cose e alle situazioni, bloccando il nostro partire, il dire addio alla nostra terra per seguire la propria chiamata quando ci pervade. È la paura a ostacolare la nostra vocazione, la nostra stessa vita. «Non abbiate paura», ricordavano anche i grandi Papi. La felicità è, infatti, un dono riservato solo a chi sa vincere la paura. â–
Il Timone – Marzo 2015