XX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO C
Nel brano di Vangelo che la Chiesa proclama oggi, Gesù fissa il Suo sguardo nella volontà del Padre e nella propria missione. E questo cambia radicalmente ciò che i discepoli si aspettano da Lui. Gesù non è venuto per sistemare o tranquillizzare le nostre situazioni; soprattutto, non è venuto a dare ciò che gli altri si aspettano da Lui.
A volte anche io, anche noi che Gli apparteniamo, ci dimentichiamo della novità dirompente e liberante che Gesù è per la nostra vita. In fondo, credo che la questione sia sempre una sola: chi ha il controllo della mia esistenza? Chi è il criterio ultimo? Io o Lui? Ho bisogno di essere salvato o di sistemare i miei giorni? Voglio stare in pace o desidero la verità, il fuoco, l’immersione in Cristo, il “per sempre”?
Il cristiano sa che esistono valori assoluti – giustizia, verità, bellezza… – che portano a riconoscere Cristo; ma ci sono anche valori intermedi – come la famiglia, la pace, l’ecologia – che, se non sono vissuti radicalmente in Cristo, rischiano di distrarre da Lui. Anzi, possono diventare la pretesa di potercela fare senza di Lui. Gesù diventa, al limite, una vaga ispirazione dietro la quale mi giustifico, senza farmi raggiungere dal Suo fuoco.
Questo fuoco provoca divisione, una scelta interiore, una separazione tra il nostro vecchio e il nostro nuovo cuore, tra la nostra vita ancorata al mondo e quella che è chiamata ad essere radicalmente diversa. Gesù ci dice chiaramente che seguire Lui comporta un confronto con ciò che siamo e ciò che il mondo si aspetta da noi. È una lotta, una sfida, che può arrivare a dividere anche i legami più stretti, come ci avverte nel Vangelo: «Padre contro figlio, madre contro figlia, suocera contro nuora» (Lc 12,53).
Questo fuoco che Gesù ci porta è un fuoco che brucia l’ipocrisia, l’indifferenza, le false sicurezze. Non è solo un simbolo di purificazione, ma segno di libertà. Il fuoco è la verità che libera, la verità che ci costringe a guardare in faccia la realtà, come Geremia che, nel suo tempo, non ha paura di dire la verità anche quando questa gli costa la vita. Nel passo di Geremia 38,4-6, i capi del popolo lo accusano di tradimento: «Si metta a morte Geremia!» dicono. Ma lui, fedele alla sua missione, non si tira indietro. Eppure, il profeta non ha paura delle minacce, perché sa che la sua parola è quella di Dio, e non può ignorarla. Anche oggi, essere testimoni della verità di Cristo può esporci a difficoltà, ma se il nostro cuore è acceso dal Suo fuoco, non temiamo.
In questo cammino, la divisione che Gesù descrive non è necessariamente una condanna, ma un passaggio verso una nuova identità. È un processo doloroso, ma necessario. A volte il fuoco ci purifica, altre volte ci fa soffrire, come nel caso di Geremia, ma ci fa anche diventare più forti, più radicati nella fede, più liberi.
Nel brano di Ebrei 12,1-4, l'autore ci esorta a «correre con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù». L'immagine della corsa è potente, perché ci fa capire che la vita cristiana non è un cammino comodo, ma una vera e propria lotta, dove ogni passo è un atto di fede. Come Geremia, anche noi siamo chiamati a testimoniare la verità senza cedere alle difficoltà. Siamo circondati da una “moltitudine di testimoni” che ci incoraggiano, ma dobbiamo liberarci di ogni peso, e in particolare «del peccato che ci assedia» (Eb 12,1). È il fuoco della passione per Dio che ci spinge a non arrenderci, anche quando il cammino si fa difficile. Anche Gesù ha sofferto, e ci ha dato esempio di come affrontare la sofferenza con fede e determinazione: «si sottopose alla croce, disprezzando il disonore» (Eb 12,2).
Questo fuoco di cui parla Gesù non è quindi qualcosa che distrugge, ma qualcosa che purifica e che rinnova. È il fuoco del Suo amore che accende il nostro cuore e lo rende capace di vivere con passione, di affrontare le difficoltà e le divisioni con il coraggio di chi sa che il cammino è verso il Regno di Dio.
Accogliamo, allora, questo fuoco: lasciamoci bruciare da un amore che libera, che purifica, che ci rende nuovi. Non temiamo la divisione se nasce dalla verità: è segno che Cristo sta accendendo in noi qualcosa di eterno.