Venerdì 24 Ottobre 2025

La porta stretta e il cuore largo

La predica corta della domenica, in agosto l'omelia di don Alessandro Galeotti.

La porta stretta e il cuore largo
Gesù sta camminando verso Gerusalemme. Non è un viaggio come gli altri, ma un cammino di decisione, di passione, di consegna. Mentre Si dirige verso la croce, insegna. E qualcuno Gli chiede: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?». È una domanda che, a ben vedere, non nasce dalla sete di verità, ma dal bisogno di sentirsi rassicurati, confermati. Come se bastasse sapere di essere “tra i pochi” per mettersi l’anima in pace. Ma Gesù non risponde con un numero. Risponde con un invito: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta». In altre parole: smetti di preoccuparti di chi entra e chi resta fuori, e tu entra. Tu, oggi, decidi se vuoi davvero seguirMi. Perché la salvezza non è automatica. È dono, sì, ma un dono che si accoglie con libertà, con lotta, con verità. Anche io, a volte, vorrei una porta larga. Vorrei che la sequela fosse facile, che bastasse sapere, conoscere, praticare qualche precetto. Ma il Signore è chiaro: la porta è stretta, perché stretto è il passaggio tra me e il Suo Vangelo. È stretto lo spazio tra il mondo che voglio controllare e la libertà che Lui mi offre. È stretto perché non ci si passa con tutto il bagaglio di orgoglio, indifferenza, superficialità. Eppure, questa porta stretta è aperta. È stretta, ma non chiusa. È accessibile a chi ha il coraggio di alleggerirsi, di lasciar cadere le maschere, di scegliere Cristo sopra ogni altra sicurezza. La prima lettura ci svela un orizzonte immenso: Dio vuole radunare tutte le genti, tutte le lingue, tutti i popoli. Il Suo cuore è largo, senza confini: non esclude nessuno, ma chiama tutti all’unica salvezza in Cristo. E aggiunge: «Anche tra loro prenderò sacerdoti e leviti». È sconvolgente: Dio chiama anche da fuori. Ma per chi è “dentro”, il rischio è quello di dare per scontata la porta, di pensare che basti “esserci” per essere salvi. Come quelli che nel Vangelo dicono: «Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze». E Gesù risponde: «Non so di dove siete». Perché non basta aver sentito parlare di Lui: bisogna lasciarsi raggiungere, cambiare, convertire. La seconda lettura ci aiuta a capire il senso di questo cammino faticoso: Dio ci educa. Come un padre che ama: corregge, purifica, rafforza. A volte viviamo difficoltà che non capiamo, dolori che ci sembrano inutili. Ma la Lettera agli Ebrei ci ricorda che nessuna prova è senza frutto, se vissuta con lo sguardo fisso su Dio. La porta è stretta, sì, ma ci rende più leggeri. E ci rende veri. «Rinfrancate le mani inerti e le ginocchia fiacche, e camminate diritti con i vostri piedi…». È un invito a non mollare, a rimettersi in piedi. Perché il cammino verso quella porta è anche un percorso di guarigione, di libertà, di luce. Gesù ci avverte con parole forti. Ma anche in queste parole c’è amore: l’amore che non illude, ma salva; l’amore che non ci coccola, ma ci accompagna; l’amore che non ci promette una vita comoda, ma piena. La porta è stretta, ma porta al banchetto. Porta alla gioia. Porta a un Regno dove «verranno da oriente e occidente», e Dio sarà tutto in tutti. Chi entra per quella porta? Non chi è perfetto. Non chi ha tutte le risposte. Ma chi si lascia amare e trasformare. Chi si fida. Chi si rialza. Chi sceglie Cristo, anche quando costa.

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