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Abortista e con radici massoniche, è stata convertita da Lejeune. «Aveva qualcosa di speciale»
NEWS 30 Maggio 2024    di Manuela Antonacci

Abortista e con radici massoniche, è stata convertita da Lejeune. «Aveva qualcosa di speciale»

Lo scorso 3 aprile si sono celebrati i trent’anni dalla morte di Jérôme Lejeune, uno dei genetisti contemporanei più importanti, famoso per la scoperta della trisomia 21. In occasione di questo anniversario, si sono svolte e si svolgono numerose iniziative per ricordare il Servo di Dio dichiarato ora Venerabile. Tra le più famose, il Secondo Congresso Internazionale di Bioetica organizzato a Roma dalla Fondazione Jérôme Lejeune.

Anche 40 Days for Life, un’organizzazione internazionale pro-vita con sede in Texas e delegazioni in tutto il mondo, sta ultimando organizzando una serie di eventi, per commemorare il genetista francese, con una serie di sette conferenze in tutta la Spagna tenute da una delle allieve più famose di Lejeune, la dottoressa messicana María Pilar Calva Mercado, una genetista con una vasta formazione come chirurgo, specializzata in genetica umana e citogenetica, docente presso l’Universidad Anáhuac e l’Unam, acronimo di  Università Nazionale Autonoma del Messico.

Calva Mercado è anche un’ importante divulgatrice del Metodo Billings in più di 20 paesi tra cui Russia, Ucraina, Cina, Australia, Stati Uniti e l’intero continente latinoamericano. Ha partecipato anche a forum internazionali come l’ONU, è comparsa davanti alla Corte Suprema di Giustizia della Nazione Messicana a favore dell’incostituzionalità della legge sull’aborto e ha fatto parte della Pontificia Accademia per la Vita ai tempi di Giovanni Paolo II. È una vera paladina nella difesa dei nascituri  con sindrome di Down. Un destino di vita che, però, contrasta molto con le sue origini lontane dalla fede e marcatamente intrise di femminismo progressista, dedicato, almeno nella parte iniziale della sua vita, alla difesa della contraccezione e del cosiddetto “diritto all’ aborto”.

DALLE RADICI MASSONICHE ALL’OMS

Infatti, come lei stessa ha più volte raccontato, la sua formazione è avvenuta all’interno di una famiglia «con una forte influenza massonica», dovuta soprattutto al nonno, medico militare che ricopriva una posizione elevata nella setta. Pur essendo stata educata ai “grandi valori umani”, come sottolinea, tuttavia, per anni non è  mai stata battezzata e la sua istruzione scolastica è stata laica fin dall’infanzia. Finché, all’età di dieci anni, influenzata dai vicini e da alcune suore dell’istituto medico dove lavorava suo padre, chiese e ottenne dai genitori di essere battezzata e di fare la prima comunione.

Tuttavia, fu la sua scuola a rivelarsi il principale ostacolo nel suo cammino di iniziazione cristiana, perché predicava l’esatto opposto di quanto ascoltava al catechismo, cosa che contribuì al suo allontanamento dalla fede durante l’adolescenza e che si consolidò quando iniziò la carriera medica. Tutto ciò si tradusse in un attivismo anticristiano: ricorda quando, su richiesta dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, fu invitata a distribuire contraccettivi. Ma quello fu solo il primo passo verso una deriva quasi inarrestabile, a livello morale, che la condusse alle soglie dell’abisso.

LA PRATICA DELL’ABORTO E DELLA CONTRACCEZIONE COME OBBLIGO

Calva Mercado arrivò ad imporre delle iniezioni contraccettive che, oggi, vengono riconosciute, dalle cause farmaceutiche, come causa di osteoporosi. Una vera e propria furia contraccettiva che la portò persino ad imporre gli anticoncezionali dopo gli stupri, come confessa lei stessa. Un abisso in cui sembrava immergersi sempre più e dal quale non riusciva più a tornare indietro. «Poi ho accettato l’aborto indotto. E anche se non l’ho mai fatto, non mi sarei opposta, perché una volta che sei dipendente dalla contraccezione non puoi fermarti», avverte: «L’aborto è una conseguenza della mentalità contraccettiva. E anche se non ne è l’origine, se continuiamo a lottare solo contro l’aborto, non porremo fine alla terribile mentalità contraccettiva, che non è altro che abortire il bambino nella mente».

A PARIGI CON  JEROME LEJEUNE

Insomma, la strada di Mercado sembrava ormai segnata, ma venne inaspettatamente interrotta da un incontro che segnerà per lei, un vero e proprio cambio di rotta, quello con Jerome Lejeune. Negli anni ’80, Lejeune era già conosciuto in tutto il mondo e Mercado venne inviata da lui a Parigi, da un suo professore per studiare e laurearsi come genetista. La dottoressa ricorda ancora, perfettamente, l’ammirazione che le suscitò il genetista, già durante il primo colloquio. Eppure la donna  proveniva da una famiglia che di successi, in campo scientifico ne aveva collezionati: «Mio padre fu il primo biochimico in Messico con un dottorato, mia madre il terzo fisico… ma lui aveva qualcosa di speciale», sottolinea Pilar Calva.

Infatti, il cambiamento di mentalità che il medico provocò in lei fu praticamente immediato. Stando con lui, capì subito «il danno dei contraccettivi» e rimase colpita «dalla difesa di Lejeune nei confronti dei bambini con la sindrome di Down». La dottoressa ricorda la frase che usava ripetere il celebre genetista, divenuta, in seguito, lo spirito anche del suo modo di operare nel campo della medicina: «Se conosco la causa, conosco la cura. La medicina e la scienza esistono per porre fine alle malattie, non per eliminare i pazienti».

IN DIFESA DELL’UMANO

Man mano che la dottoressa affiancava Lejeune, rimaneva  sempre più ammirata dall’esercizio della carità che il professore profondeva nel suo lavoro di medico «dalla sua capacità di mettere la scienza al servizio della persona» o «di far innamorare i genitori, dei loro figli con la sindrome di Down, riuscendo a farli innamorare anche del valore della vita». Più passava il tempo e più le sue argomentazioni abortiste e antinataliste vacillavano. Soprattutto quando iniziò a esercitare la professione di genetista clinico e si rese conto che le risposte che forniva ai suoi pazienti erano casuali, «non scientifiche».

INVERSIONE DI ROTTA

Perciò decise di iscriversi ad un master in bioetica che avrebbe rappresentato la sua definitiva inversione di rotta e non solo… l’influenza di Lejeune fu decisiva sulla genetista, al punto da motivare il proprio ritorno alla fede a partire dalla propria coerenza di vita. Oggi, la discepola del genetista in odore di santità, vede la Bioetica in modo diverso, come una scienza «che aiuta a prendere decisioni nei momenti difficili della vita» e che le permette non solo di aiutare i pazienti a cui si dedica, ma anche di trasmettere al mondo il fermo insegnamento di Lejeune sull’«importanza di difendere la dignità di ogni persona». (Foto: Screenshot QNTLCQNTLC, Youtube)

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