Su Avvenire di ieri (e solo lì) si poteva leggere di una Nota riservata inviata dal Ministero della Salute alle Regioni, al Dipartimento delle Politiche antidroga e al Comando dei Carabinieri. L’oggetto? L’ormai famigerato Fentanyl, farmaco impiegato nella terapia del dolore che negli USA si è trasformato da tempo in una droga dalla potenza letale. I decessi legati a potenti antidolorifici a base di oppio sono aumentati vertiginosamente, arrivando a raddoppiare da quando – nel 2017 – il dipartimento di Sanità statunitense dichiarò che il problema aveva assunto i contorni di una vera e propria emergenza sanitaria. I calcoli relativi al 2022 stimano le morti in 107mila (probabilmente in difetto), una media di quasi 300 al giorno.
VAIA: «PROTEGGERE I PREPARATI FARMACEUTICI A BASE DI FENTANYL»
Se questo è il quadro americano, l’intento del Ministero della Salute italiano, per ora, è far sì che gli ospedali riducano al minimo il rischio che quei farmaci escano dall’ambito della cura per essere riversati nello sconfinato mondo degli stupefacenti sintetici. Ecco allora la nota firmata da Francesco Vaia, direttore generale della Prevenzione Sanitaria, con cui è scattata l’«allerta di grado 3 (massimo livello)», che attiva il «potenziamento delle misure di protezione dei preparati farmaceutici a base di Fentanyl e suoi derivati». «Una parte significativa di questi decessi», afferma il Ministero della Salute, «si pensa sia associata al Fentanyl sottratto dai canali leciti di distribuzione per l’uso medico. È essenziale tenere presente che i dati europei attuali probabilmente sono una sottostima. Anche se attualmente la diffusione del Fentanyl in Europa è relativamente limitata, tale sostanza rappresenta comunque una minaccia potenziale capace di influire in modo significativo la salute e la sicurezza europea in un prossimo futuro».
Innalzando l’allerta, il Ministero indica così «a tutti gli ospedali di aumentare il livello di protezione delle preparazioni farmaceutiche contenenti Fentanyl per evitare possibile sottrazione illecita di tali farmaci». Per far fronte, poi, ai possibili incrementi nella circolazione della droga, la stessa Nota «raccomanda agli ospedali e ai servizi di ambulanza di assicurarsi la disponibilità di naloxone (l’antidoto per l’overdose da oppiacei che ha salvato la vita alla cantante Madonna, ndr) per intervenire tempestivamente in caso di sospetta o accertata intossicazione da Fentanyl e/o i suoi analoghi».
LA PREVISIONE (FUNESTA) DELL’ESPERTO
Sempre Avvenire – che coi suoi numerosi reportage mostra di aver ben chiara la gravità di un possibile sbarco di Fentanyl in Europa – intervistava ieri lo psichiatra Riccardo Gatti, coordinatore del Tavolo regionale della Lombardia sulle dipendenze. L’eloquente pessimismo di Gatti («La sensazione è che tutto sia pronto perché il Fentanyl sbarchi anche nel Vecchio Continente») sembra derivare più da un’approfondita conoscenza delle trame economiche internazionali che da contingenti prese di posizione ministeriali. «Preso come fatto in sé», risponde il medico psichiatra, «il messaggio delle autorità sanitarie è semplice: occhio ai furti. E occhio alla possibilità, complici i furti e la circolazione della sostanza tagliata con altre droghe, che in ospedale arrivino più casi di overdose. Ma inserito nel quadro generale di ciò che sta avvenendo a livello internazionale, unendo i puntini dei dati e degli allarmi […] siamo davanti a un segnale». Per comprendere quali puntini unire (il “caso Fentanyl” porta con sé gigantesche declinazioni geopolitiche) bisogna viaggiare idealmente tra Afghanistan, Cina e Messico.
FINE DELL’EROINA DALL’AFGHANISTAN
Nel tentativo di mostrarsi “presentabile” alla comunità internazionale, il regime talebano ha bandito la coltivazione di quei papaveri da cui dipende la fabbricazione del 95 per cento dell’eroina consumata in Europa. Di fronte allo scarseggiare della vecchia droga, però, le organizzazioni criminali non hanno mostrato nessuna intenzione di ridurre clientela e guadagni. «L’ipotesi quasi scontata», ribadisce Lucia Capizzi, «è il “taglio” dell’eroina più o meno naturale con sostanze adulteranti e, soprattutto, la sua sostituzione con quella sintetica, ovvero il Fentanyl. Con una potenza 50 volte superiore, le conseguenze per la salute pubblica si profilano devastanti, come l’esperienza statunitense insegna, con una media di 300 morti per overdose al giorno». Un esempio plastico di come la strage dovuta al Fentanyl pesi enormemente sulle politiche interne statunitensi arriva dalla decisione del 31 gennaio scorso dell’amministrazione di Portland, popolosa città dell’Oregon, di dichiarare 90 giorni di stato d’emergenza per contrastare l’aumento dei casi di overdose («Il nostro paese e il nostro stato non hanno mai visto una droga così mortale e coinvolgente», con queste parole la governatrice democratica Tina Kotek ha annunciato una serie di misure straordinarie).
DALLA CINA AI NARCOS MESSICANI (CON LA ‘NDRANGHETA ALLA FINESTRA)
Il vuoto lasciato dall’eroina, il cui prezzo è quintuplicato, ha poi “eccitato” i narcos messicani. Questi, già forti dell’esperienza nella preparazione delle droghe sintetiche provenienti dalla Cina (maturata “lavorando” i precursori chimici cinesi, cioè le sostanze impiegate per la produzione degli stupefacenti) si sono specializzati nell’incrementare di molto il loro potere additivo. A sua volta la Cina – che solo da poche settimane ha ripreso i contatti con l’amministrazione Biden sul tema Fentanyl – fino a pochi mesi fa non solo non aveva voluto aderire alla proposta degli Stati Uniti di creare una coalizione internazionale contro la diffusione dello spietato stupefacente, ma con articoli e comunicati aveva addirittura rimandato il problema al mittente, parlando di un «problema interno degli Stati Uniti».
A giudicare dalla frenetica rete di contatti che sta emergendo tra criminalità europea (‘ndrangheta su tutti) e narcos messicani, risulta evidente il sogno comune: invadere il mercato europeo. La Nota riservata emanata nei giorni scorsi dal Ministero della Salute italiano, pur circoscritta nel suo oggetto, per gli addetti ai lavori suona come un primo passo verso l’organizzazione di una difesa contro quel “mostro Fentanyl” che negli USA ha fatto già troppe macerie.
(Fonte foto: Pexels.com)
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