Una galleria d'immagini – reti, ringhiere, segnali stradali, lapidi, panchine, biciclette, templi e addirittura città intere -, d'immagini stupefacenti e a tratti incredibili, e comunque sempre inquietanti.
Mostrano con (efficacissima) freddezza cosa succede quando la natura riprende il sopravvento sui progetti (faraonici) dell'uomo. Vale la pena di scorrerle, queste immagini, e di rfiletterci un pochino.
Da un lato per tornare coi piedi per terra e rendersi conto di quanto noi uomini siamo sempre piccoli e comunque "ospiti" in un mondo più grande di noi, non fatto da noi, con leggi non poste da noi e però utile, se ne rispettiamo (tutte) le regole, a noi. Insomma per ammirare i segni inequivocabili della grandezza, della potenza e della bellezza di Dio come fossimo in un film grande quanto un universo intero.
Dall'altro per riprendere subito e con più ardore la lucida battaglia culturale contro ogni utopismo naturista, ogni "richiamo della foresta", ogni mito dei primordi che relega l'uomo a rango di perverso virus inquinatore esaltando la vita selvaggia come una sorta di Eden incontaminato. La natura va infatti rispettata perché è parte del Creato di Dio, ma al contempo l'uomo la deve domare e dominare come gli ha comandato Dio. Altrimenti essa fa presto a mostrarsi per ciò che è. Anarchia distruttiva. Forse Dio l'ha creata così disordinata la natura proprio per insegnarci questo, e poi ha creato l'uomo a Sua immagine ordinata facendolo signore della natura proprio per ribadire il concetto.
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