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Altro che superstizione del passato, l’associazione esorcisti (approvata in giugno) ora ha lo statuto
NEWS 23 Dicembre 2014    

Altro che superstizione del passato, l’associazione esorcisti (approvata in giugno) ora ha lo statuto

di Marco Tosatti

 

È stato preparato – e distribuito ai circa 400 membri – lo statuto, il primo con l’approvazione ufficiale della Santa Sede, dell’Associazione internazionale degli Esorcisti (Aie). Sembra una cosa da nulla, uno dei tanti atti più o meno burocratici che avvengono nel mondo e anche nella Chiesa; ma in realtà segna un momento particolare per questo ministero di assistenza pastorale alle persone sofferenti. «Gli esorcisti non fanno carriera» ci diceva don Gabriele Amorth, che dall’Aie, ora guidata da padre Francesco Bamonte, icsm, è stato fondatore insieme a padre Chenessau all’inizio degli anni ’90. Una frase che illustrava il distacco, e una certa diffidenza, che molti vescovi avevano verso quell’attività contro il demonio vista, nel post-Concilio, come un residuo quasi superstizioso.

E non serviva che tutti gli ultimi papi – Paolo VI e Giovanni Paolo II, per esempio – credessero all’attività del «nemico» per eccellenza, e alla necessità di combatterlo. Molti vescovi non credevano a quel tipo di lavoro pastorale; e dal momento che sta proprio ai vescovi delegare nella propria diocesi sacerdoti preparati e dediti a questo tipo di ministero di guarigione e liberazione, paesi interi si sono trovati – alcuni lo sono ancora – senza sacerdoti specializzati in esorcismi. Anche Benedetto XVI, a più riprese ha mostrato apprezzamento e interesse per il lavoro svolto dagli esorcisti. Ma una reale svolta, da un punto di vista istituzionale, la si è avuta con papa Francesco. È stato rilevato quante volte il Pontefice abbia citato nelle sue omelie il demonio e le sue opere. Il 14 giugno il prefetto della Congregazione per il Clero, Beniamino Stella, firmava il riconoscimento ufficiale dell’Associazione.

Nelle settimane passate l’Aie ha tenuto la sua assemblea annuale, salutata da  un messaggio particolarmente caloroso di papa Francesco: «In occasione del Convegno dell'Associazione internazionale degli Esorcisti, il Santo Padre desidera esprimere ai partecipanti un fervido pensiero di saluto e di compiacimento e, richiamandosi all'invito che Gesù rivolge agli Apostoli di scacciare i demoni (cfr  Mt 10, 8), incoraggia a manifestare nel particolare ministero esercitato, in comunione con i propri vescovi e ordinari, l'amore e l'accoglienza della Chiesa per quanti soffrono a causa dell'opera del maligno. Papa Francesco, mentre chiede per lui un costante ricordo nella preghiera, implora dallo Spirito Santo, per intercessione di Maria Santissima "Sede della Sapienza", copiosi doni di grazia per il buon esito dell'Assise e di cuore invia a Lei, ai relatori e a tutti i presenti l'implorata Benedizione apostolica, pegno di pace e di speranza, estendendola volentieri alle persone incontrate nel ministero».

Si può dire che il periodo «di rottura» del cammino degli esorcisti, segnato dalla incessante e vigorosa opera di diffusione anche mediatica di don Gabriele Amorth sia parzialmente terminato. Nei responsabili dell’Aie prevale il desiderio di un lavoro più diretto all’interno della Chiesa, che verso i media. Dall’assemblea però, secondo quanto riferiscono fonti francesi, è emersa la constatazione che da qualche anno i casi di possessione e di altri disturbi dovuti a influenze demoniache è in forte aumento. Questo dato sarebbe confermato anche da più di un medico di quelli che collaborano con l’Aie (è sempre più frequente la cooperazione medico-sacerdote). Gli esorcisti spiegano questo aumento con la crescita di pratiche esoteriche e di occultismo. E, inoltre, perché nei paesi dove non ci sono esorcisti, le possessioni possono diffondersi più facilmente. Si è parlato a questo proposito di una vera e propria «urgenza pastorale». Il paese in cui ci sono più esorcisti, attualmente, è l’Italia, con circa duecento esorcisti. Anche se è solo da qualche anno che i vescovi hanno ricominciato a delegare sacerdoti a questo scopo. Subito dopo viene la Polonia, che ne conta circa centoventicinque.