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Applausi in chiesa. Si usa con nonchalance, ma non va bene. Padre Serafino Tognetti spiega perchè
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30 Giugno 2014

Applausi in chiesa. Si usa con nonchalance, ma non va bene. Padre Serafino Tognetti spiega perchè

di Antonio Giuliano

La Messa è finita. Nel sen­so che ormai pare stia an­dando a farsi benedire l’osservanza delle più ele­mentari norme liturgiche. Che non ci sia più religione in alcu­ne celebrazioni eucaristiche è una questione seria. E padre Se­rafino Tognetti, monaco e pri­mo successore di don Divo Bar­sotti alla guida della Comunità dei Figli di Dio, non può fare a meno di rilevarlo in questo pro­vocatorio volumetto. In appen­dice a un testo denso di stupo­re per il paradosso del cristia­nesimo la cui forza si sprigiona nella debolezza («Cercate voi in tutta la letteratura di tutto il mondo, antica e moderna, stu­diate tutte le religioni del mon­do e ditemi se trovate un re­-agnello o una divinità che si fac­cia mite, vittima») ecco alcune osservazioni appassionate sul­la realtà sconfortante di certe Messe odierne. Sotto la sua len­te finisce quindi l’uso «ultima­mente in voga» di applaudire in chiesa.

Il tema non è nuovo. Già Joseph Ratzinger nell’Introduzione al­lo spirito della liturgia aveva tuonato: «Là, dove irrompe l’ap­plauso per l’opera umana nella liturgia, si è di fronte a un se­gno sicuro che si è del tutto perduta l’essenza della liturgia e la si è sostituita con una sorta di intrattenimento a sfondo reli­gioso». Sulla stessa scia padre Tognetti: «Il tempio di Dio non è il luogo degli applausi. Con l’applauso si sposta l’attenzio­ne: si celebra l’uomo al posto di Dio». Non siamo di fronte a un cantante, a un calciatore o a un funambolo del circo, rimarca con ironia l’autore. «Nessuno applaude nel rimirare estasiato un tramonto sull’oceano, o nel­l’osservare ammirato il volo de­gli uccelli nel cielo. L’applauso è sempre in relazione agli uo­mini, quando fanno qualcosa di bello, qualcosa che ci piace». Ma il protagonista per eccel­lenza della celebrazione è Ge­sù: "Probabilmente sotto la cro­ce a nessuno venne in mente di applaudire. Nel momento del­la Resurrezione, poi, non c’era nessuno, e se c’era dormiva (le guardie). E nella Messa non succede la stessa cosa: morte e Resurrezione? La Messa è il Sa­crificio di Cristo, non altro, da vivere con timore e tremore, nella preghiera, nell’adorazio­ne, nella lode…». La verità è che si smarrisce quell’atteggiamento di meravi­glia e composta gratitudine che dovrebbe avere il fedele e tra­sformiamo la chiesa in un tea­trino molto umano» annota a­maramente Tognetti. Per non parlare di ciò che accade dopo la benedizione: «Ci rimango sempre male quando dopo aver detto 'La Messa è finita, anda­te in pace', l’assemblea si tra­sforma in un mercato…». O quel che avviene nelle Messe nuziali: «Sono ancora matri­moni o sedute fotografiche?».

Il pensiero di padre Tognetti corre al mistico toscano: «Tutt'altra cosa era la Messa di don Divo Barsotti. Lo abbiamo spesso visto piangere, mai ap­plaudire. Il suo atteggiamento nella Messa ci richiamava ad u­na partecipazione commossa e profonda. Era un entrare nel Mistero, ed esserne coinvolti. Vi era un’attenzione a Dio e non all’uomo, da cui ne veniva spes­so quel desiderio di Dio che porta a conversione».

Avvenire, 19 giugno 2014, p. 25

* L'opera di padre Tognetti recensita nell'articolo è Mostrami, Signore, la tua via (Parva, Melara [RO] 2013)

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