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Argentina, quei martiri cattolici uccisi dal terrorismo comunista che nessuno ricorda
NEWS 28 Ottobre 2014    

Argentina, quei martiri cattolici uccisi dal terrorismo comunista che nessuno ricorda

Per coloro che vantano una certa conoscenza della storia dell’Argentina degli anni ’70 il giorno 24 marzo sarà ricordato come quello in cui ebbe inizio quel regime militare che andò dal 1976 al 1984, che provocò migliaia di desaparecidos e violò sistematicamente le libertà ed i diritti civili. Difficilmente però saranno a conoscenza in molti delle numerose morti violente provocate in quegli stessi anni dalle azioni terroristiche di gruppi come i montoneros (peronisti di sinistra) piuttosto che l’ERP (Ejercito Revolucionario del Pueblo, formazione di orientamento trotzkista), quando la realtà tristemente poco nota è che, stando alle stime contenute nel saggio Los Otros Muertos – Las victimas civiles del terrorismo guerrillero de los 70 di Carlos A. Manfroni e Victoria E. Villarruel, 1.094 persone trovarono la morte a causa delle organizzazioni guerrigliere nella sola decade degli anni ’70, anche prima quindi dell’avvento al potere dei militari.

Tra queste vittime vi sono alcune figure di intellettuali cattolici (Carlos Alberto Sacheri e Jordàn Bruno Genta) e di un membro dell’Azione Cattolica (Raùl Alberto Amelong) che a parer mio meritano di essere presentate anche ad un pubblico italiano.

Carlos Alberto Sacheri nacque a Buenos Aires il 22 ottobre del 1933 mostrando sin dalla sua gioventù grande virtù cristiana ed elevate capacità intellettuali. Nel 1963 conseguì la laurea in filosofia all’Università Laval de Quebec in Canada e nel 1968 ottenne il dottorato in filosofia (con Lode) nella medesima accademia, lavorando in seguito come insegnante di metodologia scientifica e della filosofia sociale alla Pontifica Università Cattolica Argentina, di filosofia e storia delle idee filosofiche all’Università Nazionale di Buenos Aires, di etica e filosofia sociale nel Institute de Philosophie Comparée di Parigi, di filosofia sociale e teoria dei valori all’Università di Laval in Canada. Fu inoltre segretario della Società Tomista Argentina, nonché uno dei suoi propulsori. Collaborò con diverse riviste, sia argentine che straniere, quali Philosophia, Les Cahiers du Droit e Presencia. La sua opera scritta più famosa risale al 1971 e ha come titolo La Iglesia Clandestina, nella quale denunciò le infiltrazioni marxiste all’interno della Chiesa Cattolica. Domenica 22 dicembre del 1974 Carlos Sacheri venne assassinato da membri dell’ERP-22 de Agosto (frazione dell’ERP staccatasi da esso nel 1973) con un colpo di pistola alla testa sparatogli mentre si trovava in macchina per tornare a casa da Messa con tutta la sua famiglia. Sua moglie e i suoi sette figli (il maggiore di 14 e la minore di 2 anni) assisterono all’omicidio.

Jordàn Bruno Genta, nato il 2 ottobre 1909, ebbe un padre anticlericale ed ateo che non fece battezzare né lui né i suoi tre fratelli, mentre non ebbe la possibilità di conoscere la madre dato che ella morì quando era ancora un bambino. Abbracciò l’ideologia marxista durante i suoi studi universitari alla facoltà di lettere e filosofia, e successivamente si sposò con Maria Lilia Losada col rito civile nel ’34. Diagnosticatagli la tubercolosi, dovette recarsi a Cordoba per curarsi, città nella quale ebbe l’occasione di meditare i classici greci di Platone e Aristotele. Guarito nel 1935 potè trasferirsi con la moglie a Paranà, dove lavorò come insegnante nell’Università Nazionale del Litoral, conoscendo in questa sede l’opera di San Tommaso d’Aquino tramite gli scritti di Jacques Maritain. Sarà grazie ai dibattiti sul cattolicesimo con il suo amico e professore del Seminario Diocesano Juan Ramón Álvarez Prado che ottenne la grazia di una conversione, la quale lo porterà a ricevere il Battesimo e a sposarsi religiosamente con la Losada nel 1940, a 31 anni. La sua Prima Comunione risale invece al 1952, quando di anni ne aveva 42. Costretto a dimettersi dall’insegnamento per la sua opposizione al governo di Juan Domingo Peròn, potrà tornare al suo posto di lavoro in seguito alla Revoluciòn Libertadora (golpe civico-militare che detronizzò Peròn) del 1955, diventando rettore dell’Istituto Nazionale del Professorato. A causa dell’abbandono del marxismo dovuto alla sua conversione al Cattolicesimo e alla sua denuncia degli errori di tale ideologia (culminata nel 1960 con la pubblicazione del suo saggio intitolato Libre examen y comunismo) si attirerà gli strali della sinistra radicale, che lo porteranno alla morte il 27 ottobre 1974, giorno della Festa di Cristo Re. Quella domenica mattina, mentre stava uscendo dalla sua abitazione di Buenos Aires per recarsi alla Messa, membri del gruppo ERP-22 de Agosto lo assassinarono a colpi di arma da fuoco davanti alla sua famiglia.

Raùl Alberto Amelong non fu, contrariamente a Sacheri e Genta, un uomo di pensiero ma un semplice membro dell’Azione Cattolica argentina che svolgeva il lavoro di manager dell’industria siderurgica Acindar. Uomo dalla fede profonda (dei suoi nove figli uno divenne sacerdote e due monache), confidava nella Provvidenza nonostante la consapevolezza di rischiare la vita e la certezza che il terrorismo nell’Argentina di quegli anni rimaneva sostanzialmente impunito. E’ a lui che si deve la fondazione dell’Azione Cattolica nella città di Rosario e il finanziamento della costruzione di diverse chiese, arrivando addirittura a indebitarsi per le sue opere di carità nonostante avesse un impiego redditizio. Ai primi di giugno del 1975 Amelong cadde vittima di quattro giovani che scesi da un veicolo lo uccisero a colpi di arma da fuoco, ferendo anche sua figlia Inès a una gamba. Questa volta gli assassini non erano militanti dell’ERP-22 de Agosto ma montoneros.

Di fronte alla morte di questi uomini viene da chiedersi quanto tempo ci vorrà prima che quel sottile ma oscurante velo del politicamente corretto si strapperà definitivamente per poter dar vita ad una seria e distaccata ricerca nei confronti delle vittime del terrorismo guerrigliero in Argentina, ricerca che possa mettere in atto l’unica opera di giustizia possibile nei confronti di quei morti: travasare la conoscenza di questi fatti da un ristretto ambito accademico a quello della memoria storica condivisa.