«Mi pento di averlo fatto». Sono le parole che ha pronunciato pochi giorni fa alla conferenza inaugurale Dissident Dialogues a New York Ayaan Hirsi Ali, somala convertita al cristianesimo dopo aver abbandonato la fede mussulmana ed essere passata per una sorta di liberazione sperimentata nell’ateismo. A raccoglierle il moderatore dell’evento, il caporedattore di UnHerd Freddi Sayer. «Sono colpevole di aver detto che tutte le fedi, tutte le percezioni di Dio sono uguali e sono ugualmente dannose, quindi… sono arrivata a pentirmi del danno che ho fatto». Scrittrice e attivista per i diritti delle donne, ex figura di spicco del movimento Nuovo Ateismo, ha riconosciuto apertamente e senza trovarsi attenuanti la fallacia delle sue precedenti posizioni. Non è vero che tutte le religioni, cristianesimo compreso, sono ugualmente dannose. Nell’acceso dibattito con il biologo evoluzionista britannico presente all’evento, ha difeso non solo le ragioni di opportunità culturale e morale del cristianesimo, ma anche la propria adesione alla verità che la fede in Cristo richiede.
Da atea convinta si augurava che l’istanza del movimento a cui apparteneva, e che ha condiviso proprio con Dawkins, si affermasse e che, in una riedizione rivista e corretta dell’ illuminismo, i popoli scegliessero la luce della ragione abbandonando al declino ogni religione. Ciò che ha visto accadere, invece, è stato l’accamparsi di credenze deteriori e ancora più lontane dalla ragione, delle quali riesce a decifrare gli effetti distruttivi sulla civiltà occidentale. Riconosce le conseguenze nefaste delle tesi che aveva sostenuto, come la promozione dello scetticismo poiché apre un vuoto pericoloso nella dimensione morale delle persone e dei popoli, una voragine che invece proprio il cristianesimo è in grado di riempire. Lo spiega lei stessa, leggiamo su Unherd, raccontando della conversione alla fede cristiana passata per lo snodo per niente innocuo dell’ateismo: «Ciò che apprezzi nel cristianesimo è qualcosa che è davvero assolutamente necessario trasmettere alla generazione successiva», ha detto a Dawkins. «E abbiamo deluso la prossima generazione togliendo loro quella struttura morale e dicendo loro che è insensata e falsa. Inoltre, non li abbiamo protetti dalle forze esterne che attaccano i loro cuori, le loro menti e le loro anime».
Incalzata dall’interlocutore ha argomentato non solo la bontà degli effetti culturali e morali del cristianesimo, cosa che anche lo stesso scienziato riconosce, (durante il dibattito si è via via ammorbidito e si è auto iscritto al “team cristianesimo”), ma ha dato ragione della propria fede: «La sua fede in Cristo, ha detto, è separata dalla convinzione che condivide con Dawkins – che il cristianesimo sia una forza utile e pro-civilizzazione». Il fatto è che, se non fosse vera, non sarebbe possibile nessuna adesione e, in fondo, nessun effetto collaterale desiderabile. Non si può giocare o prendere in giro sé stessi e la fede in Cristo. «Sono venuto qui preparato a persuaderti, Ayaan, che non sei cristiana”, ha detto. “Penso che tu sia cristiana, e penso che il cristianesimo sia una sciocchezza». Una sciocchezza, a suo dire, accettabile se non provvisoriamente desiderabile perché sarebbe un virus meno letale dell’Islam, per lui una “religione cattiva”, ma pur sempre un virus.
Ali invece si riconosce sempre più nei contenuti della fede cristiana e non trova che la Chiesa sia ossessionata dal peccato quanto piuttosto dall’amore. Un’identità che tutto l’Occidente dovrebbe riscoprire con convinzione, pena la sua totale e non indolore dissoluzione. Ne avevamo riferito in un precedente articolo, a firma di Manuela Antonacci, che riportava le sue considerazioni lucide e argomentate sulla situazione attuale dell’umanità: «La civiltà occidentale è minacciata da tre forze diverse ma correlate: la rinascita dell’autoritarismo e dell’espansionismo delle grandi potenze nelle forme del Partito Comunista Cinese e della Russia di Vladimir Putin; l’ascesa dell’islamismo globale, che minaccia di mobilitare una vasta popolazione contro l’Occidente […] non possiamo combattere queste forze formidabili se non riusciamo a rispondere alla domanda: cos’è che ci unisce? […] L’unica risposta credibile, credo, sta nel nostro desiderio di sostenere l’eredità della tradizione giudaico-cristiana». (Fonte foto: Ansa)
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