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Caà±izares: «Chi pensa che il Summorum Pontificum attenti al Concilio ignora cosa ha detto il Concilio»
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25 Luglio 2014

Caà±izares: «Chi pensa che il Summorum Pontificum attenti al Concilio ignora cosa ha detto il Concilio»

Di seguito, alcuni passi tratti da un testo del cardinale Antonio Cañizares Llovera, prefetto della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti. Si tratta della prefazione a una tesi in diritto canonico del benedettino spagnolo Alberto Soria Jiménez sui principi interpretativi del motu proprio Summorum Pontificum, discussa alla Università ecclesiastica San Damaso di Madrid e di prossima pubblicazione.

«Non vi è dubbio che alla metà del XX secolo un approfondimento e un rinnovamento della liturgia si erano rese necessarie, ma sotto molti aspetti l’operazione non è perfettamente riuscita. E’ stata attuata una “riforma”, un cambio di forme, ma non un vero rinnovamento come desiderava la Sacrosanctum Concilium. A volte il cambiamento è stato fatto con superficialità, il criterio è sembrato quello di allontanarsi a ogni costo da un passato percepito come totalmente negativo e superato, come se si trattasse di scavare un abisso tra prima e dopo il Concilio, in un contesto dove la parola “pre-conciliare” era usata come un insulto. Tuttavia il vero spirito del documento conciliare non era quello di impostare la riforma come una rottura con la Tradizione ma, al contrario, come una conferma della Tradizione nel suo significato più profondo».

«Per questo è assolutamente infondato dire che le prescrizioni del Summorum Pontificum costituiscono un “attentato” al Concilio. Una simile affermazione manifesta una grande ignoranza del Concilio stesso, dal momento che quello di offrire a tutti i fedeli la possibilità di conoscere e apprezzare i numerosi tesori della liturgia della Chiesa era precisamente ciò che desiderava quella grande assemblea: “Il sacro Concilio, obbedendo fedelmente alla Tradizione, dichiara che la santa madre Chiesa considera come uguali in diritto e in dignità tutti i riti legittimamente riconosciuti; vuole che in avvenire essi siano conservati e in ogni modo incrementati” (Sacrosanctum Concilium 4)».

«Il motu proprio Summorum Pontificum ha inoltre dato luogo a un fenomeno per molti sorprendente e che rappresenta un vero “segno dei tempi”: l’interesse che la forma straordinaria del rito romano suscita tra i giovani che non l’hanno mai conosciuta come forma ordinaria. Questo interesse rivela una sete di “linguaggi” che escono dall’ordinario e che ci spingono verso frontiere che molti pastori non avevano mai preso in considerazione. Aprire il tesoro liturgico della Chiesa a tutti i fedeli ha reso possibile la scoperta di ricchezze della nostra eredità a coloro che le ignoravano e questa forma liturgica ha suscitato numerose vocazioni sacerdotali e religiose in tutto il mondo, sacerdoti che hanno donato la loro vita per l’evangelizzazione. Questo si è potuto vedere in modo concreto durante il pellegrinaggio organizzato a Roma nel novembre 2012 in azione di grazie per i cinque anni del motu proprio, che ha riunito sotto il suggestivo motto “Una cum Papa nostro” pellegrini da tutto il mondo. Per le sue dimensioni, ma soprattutto per lo spirito che animava i partecipanti, tale pellegrinaggio è stato la conferma palpabile di come sia stato giusto quell’atto legislativo, frutto di diversi decenni di maturazione».

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