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10.12.2024

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Card. Sarah: «Ringrazio le conferenze episcopali che si sono opposte a Fiducia Supplicans»
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8 Gennaio 2024

Card. Sarah: «Ringrazio le conferenze episcopali che si sono opposte a Fiducia Supplicans»

Pubblichiamo uno stralcio dell’intervento che il cardinale Robert Sarah, prefetto emerito al Culto divino, ha affidato al vaticanista Sandro Magister.

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(…) La verità è la prima delle misericordie che Gesù offre al peccatore. Sapremo a nostra volta fare opera di misericordia nella verità? Per noi è grande il rischio di ricercare la pace del mondo, la popolarità mondana che si acquista a prezzo della menzogna, dell’ambiguità e del silenzio complice. Questa pace del mondo è falsa e superficiale. Perché la menzogna, il compromesso e la confusione generano la divisione, il sospetto e la guerra tra fratelli. Lo ha ricordato recentemente papa Francesco: “Diavolo significa ‘divisore’. Il diavolo vuol sempre creare divisione” [2]. Il diavolo divide perché « in lui non c’è verità. Quando dice il falso, dice ciò che è suo, perché è menzognero e padre della menzogna » (Gv 8,44).

Proprio la confusione, la mancanza di chiarezza e di verità e la divisione hanno turbato e oscurato la festa di Natale di quest’anno. Alcuni media asseriscono che la Chiesa cattolica incoraggia la benedizione delle unioni di persone dello stesso sesso. Mentono. Fanno il lavoro del divisore. Alcuni vescovi vanno nella stessa direzione, seminano il dubbio e lo scandalo nelle anime dei fedeli pretendendo di benedire le unioni omosessuali come se fossero legittime, conformi alla natura creata da Dio, come se potessero condurre alla santità e alla felicità umana. Non fanno che generare errori, scandali, dubbi e delusioni. (…)

Che fare di fronte alla confusione che il divisore ha seminato fin nel cuore della Chiesa? “Con il diavolo non si discute!”, ha detto papa Francesco. “Non si negozia, non si dialoga; non lo si sconfigge trattando con lui, è più forte di noi. Il diavolo lo sconfiggiamo opponendogli con fede la Parola divina. In questo modo Gesù ci insegna a difendere l’unità con Dio e tra di noi dagli attacchi del divisore. La Parola divina è la risposta di Gesù alla tentazione del diavolo” [3]. Nella logica di questo insegnamento di papa Francesco, anche noi non discutiamo con il divisore. Non entriamo in discussione con la dichiarazione “Fiducia supplicans”, né con i diversi suoi utilizzi che abbiamo visto moltiplicarsi.

Semplicemente rispondiamo con la Parola di Dio e con il magistero e l’insegnamento tradizionale della Chiesa. (…) Con il Catechismo della Chiesa Cattolica (2357), possiamo quindi affermare: « L’omosessualità designa le relazioni tra uomini o donne che provano un’attrattiva sessuale, esclusiva o predominante, verso persone del medesimo sesso. Si manifesta in forme molto varie lungo i secoli e nelle differenti culture. La sua genesi psichica rimane in gran parte inspiegabile. Appoggiandosi sulla Sacra Scrittura (cf Gn 19,1-29; Rm 1,24-27; 1Cor 6,10; 1Tm 1,10), che presenta le relazioni omosessuali come gravi depravazioni, la Tradizione ha sempre dichiarato che ‘gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati’ (CDF, dichiarazione ‘Persona humana’ 8). Sono contrari alla legge naturale. Precludono all’atto sessuale il dono della vita.

Non sono il frutto di una vera complementarità affettiva e sessuale. In nessun caso possono essere approvati”. Qualsiasi approccio pastorale che non richiamasse questa verità oggettiva verrebbe meno alla prima opera di misericordia che è il dono della verità. (…) Ma un discepolo di Gesù non può fermarsi qui. Di fronte alla donna adultera, Gesù fa opera di perdono nella verità: « Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più » (Gv 8,11). Offre un cammino di conversione, di vita nella verità.

La dichiarazione “Fiducia supplicans” scrive che la benedizione è invece destinata alle persone che « mendicano che tutto ciò che di vero di buono e di umanamente valido è presente nella loro vita e relazioni, sia investito, sanato ed elevato dalla presenza dello Spirito Santo. » (n. 31). Ma cosa c’è di buono, di vero e di umanamente valido in una relazione omosessuale, definita dalle Sacre Scritture e dalla Tradizione come una depravazione grave e “intrinsecamente disordinata”? (…) L’unica cosa da chiedere alle persone che vivono una relazione contro natura è di convertirsi e di conformarsi alla Parola di Dio.

Con il Catechismo della Chiesa Cattolica (2358-2359), possiamo fare ulteriore chiarezza dicendo: “Un numero non trascurabile di uomini e di donne presenta tendenze omosessuali profondamente radicate. Questa inclinazione, oggettivamente disordinata, costituisce per la maggior parte di loro una prova. Perciò devono essere accolti con rispetto, compassione, delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione. Tali persone sono chiamate a realizzare la volontà di Dio nella loro vita, e, se sono cristiane, a unire al sacrificio della croce del Signore le difficoltà che possono incontrare in conseguenza della loro condizione. Le persone omosessuali sono chiamate alla castità.

Attraverso le virtù della padronanza di sé, educatrici della libertà interiore, mediante il sostegno, talvolta, di un’amicizia disinteressata, con la preghiera e la grazia sacramentale, possono e devono, gradatamente e risolutamente, avvicinarsi alla perfezione cristiana”. (…) La Parola di Dio trasmessa dalla Sacra Scrittura e dalla Tradizione è quindi il solo fondamento solido, il solo fondamento di verità su cui ogni conferenza episcopale deve poter costruire una pastorale di misericordia e di verità verso le persone omosessuali. Il Catechismo della Chiesa Cattolica ci offre una sintesi potente, risponde al desiderio del Concilio Vaticano II « di condurre tutti gli uomini, facendo risplendere la verità del Vangelo, a cercare e ad accogliere l’amore di Cristo che sorpassa ogni conoscenza » [4].

Devo ringraziare le conferenze episcopali che hanno già fatto quest’opera di verità, in particolare quelle del Camerun, del Ciad, della Nigeria, ecc., di cui condivido e faccio mie le decisioni e la ferma opposizione alla dichiarazione “Fiducia supplicans”. Dobbiamo incoraggiare le altre conferenze episcopali nazionali o regionali e ogni vescovo a fare lo stesso. Facendo così, non ci opponiamo a papa Francesco, ma ci opponiamo fermamente e radicalmente a un’eresia che mina gravemente la Chiesa, Corpo di Cristo, perché contraria alla fede cattolica e alla Tradizione. (…)

L’Africa ha una viva coscienza del necessario rispetto della natura creata da Dio. Non si tratta di apertura mentale e di progresso sociale come pretendono i media occidentali. Si tratta di sapere se i nostri corpi sessuati sono il dono della saggezza del Creatore o una realtà priva di significato, se non artificiale. (…) Consentitemi inoltre di non cadere in vani cavilli a proposito del significato della parola benedizione. È ovvio che possiamo pregare per il peccatore, è ovvio che possiamo chiedere a Dio la sua conversione. È ovvio che possiamo benedire l’uomo che, poco a poco, si rivolge a Dio per chiedere umilmente la grazia di un cambiamento vero e radicale della sua vita.

La preghiera della Chiesa non si rifiuta a nessuno. Ma non può mai essere deviata facendola diventare una legittimazione del peccato, della struttura del peccato, o anche dell’occasione prossima del peccato. Il cuore contrito e penitente, anche se è ancora lontano dalla santità, deve essere benedetto. Ma ricordiamoci che, di fronte al rifiuto della conversione e all’irrigidimento, dalla bocca di san Paolo non esce nessuna parola di benedizione ma piuttosto questo avvertimento: « Tu, con il tuo cuore duro e ostinato, accumuli collera su di te per il giorno dell’ira e della rivelazione del giusto giudizio di Dio, che renderà a ciascuno secondo le sue opere’” (Rm 2,5-6). (…)

Non si abbia quindi paura se non siamo compresi e approvati dal mondo. Gesù ce l’ha detto: “Il mondo odia me, perché di esso io attesto che le sue opere sono cattive” (Gv 7,7). Solo quelli che appartengono alla verità possono intendere la sua voce. Non spetta a noi essere approvati e fare unanimità. Ricordiamo il grave monito di papa Francesco all’inizio del suo pontificato: « Noi possiamo camminare quanto vogliamo, noi possiamo edificare tante cose, ma se non confessiamo Gesù Cristo, la cosa non va. Diventeremo una ONG assistenziale, ma non la Chiesa, Sposa del Signore… (Fonte foto: Imagoeconomica)

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