«E dove c’è sofferenza, c’è sempre dietro un guadagno» (tratto da Si scrive schiavitù si legge libertà, di Federico Lucia, in arte Fedez).
Tra il panettone ed il pandoro, in tutta onestà, ho sempre preferito il primo: non so resistere a frutta candita e uvetta, lo confesso. Quest’anno, però, chiederò, al termine del pranzo in comunità con le mie consorelle, una fetta di pandoro. Conosco i miei polli e fermo subito i detrattori della vita religiosa: pandori e panettoni ci arrivano dalla bontà dei nostri amici e dei nostri familiari: che non si dica che le suore ricche spendono soldi per il dolce di Natale invece di cibarsi di carrube come il Figliol prodigo di evangelica memoria.
Ma torniamo a noi: chiederò una fetta di pandoro per solidarietà al cantante Fedez e alla sua consorte, sig,ra Chiara. Del resto la compassione, nel suo significato etimologico, è uno dei tratti caratterizzanti la vita religiosa cui certo non intendo sottrarmi. In tutta sincerità sono rammaricata per tutta la vicenda. Non entro nel merito della questione anche perchè cosa può saperne una suora delle cose del mondo? Poco o niente. Dagli echi della vicenda che giungono nel chiostro, in tutta franchezza, mi sembra di cogliere una solenne caduta di stile: da una parte il video della signora Chiara, con voce rotta dalle lacrime, struccata e in abito grigio, forma moderna del sacco o del cilicio dei penitenti (cose da Medioevo, è ovvio), dall’altra il video dell’aitante consorte che, giustamente, come è dovere di tutti i mariti, prende le difese della moglie. La bellezza del focolare domestico.
Peccato che il Nostro citi dati non corrispondenti alla realtà, visto che i posti di terapia intensiva realizzati, nei drammatici frangenti della pandemia, grazie alla raccolta fondi promossa dai filantropi coniugi, non sono stati 150 ma molti ma molti di meno, ossia 14, come ci dicono i dati forniti da Regione Lombardia che, alla fine, i conti li sa fare. Insomma, insomma, una brutta storia, davvero. L’ombra della meschinità sulla beneficenza unita all’onta di dati scorretti. No, no, un comportamento che non si addice a dei veri maestri di stile quali i nostri simpatici coniugi desiderano essere per quei miserelli che di stile non ne hanno e lo vogliono avidamente apprendere proprio da loro.
Del resto, a che servono gli influencer se non a questo? Benedetta sia la loro presenza nella nostra società. Poi, se devo dirla tutta tutta, ma proprio tutta, a me sembrava che la beneficenza fosse un’altra cosa, ma è chiaro che la mia è una visione parziale, dettata dalle mura del convento: cioè per me la beneficenza si basa sulle parole di un Tale vissuto duemila anni fa del quale nei prossimi giorni ricorderemo la nascita. Quel tale, che ai perbenisti dell’epoca non le mandò a dire fino a rimetterci la pelle, disse: «Non sappia la destra ciò che fa la sinistra». E si riferiva alle mani, non alla politica (Fonte foto: Imagoeconomica)
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