L’occasione è stata la rinfrescata alle pareti della scuola media. Siamo a Carpi e la preside dell’istituto comprensivo Focherini, Federica Ansaloni, durante i lavori estivi di ristrutturazione della scuola secondaria di primo grado appartenente al plesso di cui è la dirigente, ha dato disposizione che i crocifissi non venissero più riappesi alle pareti. Anche una volta asciugatasi la pittura, si intende. Particolarmente asciutta e un tantino irritante è stata anche la replica della preside alle reazioni ferme e composte di insegnanti e genitori, che le hanno inviato una lettera per manifestarle la loro contrarietà e il loro turbamento per una simile decisione:
«Il crocifisso è un simbolo religioso. Qui siamo in una scuola, non in una chiesa – ha affermato (…) -. Per questo ho ritenuto di fare togliere i crocifissi dalle aule, questa estate, in occasione di alcuni lavori di ristrutturazione e pittura dei locali dell’istituto.». Ciò che chiedono i firmatari della lettera, della quale la dirigente scolastica dice di non essere venuta a conoscenza, sono le motivazioni alla base di un tale provvedimento, anche perché non ha affatto le sembianze di un provvedimento, piuttosto quelle di un’imposizione d’ufficio, fatta passare con la complicità delle aule deserte (per i famosi tre mesi di vacanza dei docenti, che non sono per niente tre).
Quello che maggiormente li ha sorpresi e turbati, oltre alla modalità – una tra le prime ad accorgersi dell’assenza dei crocifissi è stata l’insegnante di religione al rientro dalla pausa estiva – è il valore che il simbolo cristiano per eccellenza veicola; per tutti, non solo per chi si definisce credente e praticante. A dire la verità sul fatto che il crocifisso sia carico di significato pare d’accordo anche la signora Ansaloni che, in nome di una malissimo intesa laicità, lo ritiene però accettabile solo in chiesa.
Siamo in Emilia, viene facile pensare a schermaglie in stile Peppone e Don Camillo; da una parte l’irritazione istintiva per tutto ciò che fa sagrestia, dall’altra la difesa orgogliosa e tenace di ciò che la fede cattolica significa per il popolo. In questo caso non c’è (ancora?) un paese intero a sollevarsi, ma una discreta rappresentanza della popolazione scolastica che chiede conto alla responsabile di una decisione grave che non intendono subire in silenzio. Colpisce e rallegra anche la resistenza pacifica di alcuni docenti e collaboratori scolastici della primaria e della scuola dell’infanzia parte dello stesso istituto comprensivo che «in alcuni casi non hanno dato seguito alla direttiva e in tali sedi tuttora i crocifissi sono in aula».
Genitori e docenti si chiedono se sia veramente questa- «la strada giusta che rispetta pienamente la sensibilità e la libertà di coscienza di tutti; in tanti, (questa decisione ha suscitato, Ndr) un senso comune di ’perdita’, che non è solo religiosa, ma della nostra più profonda identità che quel simbolo rappresenta indiscutibilmente». Sembra che la preside sia riuscita nell’impresa di irritare democraticamente tutti, quindi; anche chi mal tollera le difformità procedurali. La modalità utilizzata, ricordano infatti i docenti, «non trova riscontro in nessuna attuale normativa scolastica».
Anzi, esiste una sentenza della Corte di Cassazione, la numero 24414 delle Sezioni Unite Civili, che il 9 settembre del 2021 si è chiaramente espressa in merito: «L’aula può accogliere la presenza del crocifisso quando la comunità scolastica interessata decida in autonomia di esporlo eventualmente accompagnandolo con i simboli di altre confessioni presenti nella classe e in ogni caso ricercando un ragionevole accomodamento tra eventuali posizioni difformi».
L’affissione obbligatoria, per contro, è definita sempre nella stessa sede, incostituzionale. Ma qui il punto è proprio questo: il crocifisso è un promemoria silenzioso che, una volta sottratto all’esperienza quotidiana e condivisa, in tanti desiderano che torni al suo posto. Nessuno si sentiva offeso perché costretto a incappare nella vista di Gesù Cristo in croce. Preside esclusa. (Foto: Imagoeconomica)
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