Il 29 maggio 1874 nasceva a Londra Gilbert Keith Chesterton, autore e giornalista, ha dominato la prima metà del Novecento. Oggi sono dunque 150 anni e parlare brevemente di Chesterton diventa sempre più difficile. Scrittore poliedrico e versatile, si è reso famoso soprattutto per i suoi romanzi gialli con protagonista padre Brown – straordinario sacerdote investigatore. Ridurlo però a questo sarebbe sbagliato, visto che è stato anche autore di saggi storici, politici e filosofici. Capace di sondare l’animo umano in tutte le sue sfaccettature, è d’obbligo ricordarlo per il suo stile unico. Lucido, profondo, ironico e profetico, definito alla sua morte da papa Pio XI “defensor fidei”, può dire ancora molto alla società di oggi. Abbiamo provato a farlo parlare attraverso il presidente della Società chestertoniana italiana, Marco Sermarini.
Si festeggiano oggi i 150 anni dalla nascita di Chesterton, qual è la sua più grande eredità? «(Ride). Una? Un patrimonio! In primis, l’idea della stretta correlazione tra la fede cattolica e la ragione. E poi anche il senso dell’umorismo, non prendersi mai troppo sul serio. (Ride). Dovrei farlo anche io! È per tutti!».
Nel mondo cattolico sembra che questa ironia si stia perdendo. Basti guardare la faccia della stragrande maggioranza delle persone quando esce dalla Messa… «Un disastro».
Come si recupera? «Leggendo assiduamente Chesterton! Lui lo dice in fondo all’Ortodossia “la gioia è il gigantesco segreto del cristiano”, mentre tutto quello che luccica fuori e che intristisce anche noi, è il paganesimo. “I pagani ridevano per le minuzie, per le cose piccole”, diceva Chesterton, “invece il cristiano ride e sorride per le cose grandi”. Il senso della vita, il fatto che abbiamo un destino buono, ce lo dobbiamo meritare sì, ma abbiamo una buona prospettiva, perché lagnarsi? Non c’è motivo. Abbiamo tante cose su cui lavorare, invece che compiangerci, secondo me. E il motivo principale è questo che dice Chesterton: “Il cristiano è il padrone di una grande gioia”, la gioia della Resurrezione di Gesù Cristo, questo non dobbiamo mai scordarcelo. Che cosa vogliamo di più? Posso raccontarle un fatto?».
Certo. «Chesterton era uno che se la godeva. Godeva delle piccole cose! Una storia che mi ha sempre colpito moltissimo. Vera, ma mai raccontata. Chi conosce Chesterton, la sua biografia, sa che lui amava le persone più umili, con le quali si fermava spesso a parlare. Al paese dove abitava [Beaconsfield, n.d.r.]c’era una bambina, morta forse una decina di anni fa ultranovantenne, figlia di una signora che raccoglieva funghi nei dintorni. La bambina tutti i sabati mattina andava a casa dei Chesterton a lasciare questi funghi, lasciandoli al primo che incontrava, alla cameriera o alla moglie. Quando Chesterton vedeva quei funghi e chiedeva chi li avesse portati, gli rispondevano “una bambina” e lui si arrabbiava. Perché nessuno gli ci aveva fatto parlare. Il sabato successivo l’aspettò al varco e sulla porta ci si fermò a parlare lungamente. Che significa questo? Magari dovrei citare qualche passo importante, ma io cito questo fatto che ai più sembrerà stupido perché secondo me è l’emblema della sua santità. Stava bene con i suoi consimili ed era felice di stare con le persone semplici perché lui si considerava così. Disse una volta “Dio ama la gente comune perché ne ha fatta molta”».
Per concludere, le chiedo un commento su quest’aforisma di Chesterton: «È dunque il paradosso della storia che ogni generazione sia convertita dal Santo che più la contraddice», diceva riferendosi a san Tommaso d’Aquino. Secondo lei oggi il cristiano a quale più grande contraddizione è chiamato? «La contraddizione delle contraddizioni! Andare contromano rispetto al mondo. L’arte principale! Il cristiano si caratterizza per questo! Per questo motivo il mondo non lo capisce».
E va bene così, quindi. Perché oggi più che mai sembra che il cristiano debba un po’ assomigliare al resto del mondo… «Per l’amor di Dio! Il mondo è così noioso. Quello che ha fatto il Padre eterno è interessantissimo. “Dio è animato da un entusiasmo infantile”, diceva Chesterton, “fa le margherite tutte uguali. Ancora ancora ancora, come dicono i bambini”, scrive nell’Ortodossia. Il mondo è palloso, diciamo le cose come stanno! Si può dire? Si inventa delle cose cervellotiche, pallose. Visti i cartoni, i fumetti che vanno ora? I giovani si intossicano con queste cose noiose. Il mondo è noioso. Dio l’ha fatto interessante, va riscoperto». (Fonte foto: Facebook – screenshot, Richjgill, YouTube)
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