Alla Marcia per la Vita di Roma erano presenti anche gli esponenti di «Save The 1», con i loro cartelli. E’ un’associazione statunitense che ha come tratto specifico quello di ricordare che l’aborto è un crimine anche in caso di concepimento dovuto a uno stupro. O, detto meglio, che una vita ha un valore infinito anche se è nata da una violenza. Che il suo bene sommo supera il male delle origini. E che l’essere è sempre incomparabilmente meglio del non-essere.
E’ questo un punto di fronte a cui anche chi è sinceramente contro l’aborto spesso preferisce tacere o svicolare, perché agli orecchi del mondo suona come una follia.
Ma quelli di «Save the 1» non hanno il minimo timore reverenziale, anche perché sono testimoni in prima persona di quello che dicono: sono figli e figlie di violenza che sono sfuggiti all’aborto e che ora ringraziano Dio per essere nati e le proprie madri per aver portato a termine la loro gravidanza. Sono storie toccanti, spesso sconvolgenti, a partire da quella di Rebecca Kiessling, la presidente di «Save the 1». Sono state raccolte in un documentario, da poco aggiornato, che merita di essere visto (per ora è solo inglese).
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