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Cristianofobia record in Eritrea, ma i cristiani conservano la fede anche dopo anni di carcere duro
NEWS 18 Febbraio 2015    

Cristianofobia record in Eritrea, ma i cristiani conservano la fede anche dopo anni di carcere duro

Solo nelle ultime tre settimane sono stati 22 i cristiani arrestati in Eritrea, che occupa il 9° posto della lista dei Paesi cristianofobi stilata dall’organizzazione internazionale Open Doors facendo così parte –  nel 2015 – delle 10 nazioni dove più si perseguitano i cristiani al mondo.

Il 23 gennaio, a Barentù, 6 cristiani sono stati prelevati dalle loro case da agenti del governo, mentre altri 4 sono stati arrestati per strada; il 6 febbraio altri agenti hanno arrestato 12 cristiani che presenziavano a un matrimonio in una casa privata sempre a Barentù (sappiamo che solo 3 sono stati rilasciati, ma degli altri nulla). «Nel 2014 si è toccato il record di eritrei in fuga dal loro paese. Il numero che richiedono asilo politico in Europa è triplicato nei primi 10 mesi del 2014. In migliaia cercano rifugio in Sudan, oltre 6.000 hanno valicato il confine con l'Etiopia nel solo mese di ottobre», racconta il dott. Rossum Mesfin, un forte oppositore del governo del Presidente Isayas Afewerki.

Le condizioni che questi cristiani affrontano nelle carceri eritree rimangono inumane. Per alcuni, oltre a celle in container metallici e condizioni igieniche insostenibili, spettano solo 70 gr. di pane e un paio di bicchieri di tè al giorno per alimentarsi. Eppure riceviamo testimonianze di vittoria tra i cristiani. «La Chiesa in Eritrea è passata attraverso continue sofferenze e prove negli ultimi 12 anni, ma Dio ha mantenuto le promesse mantenendola salda e protetta dal male», spiega una persona autorevole che però desidera rimanere (per ovvie ragioni) anonimo. Nonostante le difficoltà, le campagne di arresti (spesso mirate ai leader di chiesa) e i continui abusi contro i cristiani, molte chiese hanno visto il numero di credenti aumentare sensibilmente. «Siamo immersi in questa battaglia spirituale pregando ferventemente e costantemente. E ne abbiamo visti i risultati», ci spiega un altro eccelesiastic. «Ringraziamo Dio perché non siamo soli», riferendosi ora a tutti i cristiani che nel mondo sostengono la Chiesa eritrea attraverso Porte Aperte.