Dice l’Agenzia ANSA che l'uomo di Neanderthal si è estinto ben prima di quanto si pensasse, ovvero circa 40mila anni fa. La sua scomparsa dal continente europeo sarebbe infatti avvenuta gradualmente, a macchia di leopardo, dando così la possibilità di “incontri ravvicinati” con gli uomini moderni che avevano già fatto la loro comparsa in diverse zone, come nel sud Italia.
A rivelarlo – affarma sempre l'ANSA – è la datazione ultraprecisa dei reperti archeologici raccolti in 40 siti sparsi dalla Russia fino alla Spagna che è stata presentata in uno studio pubblicato sul periodico Nature e condotto dagli archeologi dell'università di Oxford guidati da Tom Higham, in collaborazione con diversi ricercatori delle università di Genova, Trento, Ferrara e Siena.
Menomale che la datazione in questione è – come dice l'ANSA, presumibilmente riprendendo questa autovalutazione dalla medesima Università di Oxford che ha effettuato questo nuovo rilevamento – «ultraprecisa» perché con tutta evidenza fino a ora non lo è stata anche se tutti lo abbiamo creduto perché ce l’hanno fatto credere.
Fino a ora, infatti, sull'uomo di Neanderthal è stato detto dell'altro. Anzi, sulle origini dell'uomo stesso si è abbondantemente sempre detto dell'altro: sulla sua presunta nascita, sui suoi presunti sviluppi, sugli presunti generi e specie che ne avrebbero popolato la storia. Niente di male, per carità: la scienza è infatti sperimentale per definizione e quindi in continua (absit iniuria verbis) evoluzione…
Irrita soltanto il fatto che le scoperte in continua mutazione fisiologica della scienza vengano invece sempre spacciate per vere, definitive e certe: basta sfogliare un qualsiasi manuale scolastico per sincerarsene o fare quattro pasi in un qualunque museo di storia naturale. È insomma l'assertività tanto perentoria quanto indebita delle affermazioni scientifiche che lascia perplessi; ancora adesso. La nuova datazione che viene definita «ultraprecisa» lo sarà come tutte quelle non precise che l’anno preceduta? In questo gioco in cui il giudice e il giudicato sono la medesima persona (l’équipe dell'Università di Oxford guidata da Tonm Higham con diversi collaboratori italiani), chi può assicurarci del contrario. Nessuno, per statuto stesso della scienza.
Niente di male, sottolineiamolo ancora. Ma basterebbe dirlo. Come basterebbe per esempio dire che anche quell'immagine dell'uomo di Neanderthal che l'ANSA utilizza per illustrare l'articolo (e che anche noi per questo proponiamo) è una mera ricostruzione operata dal Natural History Museum di Londra, arbitraria come lo sono tutte le ricostruzioni fatte in assenza di dati empirici incontrovertibilmente accertati come tali. Un po' come la storia delle pelli multicolor dei dinosauri, buone più per i fumetti dei nostri ragazzi che per i testi scientifici, ma sempre utilissime per farci credere che "lorsignori" sanno a mena dito cose che invece ancora non sanno affatto ma che c’insegnano dottamente ogni giorno…
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