Domattina alle ore 10:30 inizierà la seduta d’aula del Consiglio regionale del Veneto con all’ordine del giorno l’esame della proposta di legge popolare sul Fine vita, promossa dall’associazione Luca Coscioni. Si tratta di un progetto legge che disciplina “Procedure e tempi per l’assistenza sanitaria regionale al suicidio medicalmente assistito” definito «una forzatura ideologica, ingiusta e incostituzionale» dal network Sui Tetti e che il 18 ottobre scorso aveva incassato una nota molto critica, intitolata Suicidio assistito o malati assistiti anche da parte dei vescovi del Triveneto.
Quanto alla compagine di governo del Veneto, è noto come il Presidente Luca Zaia si sia detto fin da subito a favore di quel ddl pro suicidio assistito. Una posizione che trova una significativa divergenza già all’interno della stessa Lega, se si pensa a quanto dichiarato da Andrea Ostellari, sottosegretario alla Giustizia (peraltro nato proprio in Veneto, a Campo San Martino, in provincia di Padova), il quale, in un’intervista al Mattino di Padova, ha dichiarato, pur esprimendo «rispetto per la posizione del governatore», che «lo Stato non deve aiutare a morire, ma a vivere nelle migliori condizioni possibili».
Ma differenti vedute sul fine vita, rispetto a quella del governatore, si hanno anche nella sua stessa Giunta, con l’Assessore all’Istruzione e alla Formazione della Regione, Elena Donazzan, che in un comunicato si è detta molto preoccupata per quello che potrebbe avvenire con il voto di domani. Il Timone l’ha contattata per capire meglio la sua posizione, in queste ore assai delicate.
Assessore Donazzan, con riferimento al voto di domattina, Lei lo ha definito «un rischio». Teme un’approvazione di questo ddl?
«Temo un’approvazione, perché ho sentito le pressioni che sono intervenute».
Che tipo di pressioni?
«Pressioni esterne – nel senso di pubblica opinione e da parte di quanti sostengono che quello oggetto del ddl sarebbe un atto di civiltà, insomma -, ma anche pressioni interne. C’è stata una posizione molto forte che ha voluto tenere il presidente Zaia, che è certo un punto di riferimento per i consiglieri della maggioranza e in particolare per quelli eletti nella lista Zaia e nella lista Lega, che sono la maggioranza assoluta; cioè loro potrebbero governare da soli in qualche modo il Veneto. Quindi sono preoccupata? Sì, lo sono. Anche perché mai avrei pensato che il Veneto potesse essere il primo Consiglio regionale a discutere un tema simile».
Cioè?
«Questa è una legge, come già ho avuto modo di dire, che non dovrebbe essere approvata da un Consiglio regionale che sta decidendo fuori dalle sue competenze normative, e anche in termini di contenuto è quanto di più distante dalla cultura veneta, della presa in carico, della cura, dell’accompagnamento dei fragili. Quindi è veramente una legge che appare stridente proprio per il Veneto e che, mi chiedo, se possa o meno determinare una tendenza».
In effetti.
«Io sono preoccupata e spero che ciascun consigliere, al di là delle pressioni interne ed esterne, possa riflettere».
I dati Agenas – l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali – dicono come il pur virtuoso Veneto abbia da fare sulle cure palliative dato che appena il 26% delle Usl è dotato di équipe specialistiche, negli hospice mancano 247 posti letto, solo il 12% delle Usl gode d’un servizio 24 ore su 24, il 27% ha specialistici il Medicina palliativa il 32% è finora riuscito ad essere seguito a casa, con le cure palliative. Non teme che aprendo al cosiddetto “diritto di morire” questo fronte assistenziale rischi di passare in secondo piano, in favore della cultura dello scarto?
«Sì, infatti una tra le mille domande aperte, in modo molto laico, è questa: ma io, eletta in Consiglio regionale del Veneto, ho fatto tutto quello che avrei dovuto fare per garantire le cure palliative, l’accompagnamento del malato, l’accompagnamento della sua famiglia – perché poi è un dramma che, ahimè, lasciamo tutto nelle case dove si consuma questo dolore. Invece la Legge nazionale e la sentenza della Corte Costituzionale che va richiamata – quella sì fino in fondo -, dice che tutto dovremmo avere una certa percentuale di strutture dedicate e di servizio offerti».
La sua posizione è quella di tutta Fratelli d’Italia?
«Fratelli d’Italia su questo è stata netta, sì. Io l’ho articolata ai miei colleghi in Commissione e soprattutto il collega Enoch Soranzo è stato molto efficace e molto preparato. Tanto che in Commissione non si è arrivati al voto, grazie a Fratelli d’Italia che ha sollevato una serie di eccezioni di costituzionalità, di competenza – in questo caso della Commissione e quindi nell’entrate nel merito in termini di diritto e in termini di valore».
Dato che l’ha citato prima lei, il presidente Zaia, le chiedo se secondo Lei questa divergenza – per non dire spaccatura – non rischia di pregiudicare i già delicati equilibri per un futuro mandato leghista e di Zaia stesso a livello regionale?
«In realtà, questo tema non è entrato nel dibattito, se vuole, politico di coalizione amministrativa della Regione del Veneto. Si è lasciato fuori, perché si sta facendo appello – ma lo stesso presidente lo ha fatto – al singolo. Fratelli d’Italia è invece l’unico partito che ha tenuto una posizione invece proprio completa di partito. In queste ore la Lega a rilasciare interviste – penso al Sottosegretario Ostellari e a quella del loro responsabile della vita -, non so se sono tardive, ma io spero sortiscano un effetto. Fratelli d’Italia certamente è l’unico partito nazionale e locale il cui gruppo consiliare si è espresso in maniera unanime».
(Foto: Imagoeconomica)
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