Già a partire dal titolo Repubblica dimostra quanta ideologia si nasconda dietro le critiche ai manifesti o ai cartelloni pro-vita. «Cartellone anti-abortista nella sala per le donne che aspettano l’interruzione volontaria della gravidanza», dove “anti-abortista” starebbe a descrivere, in realtà, la semplice attuazione di una parte della legge 194. Per quanto rimanga una legge iniqua, ricordiamo infatti che la stessa prevede l’aiuto alla gestante in difficoltà stabilendo che «il consultorio o la struttura socio-sanitaria, oltre a dover garantire i necessari accertamenti medici» abbiano «il compito in ogni caso, e specialmente quando la richiesta di interruzione della gravidanza sia motivata dall’incidenza delle condizioni economiche, o sociali, o familiari sulla salute della gestante […] di promuovere ogni opportuno intervento atto a sostenere la donna, offrendole tutti gli aiuti necessari sia durante la gravidanza sia dopo il parto» (art. 5).
Ora, fatte le dovute premesse, andiamo oltre al titolo dell’articolo odierno di Repubblica online nella sua edizione fiorentina. Siamo a Firenze, nel presidio ospedaliero Palagi, punto di riferimento per l’ostetricia e la ginecologia. Una donna si trova nella sala d’attesa per le interruzioni volontarie di gravidanza quando vede un cartellone con l’immagine sfocata di una donna che osserva il test di gravidanza positivo, con la scritta «sei in difficoltà a causa di una gravidanza? Ti ascoltiamo».
Sfido chiunque a definire violento o minaccioso il tono di questa semplice frase, ma la donna in questione ha riferito di essersi «sentita mancare», nello specifico quando ha letto la scritta «SosVita». Se fosse stato un sostegno psicologico «disinteressato» – così lo definisce l’articolo – deduciamo che non sarebbe rimasta troppo turbata. Ma Repubblica parla di «un’ingerenza» che mette a rischio l’attuazione della 194, «perché quel servizio di ascolto è collegato a Movimento per la Vita, che da statuto si pone “l’obiettivo di difendere e promuovere il valore della vita umana dal concepimento alla morte naturale». Proseguendo la lettura si apprende che questo cartellone sarebbe stato «piazzato lì da un uomo lunedì sera».
Riassumendo, la reazione sarebbe stata giustificata perché si tratta di un movimento pro-vita che lederebbe in qualche modo la decantata autodeterminazione delle donne. Peccato però che dalle parole si è passati con estrema velocità ai fatti. La donna scatta una foto che circola come forma di denuncia fino ad arrivare all’attenzione degli assessori regionali Alessandra Nardini e Serena Spinelli, l’assessore alla salute Simone Bezzini. Quest’ultimo richiede l’immediato intervento al direttore della Asl. «Le donne hanno il diritto di scegliere, il diritto di autodeterminarsi. Viviamo una fase storica in cui questa conquista, ottenuta e difesa grazie alle battaglie portate avanti da tantissime donne, viene di fatto continuamente messa in discussione. La Regione Toscana si è sempre impegnata per la piena e corretta applicazione della legge, garantendo fin da subito anche la possibilità dell’aborto farmacologico. Sui diritti delle donne non si torna indietro», ci tiene a specificare l’assessore Nardini.
Risultato? Ieri il cartellone pubblicitario è stato rimosso. Apprendiamo dal comunicato del Movimento per la Vita che SosVita nasce come strumento di emergenza per fornire ascolto 24/24h e 7/7 via telefono e via chat a donne in gravidanza o a donne che abbiano già ricorso all’aborto. Perché comunque, che le femministe abortiste si tappino un istante le orecchie, anche queste ultime possono avere bisogno di essere ascoltate, accolte con interesse, anziché disinteressatamente. Il solo interesse in gioco infatti è quello della donna che riceve un servizio di ascolto e di aiuto «portato avanti unicamente da volontari, che non percepiscono dunque né un compenso né alcun tipo di “interesse” per il loro servizio. Al contrario, dedicano il loro tempo, sia attraverso il servizio che attraverso corsi di formazione continua, regalandolo alla società, che fa ancora difficoltà a offrire supporto a gravidanza e maternità».
Se si parla allora di «piena e corretta applicazione della legge», dobbiamo far riferimento al pacchetto completo. Il cartellone rientra nelle misure che offrono un’alternativa all’aborto e danno quindi pieno compimento alla 194. In ultimo, ci teniamo a specificare che l’affissione del materiale sia stata portata avanti previa autorizzazione e non abusivamente, come si deduce dai toni di Repubblica. Al di là dell’ideologia che offusca il fatto oggettivo, non sarà forse che quella semplice frase sussurra al cuore della donna qualcosa che nessuno può rimuovere? Come la certezza che anche quella vita silenziosa – e indifesa – avrebbe dei diritti.
(Fonte foto: Pexels.com)
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