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«Gay per il Regno». Cronaca del primo forum italiano dei cristiani omosessuali ad Albano Laziale
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30 Ottobre 2014

«Gay per il Regno». Cronaca del primo forum italiano dei cristiani omosessuali ad Albano Laziale

È passato sotto relativo silenzio il primo Forum italiano dei cristiani omosessuali, ospitato nella casa dei padri Somaschi nella diocesi di Albano Laziale, la scorsa primavera. Di seguito la cronaca di quell'incontro fatta a suo tempo dall'agenzia ultra-progressista Adista.
 
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Che ci sia stato il 1.mo Forum Italiano dei cristiani omosessuali (dal 26 al 28 marzo scorsi ad Albano Laziale) è già una notizia. Che questo evento sia stato ospitato in una struttura religiosa, la casa dei padri Somaschi, è certamente un’altra, positiva, notizia. Ma la notizia vera è la forte partecipazione, più di 100 persone provenienti dai molti gruppi presenti sul territorio nazionale, di tante e tanti gay credenti, a testimonianza che “il tempo del silenzio è finito” e che il movimento ha ormai superato definitivamente la fase “catacombale”, come dimostrano i recenti contatti avvenuti con le diocesi di Torino e Cremona (v. Adista n. 123/09).

Una presenza che cresce

I lavori del Forum si sono aperti il pomeriggio del 26, alla presenza di Enric Vilâ Lanao, presidente dell'European Forum of Lesbian, Gay, Bisexual and Transgender Christian Groups (l’organismo continentale che riunisce i gruppi di cristiani omosessuali): segno di una capacità di collegamento che travalica ormai i confini nazionali. La sera del 26 i partecipanti hanno assistito alla proiezione del film-documentario “L’altra metà del cielo” (Italia 2008, regia di Salima Balzerai), alla presenza dell’autrice, Maria Laura Annibali, militante del movimento lesbico romano che ha intervistato se stessa e altre donne affrontando le tematiche più “calde” della questione omosessuale e mettendo in discussione vecchi cliché su gay, fede, stabilità delle relazioni affettive, età dei partner.

La mattina di sabato sono stati presentati i dati del Rapporto 2010 sui gruppi di cristiani omosessuali in Italia che i volontari del Progetto Gionata (www.gionata.org) hanno raccolto presso tutti i gruppi di credenti italiani, dal novembre al dicembre 2009, con l’intento di far uscire questa realtà da quella linea d'ombra in cui, spesso, è stata tenuta. 24 pagine fitte di grafici e dati che testimoniano del cambiamento che attraversa sempre più le comunità cristiane italiane, cattoliche ed evangeliche, sempre più attente ad accogliere e a confrontarsi con queste realtà. Sono 538 gli omosessuali credenti italiani legati a realtà di vita comunitaria presi in considerazione dal Rapporto; appartengono a 21 diversi gruppi, costituiti all’84% da uomini e per il restante 16% da donne. Se si aggiungono anche i 2 gruppi che non hanno partecipato alle rilevazioni, e i 3 le cui risposte non sono state inserite nel rapporto (le informazioni fornite dal gruppo In Cammino di Bologna sono state inviate oltre il limite di tempo indicato per partecipare alla ricerca; i dati forniti dalla Rete Evangelica Fede e Omosessualità e dal gruppo L’albero di Salvarano non sono invece stati inseriti a causa del rischio di duplicazione dei dati, essendo la prima un’organizzazione nazionale formata da più gruppi presenti in diverse realtà; l’altra, una realtà intergruppi), si arriva ad un totale di oltre 700 gay credenti dichiarati, sul territorio nazionale, inseriti in una realtà di gruppo. Minoritaria in termini assoluti, la presenza femminile (quasi sconosciuta in passato), risulta però notevolmente cresciuta negli ultimi anni e si sta consolidando: vi sono infatti gruppi formati ormai per il 40% da donne, ed in alcune realtà le donne rivestono ruoli di responsabilità. Viaggia invece sul 7% medio annuo l’incremento a livello nazionale dei partecipanti ai gruppi di gay credenti: un dato che deriva dalla differenza tra i molti nuovi arrivi (20%), e il consistente numero di abbandoni (13%). Colpisce poi che l’81% dei gruppi siano di tipo informale (senza cioè uno statuto, né un riconoscimento giuridico), anche se esistono e lavorano da molti anni. Più comprensibile, perché in gran parte spiegabile con la difficile accettazione da parte dell’autorità ecclesiastica, il fatto che solo 5 gruppi siano diretti da preti o pastori. Ma ci sono anche casi in cui preti e pastori partecipano alle attività dei gruppi senza rivestire alcun ruolo all’interno delle comunità, oppure in veste di collaboratori dei laici che guidano il gruppo. In ogni caso, i gay cattolici che fanno parte dei gruppi sono praticanti nel 52% dei casi, a fronte di una pratica religiosa cattolica in Italia che si attesta sul 37%.

Gli anatemi vaticani e la “soggettività di massa”

Ospite della mattinata anche Marco Politi, oggi vaticanista del Fatto quotidiano. Il suo intervento non poteva che prendere avvio dai temi più immediatamente “politici”. Il giornalista ha infatti accennato ai continui interventi della gerarchia nella sfera politica, che – ha detto – non incidono in maniera significativa, perché “convincono solo chi è già convinto”, e di conseguenza non spostano una apprezzabile quantità di voti. Ormai, ha rilevato il vaticanista, c’è “una soggettività di massa in campo etico e religioso”, e l’opinione pubblica cattolica è impermeabile ai continui interventi dei propri vertici. Del resto, ha commentato Politi, la Chiesa cambia e si evolve, nonostante tutto. Lo prova “anche il fatto stesso che il convegno dei gruppi gay credenti si sia potuto svolgere proprio all’interno di un prestigioso istituto religioso, di preti per giunta, come quello dei padri somaschi. In un territorio, quello di Albano, che è sempre stato uno dei ‘feudi’ del card. Camillo Ruini. Solo 10 anni fa un evento del genere sarebbe stato impensabile”. Anche la montante violenza xenofoba ed omofoba, ha rilevato Politi, si spiega in questa chiave: “Quella dei gay (analogamente a quella dei migranti o di altre minoranze) non è più una presenza ghettizzata. È ormai diffusa e integrata nel nostro tessuto sociale. Ed è proprio di fronte a questo nuovo ed ineluttabile scenario che si scatena la xenofobia di gruppi minoritari”.

La mattina di domenica sono state presentate le attività di diversi gruppi. In uno spirito ecumenico, visto che al convegno era presente anche il gruppo Varco di Milano (acronimo che sta per “VAlorizzazione e Riconoscimento della Comunità Omosessuale”), che riunisce credenti delle Chiese Battiste, Metodiste e Valdesi.

Gay per il Regno

Per tutti, un modo per rivendicare la propria identità individuale e di gruppo ma, soprattutto, la propria volontà di sentirsi pienamente credenti anche e proprio in virtù del fatto di essere gay. Una condizione che non limita, ma che può anzi accrescere la ricchezza di un percorso di fede.

Ed entusiastici sono stati i commenti dei partecipanti alla fine del Forum – che diventerà un appuntamento annuale – pubblicati sul sito gionata.org. “Solo recentemente, a 40 anni – ha scritto Giorgio di Udine -, ho preso pienamente coscienza di quanto fosse pesante questa ‘consegna del silenzio’ che ho accettato e fatta mia e che diventa come una gabbia, una prigione: accettare di vivere nascondendo quel che sono, i miei desideri più veri, facendo finta di essere altro. Accettare il copione di una vita sociale ufficiale, in regola, ‘a posto’, costringendomi a vivere sdoppiato. Il forum è stato per me un'occasione molto importante per aprire un varco in questa gabbia e per respirare aria nuova”. E capire che l’omosessualità non è “un problema con cui convivere o da risolvere, ma un talento, una marcia diversa che ci è chiesto di mettere al servizio del Regno”. Oggi, ha chiosato Dario del gruppo Nuova Proposta di Roma, “ringrazio Dio di avermi fatto gay!”, mentre “solo pochi anni fa non l'avrei mai pensato e soprattutto non avrei mai avuto il coraggio di dirlo o di scriverlo”. In questi anni, ha scritto invece Federica del gruppo Ressa (spiritualità glbtq di Trento), “ho capito che partecipare è il primo segno per ‘esistere’ e non solo sopravvivere. Trovare uno spazio di confronto e di aperta testimonianza, di conciliazione tra fede e amore diverso. Io voglio un mondo che mi assomigli e che non mi chieda per forza di adeguarmi a modelli rigidi e stantii, di famiglia, di procreazione, di coppia, di amore perché nessuno ha il diritto di dirmi chi sono e tanto meno quale deve essere la strada obbligatoria per la mia piena realizzazione come persona”. (valerio gigante)

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