Nella società pervasa dall’ipocrisia del “politically correct” può accadere che ad andare in carcere non sia un gruppo di feroci stupratori, ma chi li insulta. Ma la storia va raccontata davvero con tutti i dettagli del caso perché ha dell’incredibile. Lo stupro di gruppo di cui si sta parlando era stato perpetrato nel settembre 2020 in un importante parco pubblico di Amburgo, con ben dieci uomini, di età compresa tra i 16 e i 20 anni, provenienti da Kwuait, Afghanistan, Iran e altri Paesi, che hanno approfittato dello stato di ubriachezza di una adolescente che vagava in stato confusionale e della mancanza di testimoni, a causa del lockdown in corso.
Il parco di Amburgo, infatti, in quel periodo di forzato isolamento sociale, era diventato luogo di ritrovo degli adolescenti, ma ad un certo punto, la polizia aveva disperso tutti i gruppi, per far rispettare le misure di distanziamento sociale. Così la ragazzina era rimasta da sola ed era stata assalita dai primi quattro aggressori che – oltre a violentarla ripetutamente – le avevano anche tolto portafoglio e cellulare. Uno di loro, per “divertimento”, aveva anche girato alcune scene dello stupro, in cui si vede la straziante immagine della quindicenne che cerca di coprirsi almeno il viso, per difendersi dalle violenze.
Non contenti, terminata questa mattanza, i violentatori cominciarono a mandare messaggi per invitare anche altri del branco a partecipare allo stupro. Dopo essere riuscita finalmente a liberarsi e a chiamare i soccorsi, una volta in ospedale, le furono ritrovate, addosso, tracce di ben nove spermi diversi. Pensate, allora, che la giustizia abbia fatto il suo corso, infliggendo agli stupratori una pena esemplare? Ebbene no!
Nonostante nessuno di loro abbia mai mostrato il minimo segno di pentimento durante il processo, anzi, qualcuno del branco avrebbe definito la sua azione come “un’occasione irrinunciabile”, grazie alla presidente della Corte, Anna Meier Goring, i giovinastri non si sono fatti nemmeno un giorno di carcere. Proprio così: neppure uno. Secondo il giudice, i ragazzi non sarebbero in grado di assumersi le stesse responsabilità degli adulti e le pene detentive presenterebbero degli “enormi svantaggi” data la giovane età degli inquirenti.
Però, badate bene, una pena comminata c’è, ma non riguarda uno degli aggressori, ma un soggetto del tutto esterno ed estraneo ai fatti, ovvero una ragazza di 20 anni che avendo visto uno degli stupratori su Snapchat, indignata dalla terribile violenza, non gliele aveva mandate a dire, inviando messaggi con frasi del tipo “stupratore maiale” e “mostro disgustoso”. Per tutta risposta, l’uomo, si sarebbe anche azzardato a denunciarla e il giudice gli avrebbe persino dato ragione. Così ora la ragazza si farà tre giorni di carcere e sarebbe stata costretta anche a scusarsi pubblicamente. Ma la follia continua perché le autorità di Amburgo stanno indagando su altri 140 casi di insulti agli stupratori. Evidentemente secondo certa giustizia, al branco andava conferita una medaglia al valore e il plauso generale.
Davvero sembra un racconto surreale e invece il “politically correct” con tutta la sua folle ondata ideologica può portare davvero a conseguenze estreme come questa! Cosa c’è, infatti, di peggio della violenza di una visione ideologica che consiste proprio nello stravolgere la realtà e nel piegarla ai propri dettami, come in questo caso? Intanto Anna Meier Goring, sulla cui coscienza pesa terribilmente questo verdetto, è già stata ribattezzata dall’opinione pubblica “la vergogna di Amburgo” e molti le hanno augurato la stessa sorte della ragazza.
Tuttavia, siccome al peggio non c’è mai fine, la donna è stata anche elogiata nelle pubblicazioni tedesche di sinistra per la sua sentenza, venendo definita “coraggiosa e intelligente”. “Coraggiosa” perché ha regalato la libertà agli oppressori e avrebbe continuato ad infliggere dolore alla vittima che ora non si sente più nemmeno tutelata dalla legge? “Intelligente” perché avrebbe usato la giustizia amministrandola con “equità” considerando più grave, non lo stupro ma chi insulta sui social? (Fonte foto: Pexels.com/Pexels.com)
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