Guido Fuchs è docente di liturgia alla facoltà di teologia cattolica dell’Università di Würzburg, in Germania. Studioso in particolare del rapporto fra liturgia e vita quotidiana, intervistato martedì scorso dalla rivista online dell’Università ha illustrato la necessità di una maggior integrazione fra momenti di convivialità a tavola e momenti liturgici o di preghiera. Anche o soprattutto per quanto riguarda la Messa, che se per i protestanti resta la Cena del Signore, più correttamente secondo Fuchs, per i cattolici è diventata un rito in cui l’aspetto sacrificale ha preso ingiustamente il sopravvento su quello conviviale, del banchetto. Con restrizioni che andrebbero eliminate, ovvero quelle riassunte in un passaggio dell’istruzione Redemptionis sacramentum della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti:
«In nessun modo si combini la celebrazione della santa Messa con il contesto di una comune cena, né la si metta in rapporto con analogo tipo di convivio. Salvo che in casi di grave necessità, non si celebri la Messa su di un tavolo da pranzo o in un refettorio o luogo utilizzato per tale finalità conviviale, né in qualunque aula in cui sia presente del cibo, né coloro che partecipano alla Messa siedano a mensa nel corso stesso della celebrazione. Se per grave necessità si dovesse celebrare la Messa nello stesso luogo in cui dopo si deve cenare, si interponga un chiaro spazio di tempo tra la conclusione della Messa e l’inizio della cena e non si esibisca ai fedeli nel corso della Messa del cibo ordinario».
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