Ha i capelli biondi, lunghi. Si dipinge di rosso le labbra e dello stesso colore le unghie. Solo che fa il meccanico e ogni tanto la manicure va a pallino. Si chiama Pino e quando si traveste diventa Beatrice, nome che ha scelto in onore di Dante…
Al cinema Nuovo Aquila del Pigneto, quartiere romano di pasoliniana memoria, ha presentato in aprile un docu-film che lo vede attore protagonista. S’intitola Fuoristrada, è costato solo 50mila euro, è diretto dalla regista Elisa Amoruso, è distribuito (per fortuna male, o comunque poco, tant'è che l’hanno visto quattro gatti) da Istituto Luce Cinecittà ed è stato osannato sul red carpet del Festival del Cinema di Roma 2013. Vi è raccontato la storia del primo matrimonio di Pino, della figlia nata da quel matrimonio, dell’insopprimibile urgenza che Pino sentiva di vestirsi da donna e del mondo che per questo lo guardava storto. Dice Pino: «La notte andavo sulla strada a cercare i travestiti». Perché voleva, aggiunge, parlare con loro.
Solo che così la doppia vita di Pino diventa ben presto estenuante, logorante. Pino decide allora di smettere. Di smettere di essere maschio, divenendo per tutti e per sempre Beatrice.
Pino non è un transessuale perché non si è fatto operare; è un transgender, come ce ne sono oramai molti e come vanno di moda: uomini che fanno le donne e – più raramente – donne che fanno gli uomini.
Nei suoi panni rigorosamente femminili Pino/Beatrice continua a fare il meccanico perché i motori e la velocità ce li ha nel sangue. Corre persino nei rally, ancora, pur se "donna"; in quel mondo lo consocono come “Girello”.
Un giorno Pino/Beatrice si è pure innamorato “sul serio” (evidentemente il suo matrimonio fallito di un tempo non è da rubricare a questa voce). Di chi? “Ovviamente” di una donna, Marianna, rumena, badante. La badante rumena dell’anziana madre di Pino: sembra uno scherzo ma è tutto vero. Marianna non è mai andata coi transgender, sulle prime è imbarazzata, ma stavolta è tutto diverso. Pino/Beatrice la conquista e, narrano le cronache, Marianna accetta così di diventare finalmente sua moglie.
I due si sposano con rito civile in quel di Nemi, anche se il sindaco non è granché d’accordo. È facilissimo, infatti, e Pino, nonostante tutta la sua bella retorica di trans sbeffeggiato dal "mondo omofobo", è un gran furbone. Lui maschio ci è nato, maschio anatomicamente lo è ancora, perché allora non sfruttare la cosa a proprio vantaggio? Pino che si traveste da Beatrice e Marianna la badante venuta dall'Est per scoprirsi un po' para-omosessuale sono oggettivamente solo un maschio e una femmina che si sposano in municipio. Non fosse per quell'abito da sposa di raso rosa che entrambi indossano uguale… L'anziana mamma di Pino/Beatrice ride… Sta tutto nel film, che noi però non abbiamo visto; ci è bastato lo squallore e la tristezza del trailer…
Ora, fra i quattro gatti che questo docu-film lo hanno visto c’è anche don Giuseppe Cestone, un parroco dell’Irpinia che ne è rimasto travolto, sconvolto. Tanto da voler correre in contro ai due sposini. Benedicendo gli anelli (“fedi”) che i due si sono scambiati all’atto del “sì”… Don Giuseppe spiega la cosa con la voglia di «dare una carezza a una coppia non usuale, ma certo amata da Dio».
E siccome pare che la cosa abbia scandalizzato molti, il don ha risposato per le rime con una “lettera aperta” in cui scrive: «Quando ho visto il film Fuoristrada mi sono chiesto: cosa ne penserebbe Gesù?», per poi subito rispondersi tutto da solo: «Ebbene io credo che Gesù avrebbe benedetto Beatrice/Pino e Marianna e si sarebbe fermato a casa loro per il pranzo. E molti farisei della nostra epoca si sarebbero scandalizzati. Ecco perché ho deciso di benedire le loro fedi». Noi ci fermiamo qui, non per il pranzo.
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