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Junà­pero Serra, l’apostolo della California. Studiosi demoliscono la leggenda nera nei suoi confronti
NEWS 4 Maggio 2015    

Junà­pero Serra, l’apostolo della California. Studiosi demoliscono la leggenda nera nei suoi confronti

di Iacopo Scaramuzzi

 

Un gruppo di esperti della California (tre storici e un archeologo) hanno contestato le critiche a Fray Junípero Serra (1713 –1784), missionario spagnolo che verrà canonizzato il prossimo 23 settembre da Papa Francesco a Washington. Le puntualizzazioni degli esperti californiani sono avvenute nel corso di un incontro che si è svolto a pochi passi dal Vaticano, all’Augustinianum. L’iniziativa, alla vigilia di una giornata speciale dedicata a Serra dal North American College, il 2 maggio, con tanto di messa presieduta  dal Pontefice argentino, era sponsorizzata dall’arcidiocesi di Los Angeles.

Padre Junípero Serra, francescano, originario di Maiorca, giunse missionario a Veracruz in Messico nel dicembre del 1749. Partito per la Sierra Gorda, restò otto anni in questa terra. Imparò la lingua nativa, costruì fattorie e laboratori, avviò gli indiani ai rudimenti delle scienze e delle arti e li istruì alla fede cattolica. Dopo l’espulsione dei gesuiti dai territori della Corona spagnola nel continente americano, nel 1767, i francescani li hanno sostituiti nella loro missione di occuparsi delle popolazioni indigene ed europee della California. E così, Serra, insieme ad altri 15 francescani, arrivò alle terre del nord per continuare con l’opera di evangelizzazione, fino alla sua morte, nella missione di San Carlo Borromeo a Monterey.

«Credo che il Papa veda in lui un ideale di vita missionaria», ha detto monsignor Francis J. Weber, a lungo archivista dell’arcidiocesi di Los Angeles, docente di Storia al Seminario locale, autore di oltre 100 volumi, molti dedicati alla storia cattolica della California, tra i quali «The Life and Times of Junipero Serra». «La gente dell’epoca già lo considerava santo». Robert Senkewicz, professore di Storia alla Santa Clara University di California, e Rose Marie Beebe, professore di Letteratura spagnola allo stesso ateneo, marito e moglie nonché autori della recente biografia di Junípero Serra «California, Indians, and the Transformation of a Missionary» (University of Oklahoma Press, 2015), hanno ricostruito la vita missionaria di  Serra, senza evitare il tema controverso dei maltrattamenti nei confronti dei nativi americani. «Per i missionari dell’epoca – ha ricostruito Senkewicz – il battesimo, che è un impegno per tutta la vita, implicava la fedeltà alla comunità. Quando alcuni nativi lasciavano la missione senza permesso, i missionari inviavano altri indios o i militari a recuperarli». Questo elemento biografico, unito al più generale timore che, canonizzare il francescano significhi un «apprezzamento dell’intero sistema delle missioni», spiegano, ad avviso dello storico, le critiche che nel corso del tempo sono state indirizzate a Fray Junípero. Il quale, però, sapeva anche adottare uno stile evangelizzatore rispettoso: «Testimoniava la fede ed attendeva che gradualmente i nativi americani ne fossero attratti». «Non sono un teologo, ma non credo che si canonizzi qualcuno perché è perfetto, neppure San Pietro lo era», ha aggiunto Senkewicz, «quanto per le sue qualità, e nel caso di  Serra il suo impegno nell’evangelizzazione, visto nel suo insieme, ha fatto molto bene».

Rose Marie Beebe, che ha sottolineato anche alcuni aspetti caratteriali meno noti del futuro santo («Aveva un gran senso dello humor»), ha spiegato di essersi fatta, dopo molti anni di studio e ricerca, un’idea molto positiva di Fray Junipero: «Mi piace come persona e mi piace la sua complessità». Alla tavola rotonda è intervenuto anche Ruben Mendoza, professore di Archeologia alla California State University, che ha diretto alcuni programmi di indagine e conservazione nelle missioni San Juan Bautista, San Carlos Borromeo de Carmelo e Nuestra Senora de la Soledad e nel presidio reale di Monterey che hanno portato alla scoperta di luoghi di culto degli anni 1770-1772. «Sono il discendente di indios messicani, ispanici, cattolici, e la mia eredità è quella della California», ha detto.

Nel corso delle sue indagini sul campo, ha riferito l’archeologo, ha testimoniato in prima persona l’ostilità nei confronti dei missionari dell’epoca. «In una missione vi era il luogo per fare il fuoco, e alcuni studenti erano convinti che fosse il luogo dove i missionari torturavano gli indios bruciandoli, invece era il fuoco per cuocere la carne da distribuire ai nativi americani», ha detto a titolo di esempio. I missionari, ha detto, portarono in California una lunga serie di innovazioni benefiche alla popolazione locale: «Agricoltura, architettura, urbanizzazione, vinicoltura, editoria, progressi medici, irrigazione, acquedotti, burocrazia, democrazia». Junípero Serra, ha detto, «sarebbe addolorato di vedersi contrapposto alle popolazioni alle quali ha dedicato la sua vita». E il progetto di togliere la statua del francescano dal Campidoglio di Washington, avanzata da alcuni negli Stati Uniti, è, secondo l’archeologo, l’ennesimo tentativo del legislatore di assumere una decisione contraria alla comunità ispanica, che in California rappresenta il quaranta per cento della popolazione.

Il missionario francescano spagnolo sarà canonizzato dal Papa durante il suo prossimo viaggio negli Stati Uniti, a Washington il 23 settembre. Il 2 maggio, intanto, Papa Francesco si recherà presso il Pontificio Collegio Americano del Nord, sul Gianicolo, per celebrare la santa Messa che concluderà la Giornata di Riflessione promossa sul tema: «Fra Junípero Serra, apostolo della California, testimone di santità». L’evento è organizzato congiuntamente dalla Pontificia Commissione per l’America Latina e dallo stesso North American College. La giornata, presieduta dal cardinale Marc Ouellet, presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina, e introdotta, alle 8,30, dal rettore del collegio, monsignor James Checchio, vedrà la testimonianza di diverse personalità (padre Vincenzo Criscuolo, relatore generale della Congregazione delle Cause dei Santi, l’arcivescovo di Los Angeles, monsignor José H. Gomez, Guzman Carriquiry, segretario incaricato della vicepresidenza della Pontificia Commissione per l’America Latina, Carl Anderson, cavaliere supremo dei Cavalieri di Colombo). Alle 12,15, infine, la Messa celebrata dal Papa.