di Christopher Sharma
I cattolici in Nepal "non sono solo messaggeri di Dio. Sono messaggeri di Dio in una ex monarchia indù. Oggi questo Paese è conosciuto per l'Everest, la cima più alta del mondo. Vogliamo rendere la nazione il picco più alto del Regno di Dio". Parlando con AsiaNews, mons. Paul Simick ha chiara in mente la sua missione come vicario apostolico del Nepal. Nominato da papa Francesco lo scorso aprile, il presule ha già identificato le sfide più urgenti che la Chiesa cattolica locale deve affrontare.
"Il Nepal – sottolinea ad AsiaNews – è un Paese ricco di diversità religiose, culturali, etniche e linguistiche. Per questo, più di altri, ha grandissima urgenza di dialogo". Motore di tale dialogo, secondo il vescovo, "devono essere i laici, anello di congiunzione tra governo, partiti politici e altri gruppi religiosi. Dare loro più potere può solo portare benefici alla nazione".
"Per attuare il dialogo di cui parlo – spiega mons. Simick – bisogna formare i laici cattolici ai concetti di apertura e identità. Tutti dovrebbero essere aperti nei confronti delle altre fedi, ed essere pronti a rispettare il prossimo. Al tempo stesso, non dobbiamo dimenticare di mostrare la nostra identità, senza timore".
Nel Paese il vicario apostolico riconosce una "crescente fame spirituale". "Noi – aggiunge – rendiamo giusta e significativa la nostra presenza attraverso le opere di carità, rivolte a persone di ogni credo. Ma dopo aver raggiunto la gente, dobbiamo condividere la Buona Novella. Perché, alla fine, è Dio stesso che converte le persone".
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