di Marco Tosatti
“La famiglia è una sola” si intitola l’utile, interessante e non lungo libro che Giuliano Guzzo ha dedicato all’argomento e al tema certamente più dibattuto in questi giorni, grazie anche al Sinodo della Famiglia convocato in Vaticano da papa Francesco. Il libro, pubblicato dalle Edizioni Gondolin, si avvale di una prefazione di Eugenia Roccella, instancabile combattente per i diritti dei bambini e delle famiglie. E’ evidente quale sia l’attualità del libro, che esce, come scrive la Roccella, “In un momento cruciale per la famiglia italiana”, quando per bocca del Presidente del Consiglio si ventila la possibilità di un’equiparazione fra il matrimonio naturale e le unioni omosessuali. La Costituzione, ricorda la Roccella, parla di “società naturale fondata sul matrimonio”, e così facendo “i padri costituenti hanno volto attribuire solo all’unione fra un uomo e una donna i diritti e le garanzie di cui gode la famiglia nel nostro ordinamento”. La Roccella fa la distinzione fra il senso comune, che in Italia è stato per molto tempo più forte e resistente del luogo comune, “cioè una comprensione del mondo astratta, prefabbricata e schiacciata sul pensiero dominante”.
Guzzo mette il rilievo il pericolo di quello che chiama “il relativismo familiare”, basato sul “pluralismo familiare” cioè al concetto che attribuisce il titolo di famiglia a un numero crescente e potenzialmente infinito di relazioni sociali basate sui sentimenti e solo su quelli: “Non contano più il fine dell’unione, l’identità sessuale o il numero di coloro che la rendono tale”. Siamo di fronte, secondo l’autore, a una decostruzione matrimoniale: subordina la famiglia alla sola base affettiva e la base affettiva al solo piacere individuale. Con un risultato “sconfortante e babelico”. Dove ciascuno persegue il maggior profitto sentimentale con il minimo rischio.
Non c’è da stupirsi allora se il pericolo vero è che al matrimonio si sostituisca la famiglia unipersonale, “il nome della solitudine domestica”; già oggi un italiano su tre vive solo, e l’incremento è stato del 41 per cento in dieci anni. Con conseguenze anche economiche: “vivere da soli comporta un costo della vita superiore in media del 66% rispetto a quello di ogni compenente di una famiglia tipo di due o tre persone”. Il ’68 ha riversato nell società elementi già presenti nel decadentismo europeo, dal desiderio permanente di evasione e a pulsioni autodistruttive, dalla centralità del narcisismo alla ricerca dei emozioni sempre nuove contribuendo allo sgretolamento dell’idea di famiglia.
E questo comporta che mai come oggi si sia operata una critica radicale al modello di famiglia – che in declinazioni diverse però è sempre stato centrale, nella sua formulazione uomo-donna, come oggi. La famiglia non è un’idea cattolica, afferma Guzzo; la famiglia è sempre esistita, sin dai tempi dell’alto paleolitico quando “i maschi praticavano la caccia e le femmine la raccolta”, con una netta divisione dei ruoli maschili e femminili. Guzzo cita lo straordinario ritrovamento della Famiglia di Eilau, un uomo, una donna e i due loro figli abbracciati, risalenti a 4600 anni fa. Fra l’altro, storicamente, abbiamo notizie di solo due tribù prive della famiglia nucleare: “tribù che guarda caso sono scomparse per l’incapacità di rigenerarsi”.
Un capitolo del libro è dedicato al matrimonio fra persone dello stesso sesso. Guzzo ricorda che anche se le relazioni omosessuali sono note fin dall’antichità, non si ha notizia di qualche cosa paragonabile all’istituzionalizzazione del rapporto uomo donna. Guzzo afferma poi che quello delle nozze gay è da una parte un problema di interessi economici, e dall’altra un “flop”, perché a dispetto della possibilità giuridica offerta da vari Paesi, la percentuale di omosessuali che ne usufruisce è bassa. E cita un dibattito interno alla comunità gay circa “il rischio che l’istituto del matrimonio possa disturbare, per la stabilità che tende ad assicurare, la libertà dell’amore omosessuale”. Ma, sottolinea, “i mass media europei si guardano bene dal riferirlo”.
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