XIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO -ANNO B
La nostra difficoltà a credere viene, nella maggior parte dei casi, dalla difficoltà ad accettare e capire il metodo di Dio, che è l’opposto del nostro. Noi tendiamo a presentare le nostre cose, che pur contano poco, con molta enfasi. Mettiamo tantissima cura nella confezione della scatola e poca nel suo contenuto. I maestri di questo mondo spesso riescono a non dire assolutamente niente con frasi bellissime e colorate.
Per Dio è il contrario. Quello che Lui ci dona è immenso e sbalorditivo, ma il modo in cui ce lo offre è così umile che ci scandalizza. Le cose di Dio sono eccelse ma in genere sono presentate con semplicità. Perciò i semplici le capiscono meglio.
È in fondo la legge della Incarnazione per la quale il divino viene a noi sempre e solo attraverso la precarietà, la fragilità, la semplicità e la banalità dell’umano. È e sarà sempre questo il vero scandalo per chi non è semplice. Non l esistenza di Dio, lontano, immenso e inaccessibile, e quindi , ultimamente, facile preda dei nostri pensieri e delle nostre voglie, ma che questo Dio si faccia carne e quindi troppo reale fino ad apparire banale e quasi rozzo.
Chiediamo, allora, la grazia della semplicità, che consente la fede e ci preserva dalla incredulità. La nostra incredulità può essere così tristemente potente da legare le mani perfino a Dio. Nel Vangelo di questa domenica Gesù non poté operare nessun prodigio. Il Signore ci conceda di non provocare mai con la chiusura del nostro spirito questa assurda paralisi nei nostri confronti della divina volontà di salvezza.
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