La prima ondata femminista e le sue radici occulte, è quanto la scrittrice cattolica – segnala Religión en Libertad – Carrie Gress ha messo in evidenza nel suo libro The End of Woman, prendendo le mosse dall’analisi condotta dall’accademico Per Faxneld, classe 1978, docente in Storia delle religioni, specializzato nello studio dell’esoterismo occidentale, in Satanic Feminism, in cui mostra una versione davvero alternativa della Genesi, dove Lucifero viene presentato come il liberatore delle donne ed Eva l’eroina che ha osato affrontare il tirannico patriarcato di Dio.
Per Faxneld mostra come questo femminismo satanico fosse espresso in un’ampia varietà di testi letterari, autobiografie, opuscoli, articoli di giornale, dipinti, sculture e persino artefatti della cultura del consumo come i gioielli del diciannovesimo secolo. Descrive nel dettaglio come figure pittoresche, la suffragetta Elizabeth Cady Stanton, la teosofa H. P. Blavatsky, la scrittrice Aino Kallas, l’attrice Sarah Bernhardt, l’appassionata di streghe anticlericali Matilda Joslyn Gage, la decadente marchesa Luisa Casati e la poetessa lesbica luciferina Renée Vivien. Tutte avrebbero in comune l’aver abbracciato questa concezione così singolare.
Così Carrie Gress, approfondendo questo filone, in The End of Woman partendo dalla domanda sulle vere origini del femminismo distrugge il mito del femminismo stesso, esponendone l’eredità di abusi e anarchia che ha generato, affermando senza esitazione, come «la maggior parte delle principali leader femministe, dall’inizio del movimento, abbiano praticato l’occulto». Gress indica come tre pilastri del femminismo: l’occulto, la distruzione del patriarcato e l’amore libero. Questi pilatri, secondo la scrittrice, si fonderebbero sull’opera di Percy Shelley – marito della famosa autrice di Frankenstein – e autore a sua volta, di Laon and Cythna (1817).
Si tratta di un’opera fortemente influenzata da femministe come Mary Wollstonecraft (madre di Mary Shelley) e anarchici come William Godwin, per il quale il matrimonio «nasce dalla peggiore delle leggi ed è la peggiore forma di proprietà». Solo così si comprende l’appello, contenuto nel libro, di Laon e Cythna per una «rivoluzione delle donne» in cui «non ci sia monogamia, matrimonio o riferimento alla natura umana, laddove Cythna rappresenta la prima donna indipendente, separata dal marito e dai figli e senza altra relazione che con Satana». Insomma, una delle prime proposte letterarie di quella che oggi viene definita una “donna emancipata” nasce, secondo Gress, da un autore per il quale l’occultismo aveva una importanza vitale.
Percy Shelley, infatti, arrivò anche a trascorrere una notte sottoterra cercando di «entrare in contatto con il mondo del diavolo». Una delle conclusioni a cui Gress è giunta durante la sua ricerca è che alle origini della radice occulta del femminismo non ci si poneva il problema di «come aiutare le donne», ma piuttosto di «come aiutare le donne ad essere più degli uomini». La prima risposta fu offrire il modello di una «donna idealizzata che cercava di essere l’uomo narcisista, egoista ed egocentrico che nessuno vorrebbe nella propria vita» e che le successive leader femministe ripresero.
Questo fu il caso di Elizabeth Cady Stanton, una delle prime leader femministe americane e strettamente coinvolta nello spiritismo del “Secondo Grande Risveglio”. Lo spiritismo venne a sostituire il calvinismo da lei professato in gioventù e si inserì «perfettamente con il movimento femminista» promosso da Stanton. «Vedeva lo spiritismo come una grande opportunità per le donne», spiega, perché «eliminava completamente gli uomini come mediatori tra il mondo materiale e quello spirituale. Le donne potevano facilmente invocare i morti. Non avevano più bisogno di un prete, ma solo di un gruppo di donne sedute intorno ad un tavolo».
Con il passare del tempo, l’occultismo praticato dalle leader femministe dei decenni e dei secoli successivi avrebbe fatto sembrare innocente quello della prima ondata. La seconda ondata, «approfondirebbe le arti oscure» – sostiene Gress- così come il libro The Sisterhood is power, della femminista Robin Morgan, che includerebbe addirittura «incantesimi per uso quotidiano o di emergenza». Per non parlare poi della confessione di Mallory Millett su sua sorella, la leader femminista Kate Millett riguardo «la notte trascorsa con undici amici attorno a un tavolo nudi con coltelli e ciotole mentre un serpente strisciava intorno a loro» è un altro degli aneddoti che, secondo Gress «non sono casi isolati».
Alla luce di tutto questo, la scrittrice, alla domanda rivoltale durante una trasmissione televisiva, sul se sia appropriato definirsi “femminista cattolica” o comunque se sia possibile un’integrazione delle due visioni del mondo, ha risposto senza batter ciglio «Fino a non molto tempo fa credevo che il femminismo della prima ondata fosse puro» e che, come cattolica, potevo davvero abbracciarlo, ma quando ho iniziato a scavare più a fondo e a vedere cosa fosse veramente, sono rimasta scioccata, pensando: “questo è davvero femminismo e nessuno lo sa o ne parla? Perché lo abbiamo accettato e quali sono le parti che possiamo davvero accettare?”»
Oggi, la scrittrice riconosce il lavoro di coloro che cercano di «recuperare il femminismo e trasformarlo in qualcos’altro», ma a suo avviso «è lungi dall’essere una forza positiva nella vita delle donne». Per lei termini come “femminismo cattolico” non solo sono inconciliabili, ma «confondono e danneggiano». (Fonte foto: Pexels)
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