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«Noi attaccati con le molotov dagli stessi che vogliono fare “educazione al rispetto” a scuola»
NEWS 27 Novembre 2023    di Paola Belletti

«Noi attaccati con le molotov dagli stessi che vogliono fare “educazione al rispetto” a scuola»

Questa mattina abbiamo raggiunto al telefono Jacopo Coghe, portavoce dell’associazione Pro Vita & Famiglia, e firma anche del nostro mensile cartaceo. En passant potremmo segnalare alle scalmanate sentinelle contro la violenza sulle donne che non è stato così difficile parlare con lui, né con la collega Maria Rachele Ruiu: una telefonata di solidarietà per la violenza gratuita subita ai locali della loro sede condita con minacce di morte, rivolte a loro e alle loro famiglie (in cui ci sono addirittura degli esemplari femminili), poteva anche scapparci. Ecco come ha risposto alle nostre domande in merito ai fatti del 25 novembre scorso.

Coghe, anche se ci sono alcuni filmati dell’accaduto, Le chiedo: ci può dire che cosa è esattamente accaduto sabato? «È successo che durante la manifestazione indetta da Non Una di Meno (movimento femminista e transfemminista dal 2016, Ndr) il corteo, partito dal Circo Massimo in direzione San Giovanni, è passato davanti alla sede di Provita & Famiglia; all’inizio sono  sfilate soprattutto famiglie con bambini che hanno aderito all’evento con l’intento di condannare le violenze contro le donne. Ma questa manifestazione era particolarmente sostenuta da gruppi e movimenti femministi e transfemministi; oltre a Non una di meno, erano presenti altri gruppi e movimenti fortemente politicizzati e ideologizzati, come Famiglie Arcobaleno. Ad un certo punto il carro con gli speaker, i rappresentati delle associazioni e i vari portavoce di queste realtà, si è fermato davanti alla nostra sede e hanno cominciato a prendere verbalmente di mira la nostra associazione, aizzando i partecipanti contro di noi. Già l’aria era abbastanza surriscaldata nella parte centrale del corteo. Davanti alla nostra sede erano presenti le forze dell’ordine perché nelle ultime manifestazioni c’erano stati episodi spiacevoli; inoltre, nei giorni immediatamente precedenti alla manifestazione, erano già arrivate minacce dirette nelle quali dichiaravano l’intento di incendiare i locali di Pro Vita e Famiglia. A un certo punto il clima si è surriscaldato perché dei gruppi di ragazze hanno iniziato ad accendere fumogeni, a urlare davanti ai nostri locali fino a che una calca di gente si è riversata proprio a ridosso dell’ingresso ed è iniziato uno scontro con le forze dell’ordine. I manifestanti hanno cominciato a spingere la polizia lontano dalla sede perché, come urlavano anche in un coro, volevano bruciare la sede di Pro Vita ma, scandivano, “sarebbe meglio con i Pro vita dentro”».

Nessuno di voi era lì, giusto? «No, assolutamente. Non volevamo provocare, ce ne siamo stati a casa benché, essendo sabato, avremmo potuto lavorare. Quando sono arrivati al punto di provare a strappare gli scudi antisommossa alla polizia, le forze dell’ordine hanno reagito, respingendoli. Questo ha ingenerato ulteriore caos, i manifestanti hanno iniziato colpire con i calci la saracinesca per manometterla fino a che la polizia, per alleggerire la tensione, si è allontanata; da quel momento hanno devastato la sede anche a colpi di spranga. Hanno distrutto il vetro e soprattutto hanno gettato all’interno dei locali a piano terra un ordigno esplosivo artigianale, che grazie a Dio non si è innescato: l’intento, più volte dichiarato, era di dare fuoco alla sede e se il congegno avesse funzionato sicuramente ci sarebbe stato un rogo terribile. Questa è la sintesi dell’accaduto, tralasciando le scritte che hanno lasciato sulle pareti: dovete morire, pro vita a morte; e si sono anche firmati “Non una di meno”, quindi indubbiamente sono loro».

Vi aspettavate un episodio di questo tipo? Dopotutto non è la prima volta che la sede di Pro Vita e Famiglia viene vandalizzata. «Ci aspettavamo qualche atto di vandalismo nella notte, ma non una cosa del genere durante la manifestazione e con questa violenza verbale, fisica e tutte queste intimidazioni. Il fatto di aver lanciato un ordigno e di voler dare fuoco a una sede associativa non è uno scherzo, non è un gioco. Ma soprattutto emerge l’ipocrisia di una manifestazione indetta proprio contro la violenza. Hanno avuto il coraggio di strumentalizzare un evento che doveva essere contro la violenza, a seguito dell’omicidio della povera Giulia, e di riversare tutto il loro odio politico e ideologico nei nostri confronti. E’ assurdo perché la nostra sede, al piano terra, è piena di passeggini, ciucci, biberon, piccoli asciugamani che consegneremo nei prossimi giorni alle mamme che non hanno soldi per comprarli, alle donne che decidono di non abortire. Dov’è la violenza in tutto questo? Dove? È violento dire che le donne devono essere informate riguardo all’aborto? Quali diritti avremmo negato noi alle donne? Dov’è la nostra violenza tale da giustificare questi atti? Veramente io la vorrei capire. No, non ci aspettavamo una cosa del genere».

Queste modalità hanno tratti quasi fondamentalisti, no? «Sì, soprattutto hanno tratti di terrorismo. Tra l’altro i nostri locali si trovano in un palazzo abitato da famiglie, da persone normali che si sono molto impaurite. Ci conosciamo tutti, molti li ho incontrati e la cosa commovente è che tanta gente che pure non la pensa come noi ci ha espresso solidarietà, perché ritengono quanto è accaduto assolutamente vergognoso».

Possiamo quindi dire, alla luce di quanto è successo, che il femminismo può essere davvero violento? «Sì, alcune frange sicuramente lo sono, sono politicizzate e totalmente ideologizzate; non c’è ombra di dubbio»

Come giudicate l’assordante silenzio in termini di condanna di questi atti violenti nei vostri confronti da parte di certa parte politica?) «Ho appena saputo che il presidente Giorgia Meloni ha espresso una netta condanna degli attacchi, dichiarandoli intollerabili e intimidatori e chiedendo una presa di posizione chiara a certa parte politica, da cui finora è arrivato solo un assordante silenzio. Noi siamo veramente allibiti dal fatto che chi ha partecipato e sfilato alla manifestazione, da Elly Schlein, a Giuseppe Conte, a Maurizio Landini, non abbia detto nulla. Che prendessero le distanze da un tale gesto era il minimo sindacale».

Come continuerà, dopo questo episodio, l’attività di Pro Vita e Famiglia? «A testa alta, perché tutto ciò ci fortifica. Pensano di intimidirci, invece quanto accaduto ci dà ancora più forza per difendere la verità sulle donne, sul concepito, sulla famiglia. E ricordiamoci che queste associazioni sono quelle che entrerebbero nelle scuole a fare educazione alla sessualità e all’affettività ai nostri figli». (Foto: Imagoeconomica/ProVita&Famiglia)

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