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«Onora il padre e la madre». Il Papa: una società che dimentica gli anziani ha perso la sua anima
news
5 Marzo 2015

«Onora il padre e la madre». Il Papa: una società che dimentica gli anziani ha perso la sua anima

di Iacopo Scaramuzzi

 

«Io ricordo, quando visitavo le case di riposo, parlavo con ognuno e tante volte ho sentito questo: “Ah, come sta lei? E i suoi figli? – Bene, bene – Quanti ne ha? – Tanti. – E vengono a visitarla? – Sì, sì, sempre, sì, vengono, vengono. – E quando sono venuti l’ultima volta?”. E così l’anziana, ne ricordo una specialmente, diceva: “Mah, per Natale”. Eravamo in agosto! Otto mesi senza essere visitati dai figli, otto mesi abbandonata! Questo si chiama peccato mortale, capito?». Papa Francesco ha dedicato agli anziani – «i nonni, gli zii-nonni» – l'udienza generale in piazza San Pietro, proseguendo il ciclo di catechesi sulla famiglia.
 
«Il numero degli anziani si è moltiplicato, ma le nostre società non si sono organizzate abbastanza per fare posto a loro, con giusto rispetto e concreta considerazione per la loro fragilità e la loro dignità», ha detto Jorge Mario Bergoglio. «Finché siamo giovani, siamo indotti a ignorare la vecchiaia, come se fosse una malattia, una malattia da tenere lontana; quando poi diventiamo anziani, specialmente se siamo poveri, se siamo malati, se siamo soli, sperimentiamo le lacune di una società programmata sull’efficienza, che conseguentemente ignora gli anziani. E gli anziani sono una ricchezza, non si possono ignorare».
 
Citando la visita di Benedetto XVI ad una casa per anziani della comunità di Sant’Egidio («La qualità di una società, vorrei dire di una civiltà, si giudica anche da come gli anziani sono trattati e dal posto loro riservato nel vivere comune»), il Papa ha detto: «E’ vero, l’attenzione agli anziani fa la differenza di una civiltà. In una civiltà c’è attenzione all’anziano? C’è posto per l’anziano?». Una «cultura del profitto insiste nel far apparire i vecchi come un peso, una zavorra. Non solo non producono, pensa, ma sono un onere: insomma, qual è il risultato del pensare così? Vanno scartati. E’ brutto vedere gli anziani scartati, è cosa brutta, è peccato! Non si osa dirlo apertamente, ma lo si fa! C’è qualcosa di vile in questa assuefazione alla cultura dello scarto. Ma noi siamo abituati a scartare gente. Vogliamo rimuovere la nostra accresciuta paura della debolezza e della vulnerabilità; ma così facendo aumentiamo negli anziani l’angoscia di essere mal sopportati e abbandonati».
 
Gli anziani, invece, «dovrebbero invece essere, per tutta la società, la riserva sapienziale del nostro popolo», ha scandito il Papa, che, a braccio, dopo aver citato l’esempio della donna abbandonata nella casa di riposto, ha raccontato un altro aneddoto, simile peraltro ad una favola dei fratelli Grimm ripresa anche da Lev Tolstoj: «Una volta da bambino, la nonna ci raccontava una storia di un nonno anziano che nel mangiare si sporcava perché non poteva portare il cucchiaio bene alla bocca, con la minestra. E il figlio, ossia il papà della famiglia, aveva deciso di spostarlo dalla tavola comune e ha fatto un tavolino in cucina, dove non si vedeva perché mangiasse da solo. E così non facesse una brutta figura quando venivano gli amici a pranzo o a cena. Pochi giorni dopo, arrivò a casa e trovò il suo figlio più piccolo che giocava con il legno e il martello e i chiodi, faceva qualcosa lì, disse: ‘Ma cosa fai? – Faccio un tavolo, papà. – Un tavolo, perché? – Per averlo quando tu diventi anziano, così tu puoi mangiare lì’. I bambini hanno più coscienza di noi!». La Chiesa «non può e non vuole conformarsi ad una mentalità di insofferenza, e tanto meno di indifferenza e di disprezzo, nei confronti della vecchiaia», ha detto il Papa.

«Gli anziani – ha proseguito il Pontefice argentino – sono uomini e donne, padri e madri che sono stati prima di noi sulla nostra stessa strada, nella nostra stessa casa, nella nostra quotidiana battaglia per una vita degna. Sono uomini e donne dai quali abbiamo ricevuto molto. L’anziano non è un alieno. L’anziano siamo noi: fra poco, fra molto, inevitabilmente comunque, anche se non ci pensiamo. E se noi non impariamo a trattare bene gli anziani, così ci tratteranno a noi».
 
Il Papa ha concluso: «Fragili siamo un po’ tutti, i vecchi. Alcuni, però, sono particolarmente deboli, molti sono soli, e segnati dalla malattia. Alcuni dipendono da cure indispensabili e dall’attenzione degli altri. Faremo per questo un passo indietro?, li abbandoneremo al loro destino? Una società senza prossimità, dove la gratuità e l’affetto senza contropartita – anche fra estranei – vanno scomparendo, è una società perversa. La Chiesa, fedele alla Parola di Dio, non può tollerare queste degenerazioni. Una comunità cristiana in cui prossimità e gratuità non fossero più considerate indispensabili, perderebbe con esse la sua anima. Dove non c’è onore per gli anziani, non c’è futuro per i giovani».

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