Il 27 aprile, a Cracovia, tale “Ilona R.” ha tentato un gesto sacrilego gettando della colla liquida contenente glitter contro l’immagine di Gesù Misericordioso venerata nell’omonimo santuario, ma riuscendo fortunatamente a danneggiare soltanto la cornice della teca e l’urna con le reliquie di santa Faustyna Kowalska, l’“apostola della divina Misericordia”, tanto cara a san Giovanni Paolo II.
È l’occasione per ricordare alcuni aspetti poco noti della vita della mistica e veggente Suor Faustyna (1905-1938). Per esempio che nel 1966 – culmine delle celebrazioni per il millennio del battesimo della Polonia iniziate nel 1957, ma anche del duro confronto tra Stato e Chiesa – il regime comunista – preoccupato del fatto che, nonostante la massiccia propaganda atea, i polacchi si “ostinavano” a conservare la fede – prese a osservare in maniera speciale il processo di beatificazione della mistica, temendo che si trasformasse in un pericoloso strumento di contropropaganda. E, nel farlo, prese – e diffuse – un granchio enorme.
L’informativa datata 12 novembre 1966, firmata dalla fonte «Rosa» della seconda Divisione Reparto IV del Ministero degli interni che si occupava dell’«attività antistatale» della Chiesa e dei circoli dell’intelligencija cattolica, scrisse che «la persona di suor Faustyna è stata condannata dalla Chiesa» e che solo la caparbietà dell’irriducibile primate polacco, il cardinal Stafan Wyszynski, aveva trovato il sistema per aggirare la “condanna”, avviando appunto il processo di beatificazione.
Ma le cose non stavano affatto così. Certo, all’epoca vi erano ancora varie perplessità su suor Faustyna anche da parte di certi ecclesiastici, ma a risolvere la questione fu l’allora vescovo ausiliare di Cracovia, Karol Wojtyła, che insistette in prima persona affinché si approfondisse la figura della suora. Sgomberato il campo da qualsiasi equivoco o incomprensione, dunque, la causa di beatificazione si è conclusa nel 1993 e 7 anni dopo la mistica è stata la prima santa ad aprire il terzo millennio: «È davvero grande oggi la mia gioia – disse nell’occasione san Giovanni Paolo II – nel proporre a tutta la Chiesa la vita e la testimonianza di suor Faustyna Kowalska. Dalla divina Provvidenza la vita di questa umile figlia della Polonia è stata completamente legata alla storia del XX secolo. È, infatti, tra la prima e la seconda guerra mondiale che Cristo le ha affidato il suo messaggio di misericordia. Coloro che ricordano, che furono testimoni e partecipi degli eventi di quegli anni e delle orribili sofferenze, sanno bene quanto il messaggio della misericordia fosse necessario… Il suo messaggio continua a raggiungerci attraverso il gesto delle sue mani tese verso l’uomo che soffre».
Insomma, nel clima rovente della Guerra fredda – che certo non contribuiva in alcun modo alla serena valutazione dei fatti (di qualsiasi fatto potesse anche indirettamente finire per centrare con il confronto tra comunismo e “mondo libero”) – i canonici e proverbiali tempi lunghi di valutazione della Chiesa, che sono sempre garanzia di serietà anche quando implicano contestazioni pure radicali da parte di ecclesiastici in buona fede (praticamente a tutti i santi è capitato di essere, soprattutto in vita, osteggiati da parti della Chiesa stessa), hanno finito per divenire strumenti utilizzati dai nemici della Chiesa per cercare di colpire i migliori amici di Gesù. Ma sono poi stati quei medesimi tempi lunghi della Chiesa poi a far trionfare definitivamente la Verità.
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