Se il vescovo Robert McManus della diocesi di Worcester, Stati Uniti, sottolinea in una nota di commento che «queste benedizioni [alle coppie “irregolari”, nda] sono offerte per le persone stesse, non per la loro unione», dalla Germania il vescovo di Dresda, monsignor Heinrich Timmerevers, ha parlato, invece, di un “atto di equilibrio pastorale” che sottolinea il valore delle relazioni tra le persone, comprese le relazioni omosessuali.
La faglia tellurica che attraversa la chiesa cattolica dopo la pubblicazione della dichiarazione dell’ex Sant’Ufficio Fiducia supplicans sul senso pastorale delle benedizioni, si coglie nelle pieghe dei commenti di questi due vescovi, uno americano e uno tedesco. Il punto rispetto all’apertura alle benedizioni alle coppie dello stesso sesso, in fondo, è tutto qui. Perché benedire una condizione oggettiva di peccato, come ancora si considera il sesso al di fuori del matrimonio, catechismo alla mano, non può darsi, mentre ogni persona singola può essere benedetta. E ancora più in profondità bisogna annotare che si colloca il desiderio di alcuni all’interno della chiesa cattolica di modificare il catechismo stesso, che a proposito degli atti omosessuali li definisce ancora come “intrinsecamente disordinati” (CCC n. 2357) rispetto all’antropologia cristiana e al disegno del Creatore.
Infatti, il prete tedesco Bernd Mönkebüscher, da tempo impegnato per spingere queste benedizioni, ha lamentato alla Bild che anche con l’apertura messa in pagina da Tucho Fernandez ci sono «di nuovo 1.000 restrizioni». Secondo lui sarebbe meglio «se si dicesse che vediamo le persone in tutte le loro sfumature e che non facciamo più alcuna distinzione quando si tratta del sacramento del matrimonio».
Il vescovo spagnolo Jose Ignacio Munilla, pastore della diocesi di Orihuela-Alicante, al contrario scrive su X che «il Vangelo ci invita a benedire tutti coloro che si aprono al dono di Dio, anche coloro che vivono situazioni emotive irregolari; mentre non ci concede alcun potere di benedire le loro unioni contrarie al disegno di Dio».
Una lettura che si associa a quella del vescovo di Worcester, ma si distanzia dal gaudio di padre James Martin, il gesuita statunitense da sempre impegnatissimo per far largo alla causa Lgbt nella chiesa cattolica. «La nuova dichiarazione del Vaticano», ha sottolineato padre Martin, «riconosce il profondo desiderio di molte coppie cattoliche dello stesso sesso per la presenza di Dio nelle loro relazioni d’amore».
DignityUSA, un’organizzazione californiana di cattolici LGBTQ+ ha celebrato l’annuncio definendolo «un importante riconoscimento che le relazioni (fra persone dello stesso sesso) possono essere sante». D’altra parte il vescovo di Tyler, Texas, monsignor Joseph Strickland, recentemente rimosso da Papa Francesco, chiede, invece, ai vescovi cattolici di resistere alla Fiducia Supplicans: «Dobbiamo semplicemente essere una voce unita che dica ‘no’».
In Africa la conferenza episcopale del Malawi si è espressa con una nota ufficiale dicendo che «per evitare di creare confusione tra i fedeli, stabiliamo che, per ragioni pastorali, benedizioni di qualsiasi tipo e unioni omosessuali di qualsiasi tipo, non siano consentite in Malawi». E in Kazakistan, con una dichiarazione firmata dall’arcivescovo Tomash Peta e dal vescovo Athanasius Schneider, si evidenzia: «esortiamo e vietiamo ai sacerdoti e ai fedeli dell’Arcidiocesi di Santa Maria in Astana di accettare o compiere qualsiasi forma di benedizione delle coppie in situazione irregolare e delle coppie dello stesso sesso».
Il cardinale Blase J. Cupich, arcivescovo di Chicago, una delle primissime nomine vescovili di papa Francesco negli Usa, ha accolto con benevolenza l’apertura: «Qui nell’arcidiocesi di Chicago, accogliamo con favore questa dichiarazione, che aiuterà molti altri nella nostra comunità a sentire la vicinanza e la compassione di Dio». Gli fa eco dalla Francia monsignor Hervé Giraud, arcivescovo di Sens-Auxerre, che su La Croix coglie un altro punto essenziale: «Questa nota», ha detto, «fa seguito alla pubblicazione dell’esortazione apostolica Amoris laetitia, scritta a seguito del Sinodo sulla famiglia del 2016, che già affermava l’idea che, quando un’unione raggiunge una stabilità visibile, può essere un’opportunità per essere accompagnati dalla Chiesa».
Ma verso quale lido si vuole accompagnare è il vero dilemma su cui, dopo oltre dieci anni di pontificato, e ormai a otto anni dalla esortazione Amoris laetitia ancora si discute. Che ogni benedizione debba condurre a vivere secondo la volontà di Dio mette tutti d’accordo, ma nel caso di una qualsiasi coppia “irregolare” che pratichi una sessualità “fuori dal matrimonio”, perché si possa accompagnare nella Chiesa bisognerebbe dire loro di vivere in castità.
Le dichiarazioni che arrivano dall’orbe cattolico però fanno intendere che qualcuno vuole andare oltre, anche oltre le già ampie aperture del cardinale Victor Manuel Fernandez, prendendo pastoralmente per buono quel che c’è. Per qualcuno è una chiesa solo più pastorale, per qualcun altro è solo una chiesa à la carte.
(Foto Imagoeconomica)
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