XXXVII Domenica del Tempo ordinario – Anno A
Una vigna priva di «quello che è vero, quello che è nobile, quello che è giusto, quello che è puro, quello che è amabile, quello che è onorato, ciò che è virtù e ciò che merita lode». Gli insegnamenti del Maestro non hanno bisogno aggiunte ed è sempre con le parole della Sacra Scrittura di oggi che si potrebbe leggere la parabola evangelica di questa Domenica, realtà anticipata qualche secolo prima dal salmista.
Una pagina che, al di là dell’interpretazione secondo cui si spiega allegoricamente la storia di Israele e la pienezza di un’alleanza per tutti i popoli, sembra conservare una triste attualità. Infedeltà, interessi egoistici, ingiustizie, invidie, avarizia, brama di potere, carrierismo sono i tumori del mondo odierno e che portano sofferenza anche nella Chiesa, dove si tenta di uccidere ancora il Padrone.
Il Santo Padre, a colpi di motu proprio, sembra intervenire ripetutamente affinché – anche attraverso il diritto – alcuni incarichi considerati a vita siano resi temporanei di modo da tenere lontana l’idea di essere proprietari assoluti. Già fraintesero i progenitori, convinti di poter essere come Lui, confondendo l’onore di essere custodi con il fascino di impossessarsi di quel che comunque è stato creato per gli uomini.
Le due preghiere di colletta per questa domenica ricordano una forte promessa, carica di consolazione per chi di fronte all’estremo realismo rischia di perdere la speranza: Dio esaudisce le preghiere oltre ogni desiderio e merito, pieno di misericordia perdona e provvede a quanto non sappiamo nemmeno domandare, non abbandona, anzi protegge, quello che ha piantato.
Simone, chiamato Cefa dalla Pietra d’angolo, sa che nessun male potrà prevalere. Verbi al futuro che arrivano ai nostri tempi e riguardano i suoi successori e noi, «umili operai», come disse Benedetto XVI appena eletto pontefice. La pietra di inciampo diventa pietra solida su cui fondare un nuovo ed eterno patto, solido e incrollabile, nonostante le miserie del peccato. Prima e sopra di tutto c’è un Dio paziente e appassionato: dalla prima lettura al vangelo, Lui non si stanca di mandare i suoi servi, insiste in tutti i modi al fine di suscitare la conversione dell’uomo, sino al dono del Figlio. Restare uniti, come la vite ai tralci, porterà ai primi frutti di cambiamento e di riconoscenza.
Non “angustiamoci” e “non allontaniamoci” dalla “meraviglia” di esser chiamati e custoditi dal Colui che «guarda, vede e visita».
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