XXV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO A
«Mentre la verità rivelata dalla filosofia greca è parziale, la verità in senso pieno fa vedere chiaramente: come un sole fa risaltare, per quel che sono, i colori, il bianco e il nero, così anch’essa confuta ogni discorso specioso dei sofisti». Con questa splendida immagine Clemente di Alessandria – siamo tra II e III secolo – tratteggia la figura del vero gnostico, cioè dell’autentico cristiano che aspira alla perfezione. Perfezione della conoscenza legata inscindibilmente alla perfezione nell’agire. Retta conoscenza di Dio e giusto agire in conformità alla sua legge sono facce della medesima medaglia.
Il cristiano non è tale per una conoscenza staccata dalle ricadute morali del suo comportamento: siamo creati da Dio come unità di anima e corpo e questo ha un grande valore in ordine alla salvezza. «Cristo sarà glorificato nel mio corpo» ci conferma San Paolo, a dire che la nostra adesione di esseri dotati di intelletto e amore al nostro Salvatore deve essere integrale. Per questo abbiamo ricevuto una chiamata a lavorare, cioè a esercitare il nostro essere in obbedianza alla voce del nostro Padrone, che ci offre il privilegio di lavorare per Lui. Continuamente ce lo offre, fino all’ultimo istante della nostra esistenza.
Egli non si stanca, mentre noi restiamo spesso oziosi dicendo che “non ne sapevamo nulla” o “nessuno ci ha chiamati”. La risposta, l’andare nella vigna, lavorare con frutto è tutto ciò che conta per ricevere il nostro ‘soldo’. La ricompensa è aderire a Dio, anche all’ultima ora. Come si dice: meglio tardi che mai! Non serve fare rimostranze sindacali sull’orario di lavoro o sul salario minimo o massimo: se noi ci impegniamo a essere Suoi, Egli diventa nostro. Egli è il nostro premio e riposo, anche nella fatica e nel dolore. San Paolo è disposto a morire o a vivere: è indifferente. Ciò che conta è essere con Cristo e con lui lavorare.
Nel Battistero di Parma – di ineguagliabile bellezza e significato – troviamo la rappresentazione dei mesi dell’anno attraverso sculture di uomini che compiono il lavoro stagionale. Sono belli come divinità greche, non sono affatticati né frustrati dal lavoro. Sono diventati figli di Dio nel Battesimo e per questo danno compimento alla profezia di Isaia: «Quanti sperano nel Signore riacquistano forza, mettono ali come aquile, corrono senza affannarsi, camminano senza stancarsi».
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