L’evoluzione a livello mondiale del conflitto Russia-Ucraina sembra ultimamente divenuta davvero incandescente. Ma a che punto siamo del conflitto? E quali scenari bellici è possibile prevedere? È ancora possibile un negoziato? Di tutto questo, abbiamo parlato in una intervista con un raffinato osservatore di dinamiche geopolitiche: Fulvio Scaglione, vice-direttore di Famiglia Cristiana, a lungo corrispondente da Mosca, da dove in passato ha seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, l’Afghanistan, l’Iraq e i temi del Medio Oriente, nonché autore di Bye Bye Baghdad (Fratelli Frilli Editori, 2003) e La Russia è tornata (Boroli Editore, 2005), I cristiani e il Medio Oriente (Edizioni San Paolo, 2008), Il patto con il diavolo (Rizzoli, 2016).
Dottor Scaglione, in queste ore la Nato sta ammassando le sue truppe – fino a 300.000 soldati – al confine con la Russia. Sono prove muscolari, per così dire, o siamo vicini al punto di non ritorno?
«Di solito si dice “Si vis pacem para bellum”, ma in realtà preparare la guerra aiuta a far scoppiare le guerre. Quindi, tutti questi dispiegamenti di truppe e questo muovere di eserciti ci deve preoccupare. Quanto, nello specifico, alle manovre della Nato, io credo che debba causare molta cautela perché in caso di uno scontro con la Russia ci sarebbero dei Paesi che ne farebbero immediatamente le spese, penso, ad esempio, ai Paesi baltici ma penso anche alla Polonia e alla Finlandia che è entrata nella Nato. Quindi io credo che, a meno che non siano tutti impazziti, la Nato, abbia coscienza di questo e che mantenga un livello di controllo delle proprie azioni sufficiente. Naturalmente tutto questo non ci garantisce da un’eventuale reazione della Russia. Possiamo contare sul fatto che la Russia è già impegnata in questa guerra costosa e pesante sotto ogni punto di vista, con l’Ucraina e che quindi l’ipotesi di uno scontro aperto con la Nato abbia un effetto dissuasivo molto forte su Mosca».
Perché Putin, pur avendo dovuto riconoscere che l’attentato al teatro Crocus City Hall è opera dell’Isis-K, continua a tirare in ballo Kiev, parlando di addestramenti ucraini di questi miliziani in Medio Oriente? L’ipotesi è concreta oppure è un modo per il Cremlino per negare la vulnerabilità dimostrata dall’attentato?
«Non credo che ci sia alcun fallimento di Mosca dietro l’attentato perché altrimenti, se così fosse, se fosse così facile prevedere questi gesti terroristici, non ci sarebbe stato l’attacco di Hamas del 7 ottobre, non ci sarebbero state le Torri Gemelle, non ci sarebbe stato l’attentato di Oklahoma City negli Stati Uniti con 169 morti, non ci sarebbero stati i diversi attentati in Italia. Quindi non vuol dire che sono i russi che non riescono a fermare i terroristi: dieci giorni prima dell’attentato di Mosca il controspionaggio russo ha intercettato una cellula di 6 guerriglieri dell’Isis ad Inguscezia e li ha eliminati in una battaglia campale durata ore. Quindi, parlare di fallimento della sicurezza russa mi sembra abbastanza ridicolo. Peraltro questa minaccia non è stata sottovalutata da alcuno: diversi aeroporti in America e in Europa erano in stato di allerta. Purtroppo, in questa guerra che è ormai degenerata, qualunque arma diventa buona. E quindi anche accusare l’Ucraina di questo attentato compiuto dagli islamisti può servire perversamente alla causa russa.
Credo anche che in questo momento i russi si pongano un problema strategico: si trovano nella stessa situazione in cui si sono trovati gli Ucraini questa estate, ovvero gli ucraini hanno tentato la controffensiva e hanno trovato i russi assestati su linee difensive molto organizzate e potenti e hanno preso una batosta. I russi sono passati a loro volta all’offensiva, ma adesso si trovano a fronteggiare un esercito ucraino che a sua volta si è trincerato, assestato ed è su posizioni difensive più favorevoli rispetto a chi attacca. Quindi i russi, dal punto di vista strategico, si chiedono cosa possono fare per dare una spallata all’Ucraina e stanno facendo due cose secondo me: la prima cercare di colpire Odessa che è il grande porto sul Mar Nero che a loro manca, la seconda è quella di intimidire la direzione politica ucraina se non addirittura di colpirla.
In questo momento dire che i terroristi islamisti sono stati in qualche modo appoggiati, organizzati da Kiev, significa “aprire la caccia” ai dirigenti politici ucraini. Non a caso, il capo del controspionaggio russo, Bortnikov ha detto ieri che il suo collega capo del controspionaggio ucraino Budanov, è un obiettivo legittimo per i russi. Non dimentichiamoci che un mese fa, Zelenski che era in visita a Odessa è stato sfiorato da un missile russo e non perché i russi hanno sbagliato mira, ma semplicemente perché gli hanno mandato un messaggio dicendo “Ti prendiamo quando vogliamo”».
A proposito di terrorismo, ritiene fondate le preoccupazioni delle cancellerie europee circa il rischio di attentati islamisti nel Vecchio Continente?
«Il rischio c’è, però la Russia è in una posizione particolare rispetto ai nostri Paesi, perché ha stroncato l’indipendentismo e l’islamismo in Cecenia e nel Caucaso, coi mezzi che sappiamo e in più ha fatto la stessa operazione in Siria, dove è intervenuta a sostegno di Bashar al-Assad, proprio contro le formazioni islamiste finanziate dalla Turchia, dalle petromonarchie del Golfo Persico. Quindi la Russia è più nel mirino degli islamisti di quanto possiamo essere noi europei, ma è chiaro che il rischio c’è».
Nonostante questa situazione internazionale tesissima, tra guerra in Ucraina e guerra a Gaza, ci sono ancora spiragli di pace? Papa Francesco e la Chiesa continuano incessantemente a richiedere una tregua…
«Io temo che la questione abbia preso una piega tale che ipotizzare una tregua o addirittura un negoziato sia in questo momento molto difficile, proprio perché questa guerra tra Russia e Ucraina avrebbe dovuto essere soffocata sul nascere. Subito ci si sarebbe dovuti buttare su qualunque tentativo utile per fermarla, perché era già evidente che, se questa guerra fosse andata avanti a lungo, sarebbero cresciuti esponenzialmente i problemi. È una vera valanga: man mano aumentano i rancori e le pretese dei contendenti. Invece, non solo non si è tentato di stoppare la guerra dall’inizio, ma si è persino ipotizzato di usarla: i russi pensando di usarla per respingere l’influenza occidentale più lontano, l’Europa e gli Stati Uniti, in prima linea, hanno voluto usare questa guerra per fiaccare la macchina bellica russa, in modo che non potesse mai più tentare cose di questo genere. Gli uni e gli altri, come si è visto, hanno sbagliato i calcoli. Ma andando avanti hanno fatto incancrenire la situazione ad un punto tale che oggi l’ipotesi più probabile e più credibile è che non ci sia una vera trattativa, un vero negoziato e quindi un vero ripensamento da parte delle diverse parti in lotta, ma, piuttosto, che le diverse parti in lotta siano così esaurite da questo sforzo bellico, da fermarsi per consunzione».
(Fonte foto: Screenshot, TG2000 – YouTube; Imagoeconomica)
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