Dal discorso dell’arcivescovo di San Francisco Salvatore Cordileone alla “March for Marriage” tenutasi a Washington il 19 giugno scorso (www.marriagemarch.org). Cordileone è anche presidente della sottocommissione episcopale per la difesa del matrimonio e della famiglia.
Prendiamo coraggio da quanto abbiamo visto accadere nel movimento pro life. Nei primi anni Settanta, ai tempi della infausta sentenza Roe vs. Wade della Corte, il sostegno pubblico all’aborto è rapidamente cresciuto. E’ come oggi con la ridefinizione del matrimonio: i dati hanno mostrato un gap generazionale, sicché molti predicevano l’imminente fine dell’opposizione all’aborto. Invece, talvolta, accade qualcosa di inaspettato. Un gruppo relativamente piccolo di fedeli mantenne la linea della santità della vita umana nell’utero materno ed oggi, due generazioni dopo, il movimento pro life è fiorente come mai prima. Oggi abbiamo la maggiore generazione pro life di giovani adulti dai tempi dell’infame sentenza Roe. La gente è riuscita a capire che è una vita umana quella che sta dentro l’utero della mamma e che l’aborto fa male alle donne; ha anche capito che è bene avere cara la vita umana e che attorniando la mamma di amore e aiuto può essere fatta la scelta più felice, la scelta per la vita.
La gente ha anche capito che un bambino viene da un papà e da una mamma, è che è un bene per il bambino essere collegato con suo padre e sua madre. Queste verità ci possono sembrare ovvie, ma non lo sono per tutti nella foga della controversia. La gente capirà che la verità del matrimonio è nella nostra natura ed è una chiave dello sviluppo individuale e sociale. Tutti dobbiamo guardarci intorno e vedere che la nostra società è spaccata e ferita in molte maniere; c’è un grande lavoro da fare per portarla a guarigione.
Sì, è molto complesso e ci sono tante cose da fare: dobbiamo sistemare la nostra economia; corrispondere un salario vitale per le famiglie della classe lavoratrice; correggere il nostro sistema dell’immigrazione; migliorare le nostre scuole, specialmente quelle con bambini con insuccessi scolastici e provenienti dalle famiglie più povere. Sì, dobbiamo fare tutto questo e anche di più. Ma nessuna di queste soluzioni avrà effetto duraturo se non ricostruiamo una cultura del matrimonio, una cultura che riconosca e sostenga il bene di famiglie integre, fondate sul matrimonio tra un uomo una donna impegnati ad amarsi fedelmente l’un l’altra e con i loro bambini. Niente giustizia, nessuna pace, nessuna fine della povertà senza una forte cultura del matrimonio e della famiglia. Questa nobile causa è un invito ad amare che non possiamo tralasciare, a cui non possiamo rinunciare e che alla fine sappiamo trionferà.
Rincuoriamoci: la verità espressa con amore ha un potere sul cuore umano. Siamo qui oggi per la Marcia per il Matrimonio, per prendere la fiaccola e passare ad una nuova generazione la verità sul matrimonio, non solo l’astratta verità, ma la realtà vissuta che fa la differenza nella vita dei bambini. Così, cari amici, non dobbiamo cedere: la verità non viene meno e noi non verremo meno. Prendiamo esempio dall’eredità che abbiamo ricevuto, poniamo la nostra fiducia in Dio e costruiamo una civiltà della verità e dell’amore.
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