lunedì 7 ottobre 2024
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Tra le assurde sfide social arriva la sex roulette, sesso con uno sconosciuto
NEWS 27 Settembre 2024    di Paola Belletti

Tra le assurde sfide social arriva la sex roulette, sesso con uno sconosciuto

C’è anche la variante ancora più “adrenalinica” che prevede che tra i partecipanti ci sia una persona sieropositiva. Si tratta dell’ennesima challenge nata sui social, si chiamano così da un po’ anche tra noi italici, ne esistono di quasi innocue ma parecchio insulse (“Aiuto! per 24 ore mangio solo cibi gialliiiii!!!!!”) e di estreme e pericolose, come la famigerata Blue Whale. Nel caso della sex roulette il rischio che si corre è quello di restare incinte, se si è donne, o contrarre malattie, opzione ungendered decisamente più inclusiva. Leggiamo da Vanity fair che ad una giovanissima è successo ciò che il rischio a cui si era esposta rendeva possibile: «per prendere parte a un’assurda challenge social, la sex roulette, una ragazzina di 14 anni è rimasta incinta: lo ha riferito l’Adnkronos, tramite l’avvocato della famiglia della vittima, il legale Marina Condoleo».
La sfida nata tra annoiati miliardari di Belgrado, e poi diffusasi dapprima in Spagna e Regno Unito e in seguito anche in Italia, nasce attraverso canali social in cui si forma un gruppo all’interno del quale i ragazzi si intercettano via chat e si accordano per avere una serie di rapporti sessuali senza preservativo (che ne è stato dell’indottrinamento di massa che passa da Jovanotti e arriva fino all’educazione sessuale a scuola?).

L’avvocato Condoleo, che riferisce la vicenda all’agenzia di stampa, ha raccontato di avere raccolto la confidenza della giovane perché raggiunta da un programma di formazione portato nelle scuole chiamato Legal love. «La ragazzina – spiega ancora il legale –  era turbata non solo per il fatto di essere incinta, ma per il fatto di aver perso la challenge, e di ‘essere tagliata fuori’. Il fatto di aver perso il branco la destabilizzava. Sottolineo che si tratta della figlia di una famiglia non per bene, di più». La notizia è arrivata fino a noi, molto probabilmente, perché questo bambino innocente non è stato abortito; la giovanissima mamma ha avuto il coraggio di tenerlo, aiutata, riferisce l’avvocato Condoleo, da sua madre che l’ha ascoltata e sostenuta, ed è attualmente al sesto mese di gravidanza. Forse qualcosa poteva essere colto prima? Probabilmente sì, ma chi è senza peccato di distrazione o ingenuità o anche solo stanchezza estrema tra noi genitori scagli il primo hashtag.

Oltre la storia personale della giovane che merita tutto l’aiuto e il sostegno possibili, emerge e anzi si conferma una tendenza: queste sfide e la pervasività in generale dei social media sembrano rispondere in modo perverso e sgangherato ad un bisogno che, invece, andrebbe colto ed educato. Quello della relazione, della fatica di stare con l’altro e con sé stessi, mostrando il proprio volto; fa pensare che in queste situazioni l’unica parte a non essere nuda sia quella più intima, il proprio viso, sintesi della nostra identità e capacità comunicativa. Esattamente come nella pornografia che, anche se non li censura, sfigura totalmente il volto delle persone perché sia chi mette in scena atti sessuali spesso violenti e brutali sia chi li guarda è ridotto alla propria risposta genitale e all’effetto stupefacente che questi contenuti provocano nella mente di chi ne fa uso. Un uso che è intrinsecamente abuso, non c’è possibilità di ordinare o ripulire la pornografia, checché ne dicano i vari sex- influencer o, peggio, imprenditori del settore.

L’emergenza educativa è ancora qui, dunque, più imponente che mai, più urgente dei bacini di laminazione per le continue alluvioni che minacciano paesi e famiglie, più devastante delle onde di piena perché lascia sul terreno una distruzione che ha effetti più costosi dei mancati raccolti e delle case tragicamente distrutte. Non è vero che non esistono ragazzi cattivi, esistono eccome, proprio come esistono adulti cattivi, ovvero tutti noi. Se non ripartiamo da questa misericordiosa consapevolezza, quella che Cristo stesso ha ribadito prendendoci però ad esempio per invitarci alla preghiera, non potremo educare proprio nessuno, men che meno noi stessi:  E qual è l’uomo fra voi, il quale, se il figlio gli chiede un pane, gli dia una pietra? Oppure, se gli chiede un pesce, gli dia un serpente? Se dunque voi che siete malvagi sapete dare buoni doni ai vostri figli, quanto più il vostro Padre che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele domandano! (Cfr.Mt 7, 7-14)

Non facciamo il torto di negare ai nostri figli, ai giovani e anche ai bambini la realtà del peccato e la nostra drammatica capacità di scegliere o di cedere per debolezza al male. Spieghiamolo anche a loro con lucidità e speranza perché Cristo è la risposta, Lui è la vittoria definitiva sul male. Ogni disagio può essere superato, ogni ferita curata e ogni vizio, addirittura, sconfitto. Conviene però che lo si stani e lo si chiami col nome che merita. Papa Francesco, campione di parresia, non ha usato giri di parole per scoperchiare le trame del maligno che agisce proprio nascondendosi, facendoci credere che non esiste e rendendo appetibili realtà che invece ci distruggono. Nell‘ultima udienza ha parlato dei gravi pericoli che sono presenti nei nuovi mezzi tecnologici e ha indicato la strategia per vincere il male. Andarsene, sottrarsi, impugnare la parola di Dio.

«Oggi svariati strumenti offrono opportunità al diavolo di tentarci, mette in guardia il Papa. La tecnologia moderna, ad esempio, oltre a tante risorse positive che vanno apprezzate, offre anche innumerevoli mezzi per “dare occasione al diavolo”, e molti vi cadono. Pensiamo alla pornografia in rete, dietro la quale c’è un mercato fiorentissimo: lo sappiamo tutti. È il diavolo che lavora, lì. È questo un fenomeno assai diffuso, da cui i cristiani devono però ben guardarsi e che devono rigettare con forza. Perché qualsiasi telefonino ha accesso a questa brutalità, a questo linguaggio del demonio: la pornografia in rete». Per proteggere i nostri giovani, dunque, serve ancora una rete più robusta: quella fatta di legami autentici, di amicizie impegnate col senso dell’esistenza, fatta anche di preghiera silenziosa e a noi ignota: chissà da cosa ci hanno già protetto le ore di adorazione e contemplazione, le offerte segrete compiute dai consacrati o da semplici cristiani che pregano per chi ha più bisogno. (Fonte foto:

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