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12.12.2024

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Un francese su tre dichiara di aver visto porno sulla rete prima dei 12 anni
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26 Ottobre 2023

Un francese su tre dichiara di aver visto porno sulla rete prima dei 12 anni

L’accesso alla pornografia fin dalla preadolescenza è una piaga, in Francia. Lo dimostra un rapporto pubblicato da La Fondation des Apprentis d’Auteuil, un’organizzazione francese che sostiene ogni anno quasi 40.000 giovani e 8.000 famiglie fragili, grazie ai suoi programmi di accoglienza, istruzione, formazione e integrazione anche a livello internazionale.

Nel Rapporto si legge che, in Francia, l’esposizione a contenuti porno online avviene, per la prima volta, tra i 10 e i 14 anni in media.

Numeri che si attestano tali dal 2017, frutto dell’indagine IFOP commissionata dall’Osservatorio Genitorialità ed Educazione Digitale Adolescenti e porno: verso una Generazione Youporn?

Negli ultimi anni, gli adolescenti avrebbero visto sempre più materiale pornografico online, anche se la legge lo vieta ai minori di 18 anni. Tanto che sarebbe divenuta, ormai la loro principale fonte di educazione sessuale.

Il 63% dei ragazzi e il 37% delle ragazze tra i 15 ei 17 anni hanno già navigato almeno una volta su un sito pornografico, e la maggior parte della fruizione avviene tramite siti gratuiti. L’accesso alle immagini a luci rosse, insomma, non è mai stato così facile come oggi.

Ma la cosa più grave è che proprio l’immediato accesso a internet esporrebbe i giovani ad immagini spesso scoperte casualmente attraverso un semplice click sul cellulare.

Oltre allo shock suscitato dalla scoperta, le immagini trasmettono tra gli adolescenti una concezione totalmente disumanizzata della sessualità, insieme ad un’immagine alterata della donna. I maschi pensano di avere il diritto di possedere il corpo femminile e, invece, le ragazze che hanno interiorizzato i comportamenti degradanti trasmessi dalla pornografia arrivano a tollerarli su loro stesse.

Un fenomeno preoccupante, come rileva il Collegio nazionale dei ginecologi e degli ostetrici francesi (CNGOF) gruppo di specialisti che ha pubblicato nel giugno 2018 un rapporto allarmante che collega l’accesso troppo facile ai contenuti pornografici con l’aumento dei danni alla salute delle ragazze.

Nel documento si parla addirittura di consulti di giovanissimi per lesioni vaginali (dovute all’inserimento di oggetti), gravidanze precoci o imeni da ricostruire. Senza contare gli stupri in aumento tra i minorenni, gli aborti e le infezioni sessualmente trasmissibili.

Secondo Thierry Delcourt, psichiatra infantile di Reims «I minorenni non hanno le armi per decifrare ciò che vedono e poiché non hanno esperienza, pensano che la pornografia dia un’immagine realistica della sessualità. Il pericolo è che immaginino che si riduca a questi atti brutali».

Un’altra grande verità emersa dai sondaggi è che i giovani non ricevono informazioni affidabili perché non ci sono adulti capaci di dialogare con loro in modo responsabile su questi temi, motivo per cui si rivolgono alla rete. Proprio quest’ ultima sarebbe la causa, come riporta il Rapporto de La Fondation des Apprentis d’Auteuil, dell’alto numero (37%) di ragazzi che hanno subito violenze sessiste o sessuali da parte di altri giovani.

L’indagine conferma la gravità del problema. Quasi un giovane su tre afferma di aver visto materiale pornografico prima dei 12 anni. In totale, il 42% dei ragazzi e il 29% delle ragazze affermano di consumare materiale pornografico per conoscere la sessualità. Di conseguenza, il 27% dei giovani ritiene che i desideri sessuali dei ragazzi siano incontrollabili e il 25% è convinto che le ragazze possano godere addirittura di rapporti sessuali forzati.

Inoltre, secondo il sondaggio, i giovani si sentono obbligati a soddisfare i desideri sessuali del proprio partner. Ad esempio, circa il 44% ha accettato un rapporto sessuale per compiacere l’ altro.

Anche alla luce di questo Éliane Nguyen, coordinatrice presso La Fondation Apprentis d’Auteuil, sottolinea che i giovani non hanno un’idea corretta del consenso sessuale: «Non sempre si sentono autorizzati a dire quello che vogliono».

Fonte foto: Pexels

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