È del 1987, è realizzata dal fotografo statunitense Andres Serrano, famosa ovviamente è famosa, la chiamano arte ma è una pura e semplice bestemmia, dunque è certamente scandalosa tanto quanto inutile. Si chiama (scusateci…) Piss Christ ed è una istantanea (scusateci ancora…) di un Crocifisso immerso in un bicchiere di urina.
Ogni qual volta qualcuno si ricorda di tirarla fuori dall’armadio spazzando la polvere che nel frattempo vi si è accumulata sopra per mettere l’“opera” in mostra da qualche parte scoppia ovviamente la polemica. Ma la provocazione oramai è vecchia, nota e dunque spuntata. Celebra solo chi l’ha prodotta e chi la sponsorizza nel mondo sull’altare dell’autoreferenzialità e della cattiveria fine a se stessa. Cosa grave, certo; ma oramai per tutti ‒ proprio come accade adesso ‒ degna solo di qualche riga di contorno in qualche pagina cadetta di un qualche quotidiano, o addirittura solo di un sito Internet.
Quindi perché occuparsene, con il rischio ‒ per di più – di far della pubblicità gratuita a chi proprio non lo merita e al male più palese? Perché la nuova esposizione di quella bestemmia al Fesh Museum di Ajaccio, in Corsica, provoca una volta tanto una domanda intelligente.
E cioè: è possibile impedire che “opere” così vengano esposte al pubblico? Può l’autorità civile esercitare, in casi-limite come questi, la censura? E può farlo l’autorità civile che non è espressione diretta del mondo ,cattolico in nome della decenza, di un senso del pudore comune che certamente esiste al di là di certe sue formulazioni manieristiche, in nome della parità di trattamento dei cittadini davanti alla legge positiva di uno Stato? E questo non in nome di un vago egualitarismo illuministico, ma in precisa considerazione del valore assoluto che certe immagini hanno per certe culture e per certe fedi, con l’“aggravante” positiva qui del fatto che, nel caso di Ajaccio, non si viene a toccare una delle molte “fedi” in cui possono credere i cittadini corsi, ma della fede cattolica (e cristiana in generale) che storicamente è (come quasi ovunque avviene in Europa) la radice culturale più intima di quel Paese?
Noi crediamo fermamente di sì.
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