Il viaggio di papa Francesco in Corea del Sud ha avuto, tra i tanti meriti, quello di portare lo sguardo di tutti sull’Asia, frontiera dell’evangelizzazione del III millennio come diceva Giovanni Paolo II.
Molto si è quindi parlato del caso coreano, della crescita massiccia e inattesa di questa Chiesa nell’ultimo mezzo secolo. C’è chi però ricorda come il caso più sorprendente, anzi stupefacente resti probabilmente quello del Vietnam, Paese martoriato dalla guerra tra nord e sud prima e schiacciato sotto il tallone del regime comunista poi. Basti un dato: se nel 2005 i seminaristi erano circa 1500, oggi sono circa 3000. Raddoppiati in dieci anni. Tanto che sono stati introdotti dei test attitudinali per l’entrata nei seminari, per la mancanza di posti sufficienti.
E sta crescendo l’attività missionaria, come in Corea. Religiosi vietnamiti stanno silenziosamente arrivando in Francia e Germania, rivitalizzando comunità in via di estinzione, ma stanno anche aprendo nuove case in Paesi tradizionalmente refrattari al cristianesimo, come la Thailandia, dove nel gennaio di quest’anno è stato aperto il primo convento benedettino.
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