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«Vivere senza croce è la croce più dura»
NEWS 7 Febbraio 2024    di Redazione

«Vivere senza croce è la croce più dura»

Sebastiano Valfrè (1629-1710) è considerato il patrono di Torino, dove il suo corpo, miracolosamente conservatosi intatto, è venerato in una cappella della chiesa oratoriana. Nato a Verduno, nell’allora Ducato di Savoia, da una famiglia rispettata ma impoverita, si sentì presto chiamato al sacerdozio e finanziò gli studi copiando libri. Fin dall’inizio si interessò all’oratorio, la comunità sacerdotale fondata da san Filippo Neri, che dal 1649 era rappresentata anche a Torino, capitale del Piemonte, dove entrò nel 1651 e fu ordinato sacerdote un anno dopo.

Per quasi vent’anni, Sebastiano fu ripetutamente eletto Praepositus, ovvero capo della sua comunità, e si assicurò con fermezza e allo stesso tempo dolcezza, che le poche regole lasciate da san Filippo alla sua comunità fossero rispettate. Allo stesso tempo divenne rapidamente il cappellano di tutta la città, occupandosi soprattutto dei poveri e dei malati. Il suo apostolato specifico era la cura pastorale dei confessori, per la quale inizialmente si sentiva indegno e inadatto.

Grazie all’incoraggiamento di un gesuita, «mosse i primi passi e presto fu un confessore ricercato e molto amato. Spesso passava la giornata in confessionale dall’alba al tramonto». Tra i suoi confessori c’era il duca Vittorio Amedeo II di Savoia seguito poi anche dalla sua famiglia. Valfrè raccomandava in particolare la pratica della preghiera di intercessione, sull’esempio di san Filippo Neri. Padre Valfrè venerava anche la Sindone, conservata nel Duomo di Torino, e quando fu scoperto uno strappo nel tessuto nel 1694 gli fu permesso di aiutare a ripararlo con ago e filo. Nella sua stanza teneva cibo e vestiti, in modo da averne sempre a disposizione per i bisognosi.

Il suo servizio pastorale alla corte dei Savoia gli fece riconoscere anche la necessità di una diplomazia che fosse improntata ai valori cristiani. Quando i rapporti politici tra la corte sabauda e la Chiesa inasprirono, il contributo di padre Valfrè divenne rilevante: tramite il suo confratello dell’Oratorio romano, il cardinale Leandro Colloredo (1639-1709), suggerì a papa Clemente XI di fondare un centro di formazione diplomatica per sacerdoti provenienti da famiglie nobili cattoliche, da cui sarebbe nata nel 1701 la Pontificia Accademia di Diplomazia a Roma. Poiché si prese cura dei soldati feriti durante l’assedio di Torino da parte dei francesi nel 1706, Valfrè è considerato anche il patrono dei cappellani militari.

Come san Filippo Neri aveva ricevuto il dono della previsione degli eventi futuri. Così fu consapevole del momento della propria morte e potè dire addio ai suoi confratelli prima di salire al Cielo il 30 gennaio 1710. Alla morte, il duca Vittorio Amedeo II gli rese omaggio con le parole: «Ho perso un grande amico, la Congregazione dell’Oratorio un grande sostenitore e i poveri un grande protettore e padre».

«Abbiate il desiderio di soffrire un po’ per Cristo, che soffre tanto per voi!», con un parlarle semplice, chiaro, coerente e comprensivo, i suoi scritti oggi sono di grande ispirazione per ciascun cristiano. «Ci avviciniamo ogni giorno di più alla morte. Dobbiamo staccarci dalle cose di questo mondo: quanto è vero e quanto poco viene seguito, anche dai cristiani. Eppure ciò che è richiesto non è troppo difficile: Spesso abbiamo pensieri complicati sulla perfezione. Alla fine, tutto ciò che conta è sottomettersi alla volontà di Dio e condurre una vita santa nell’ambito della vocazione che Dio ci ha dato».

«Fate e sopportate per il bene della vostra anima la metà di quanto fate e sopportate per il bene del vostro corpo, e vi garantisco che sarete salvati e persino santi», oppure «si vede ogni giorno quanto le persone siano volubili. Le persone buone diventano cattive e viceversa; nessuno sa con certezza come andrà a finire», ma la certezza è che «la salvezza si conquista seguendo la via stretta ma diritta dei comandamenti divini».

Padre Sebastiano raccomandava la Messa quotidiana, se possibile, ma in ogni caso la comunione spirituale, preghiera e la confessione: «Quando ti confessi, esponi la tua coscienza senza riserve; allo stesso tempo, sii breve e non ripetere troppe parole». Sapeva dare anche consigli per la vita quotidiana del cristiano: «Assicurati di leggere almeno una pagina di un libro pio ogni giorno e di rifletterci in pace», «non cercare di essere perfetto facendo cose straordinarie. Piuttosto, adempi ai tuoi compiti quotidiani in modo allegro e coscienzioso». La regola di vita è: «Non oltrepassare i limiti che il tuo posto nel mondo ti impone». Forte della consapevolezza che la croce per il cristiano è la forma più alta con cui Dio può amare l’uomo, oggi ci viene a ricordare che «vivere senza croce è la croce più dura».

 

(Fonte foto: Vita del Beato Sebastiano Valfré della congregazione dell’oratorio di Torino, Salviucci, 1834, Wikipedia)


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