Con la Domenica delle Palme siamo entrati nella settimana santa (settimana autentica secondo gli ambrosiani), con i riti del Triduo, così suggestivi e così densi di significato per la vita del credente, poi verrà la Pasqua con la sua ottava, durante la quale la liturgia ci farà gustare le belle pagine degli Atti degli Apostoli che ci descrivono i primi passi della Chiesa nascente. Stavi in riposte mura fino a quel sacro di’, quando su te lo Spirito rinnovator discese: così Manzoni descrive il passaggio degli apostoli dalla paura al coraggio, dalle mura del cenacolo all’approdo a Roma, dal timore all’indomito martirio.
Ritengo che sia proprio questo passaggio (del resto Pasqua significa passaggio) il significato più autentico della Pasqua, un messaggio adatto a tutti, credenti e non credenti. Una sottolineatura: i riti del venerdì santo prevedono la lettura del racconto della Passione fatto da Giovanni, l’unico discepolo presente ai fatti. Pilato, processando Gesù, gli chiede: «Cosa è la verità?» I commentatori medievali, così avvezzi allo studio e al commento allegorico dei testi, notarono che nelle parole del testo latino della domanda «Quid est veritas?» è contenuta la risposta, ovvero la frase «Est qui adest», E’ colui che ti sta davanti. La verità, quindi, per chi crede è Cristo. Dalla fede in Cristo discende poi un pensiero che si traduce in azione concreta, un’azione per il cambiamento. La fede senza le opere è morta in se stessa, ci ricorda san Giacomo nella sua Lettera. Vale la pena ricordarlo: se Gesù non fosse risorto, Pilato avrebbe avuto ragione con la sua domanda. Se, infatti, prima di tutto come uomini e poi come credenti, non riteniamo vero che il cambiamento può avvenire, un cambiamento verso il bene, il meglio e il buono, tutto sarebbe inutile e inutili sarebbero gli sforzi quotidiani di tutti, soprattutto di tutti noi che siamo impegnati nel campo educativo. Dobbiamo ricordarci che il passaggio verso il bene, il meglio e il buono è possibile per tutti: per quello studente che ci fa inquietare, per quella famiglia che non collabora, per quel collega che non comprende dove si trova, per il collaboratore che ha solo pretese. In tutte queste situazioni, so che è difficile perché talvolta la fragilità umana prende il sopravvento, dobbiamo ricordarci che il cambiamento, il passaggio è possibile, per tutti, sempre nella libertà con la quale ciascuno di noi nasce.
La convinzione della possibilità per tutti di questo passaggio deve essere tanto più viva in noi in questo Anno Santo dedicato alla speranza. In questi giorni leggevo le omelie e i discorsi tenuti da San Paolo VI durante il giubileo del 1975 (un anno a me particolarmente caro…). Nell’Udienza generale dell’8 gennaio il papa rivolgeva queste parole ai pellegrini:
«Occorre una mentalità nuova, una autentica mentalità cristiana. Questa è la prima riforma, la più personale, la più importante, ed anche la più difficile. (…) «Io la penso così», dice ciascuno, e trova in questa auto-opinione a giustificazione di ogni comportamento della sua personalità. Possiamo noi essere sicuri che questa mentalità soggettiva e personale è conforme a quella che deve avere un cristiano? Abbiamo noi, da noi tessi, l’intuizione del vero e del giusto, così da rivendicare, di fronte ad ogni richiamo del magistero cattolico, una legittima autonomia? E gelosi come siamo della nostra indipendenza, della nostra libertà, possiamo davvero sostenere che la nostra mentalità è libera? O invece non dobbiamo ammettere che a formare questa mentalità entrano, in folla, altri fattori che non il nostro proprio cosciente giudizio? (…)Certamente noi non potremo sottrarci da tali influssi, ma dovremo pur mantenere un giudizio critico sopra di essi, e dovremo con vigorosa libertà interiore domandare a noi stessi: è cristiano tutto questo? è e rimane cristiana la mia mentalità?»
Questo è il secondo passaggio: la libertà di azione e di giudizio. Questa libertà è il cuore dell’educazione marcellina e di questa educazione della e alla libertà ha tanto bisogno il nostro mondo di oggi, dove tante false libertà si affastellano nelle menti dei giovani.
Carissimi lettori, il mio augurio di Pasqua è che voi e i vostri cari possiate compiere un passaggio verso il bene, il meglio e il buono e che possiate essere educatori della e nella libertà.