La Sala Stampa della Santa Sede ha diffuso recentemente la spiegazione ufficiale del blasone del Pontefice nel quale spicca, in particolare, un cuore ardente trafitto da una freccia e sostenuto da un libro, emblema dell’Ordine Agostiniano, insieme al motto “In illo uno, unum” del padre della Confessioni. Ne abbiamo parlato con Padre Gianfranco Casagrande, Priore degli Agostiniani di Pavia.
Nello stemma papale è raffigurato l’emblema degli agostiniani. Cosa significa? Può spiegarlo brevemente?
Lo stemma agostiniano è la sintesi di tutta la dottrina e la spiritualità di sant’Agostino che è improntata sulla “caritas”, “Deus caritas est” . E’ un cuore infiammato dell’amore di Dio: sin dal suo saluto iniziale papa Leone lo ha sottolineato: «E’ da Dio che noi riceviamo tutto» . E anche la regola di sant’Agostino, proprio all’inizio, nelle prime parole, dice «Innanzitutto si ami Dio, quindi il prossimo». Cioè il prossimo va amato con l’ amore che Dio ci dona per Grazia, gratuitamente. Questo cuore infiammato d’amore, di carità, è trafitto da un dardo, che è la freccia della Parola di Dio, che colpì Agostino a trentadue anni, nel momento della sua conversione, quando, al colmo della sua angoscia, pur avendo la pienezza di tutte quelle soddisfazioni umane e materiali di cui un uomo e una donna possono godere, tuttavia era angosciato, perché non aveva ancora chiara, davanti a sé la luce della verità e anche la sua vita non era illuminata dalla verità di Dio, ma dalle verità che lui si era costruito con la sua scienza, la sua dottrina e la sua esperienza di vita. Finché, nella sua conversione, determinante sarà l’intervento fortuito, lui ce lo racconta nelle Confessioni benissimo, in cui ascolta la voce di un ragazzino che canta una filastrocca «Tolle lege, tolle lege» [«Prendi e leggi» N.d.R.]. E in preda alla sua angoscia umana, apre a caso la Lettera di San Paolo in cui si dice che «Non nella lussuria sta la vostra felicità, ma nel rivestirvi del Signore vostro Gesù Cristo». Questa Parola come una freccia gli ferisce il cuore e lui improvvisamente scoppia a piangere, come se quella Parola l’avesse veramente colpito direttamente e, infatti, la freccia della Parola di Dio gli demolisce tutto il senso di angoscia e sofferenza, di infelicità che stava provando in quel momento. Dunque il cuore trafitto è il simbolo dell’amore di Dio che quando entra nel cuore di una persona lo infiamma di un amore diverso da ogni altro, capace non più di creare divisione, ma che porta l’unità della persona, che restituisce alla persona la sua “integrità creaturale”, cioè di creatura amatissima di Dio che è chiamata ad essere capace di amare gli altri indistintamente.
Invece, il motto presente sullo stemma «In illo uno unum»?
E’ preso dal commento su san Giovanni di sant’Agostino. «In illo uno» cioè «in Cristo», «unum» possiamo diventare «uno». Possiamo diventare una persona unita, reintegrata con se stessa, unicamente uniti a Cristo.
Qual è la principale attualità della spiritualità agostiniana oggi?
La spiritualità agostiniana ha sempre informato la spiritualità di tantissimi ordini religiosi, di tante congregazioni che hanno preso la regola di sant’Agostino, perché è una regola breve improntata sulla tensione a formare un’unità del corpo, pur conservando la diversità delle persone, dei caratteri, delle personalità, delle esperienze, cimentandole insieme dal fuoco dell’amore di Cristo vivo. Solo tramite questo fuoco si riesce a riunificare anche il proprio ambiente: la propria famiglia, l’attività lavorativa ecc. superando tutte le antinomie e le divisioni che il cuore porta con sé.
Le "Confessioni" sono un libro che può dire qualcosa a chi oggi, come ha detto papa Leone nella prima omelia, vede come idoli "la tecnologia, il denaro, il successo, il potere, il piacere"?
Il libro delle Confessioni ha poco a che fare col sacramento della confessione. E’ la “confessio”, la testimonianza di aver conquistato la verità di Dio troppo tardi, tant’è vero che al capitolo X delle Confessioni lui ha quell’espressione stupenda «Tardi ti ho amato bellezza tanto antica e tanto nuova». Sant’Agostino racconta che lui cercava Dio nelle creature ma Lui gli urlava di trovarlo dentro sé stesso. E’ l’esperienza dei giovani di oggi che cercano la felicità al di fuori di loro stessi mentre l’amore di Dio sta dentro il loro cuore e anche quando peccano, c’è la voce di Dio che li invita a rientrare in loro stessi. Peraltro Agostino è un teologo molto moderno perché ha sempre ricercato, fino al momento della morte, sempre la pienezza di Dio, come il mondo moderno cerca il senso della propria vita, ma se fa prevalere sempre l’aspetto umano seguirà l’imprinting egoistico della natura umana preoccupata solo di se stessa. (Imagoeconomica)
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